30 APRILE 1999: BOMBA A SOHO. UNA TESTIMONIANZA. - bomb - Gay.it Archivio

30 APRILE 1999: BOMBA A SOHO. UNA TESTIMONIANZA.

Due anni fa esplodeva un ordigno in un bar gay di Soho, provocando tre morti e decine di feriti. Il ricordo di quella giornata nelle parole del fratello di una vittima. Di Colin Moore

Il 30 aprile 1999, il giorno peggiore e più lungo della mia vita!

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Sono passati due anni e io non riesco ancora a rendermi pienamente consapevole della perdita di mio fratello Nik (a sinistra nella foto) e dei due amici John Light (accanto a Nik) e Andrea Dykes.

Arrvai dal lavoro alle 18.30 quel giorno. Immediatamente ci fu una notizia flash che annunciava una "attacco dinamitardo a Soho". Il mio cuore sentì subito tristezza per tutti i feriti. Nel flash successivo, si annunciava una "Bomba in un gay bar" e fu nominato l’Admiral Duncan. Sapevo che quello era uno dei locali preferiti di Nik, e a quel punto cominciavo a sentirmi davvero preoccupato. Provai a chiamare Nik sul suo cellulare, a casa sua, dove parlai con Zoe, la compagna di appartamento di Nik. Lei mi informò che di solito Nik viene direttamente a casa dal lavoro di venerdì, e poi torna a Soho verso le otto di sera.

A quel punto, sentii un certo sollievo. Mi ritrovai incollato al televisore, guardando tutti i notiziari, studiando tutti i servizi video, sperando di vedere Nik sullo sfondo.

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Telefonai a tutti i membri della mia famiglia e agli amici per vedere se la loro preoccupazione era simile alla mia. Tutti dicevano che Londra è una grande città e le probabilità che Nik e gli altri fossero in quel posto a quell’ora erano una su un milione. Ricevetti una telefonata da un amico che mi ricordava dove Nik e gli altri dovevano andare quella sera, a vedere "Mamma mia", che credevo dovesse cominciare alle sette. Questo tenne il mio cervello impegnato a lungo, pensando e ripensando "forse sono già in teatro" e questo avrebbe anche spiegato perché non potevo trovare Nik e gli altri ai loro cellulari. Una debole barlume di speranza apparve.

Nik, John Light, Gary Partridge, Andrea e Julian Dykes alle sei e mezzo stavano invece entrando allegramente nell’ Admiral Duncan, tutti felici e in attesa della loro serata; Nik si girò verso gli altri e chiese "ragazzi, che state bevendo?", le ultime parole che avrebbe pronunciato! Fui la prima persona a venir contattata dalla polizia, alle sei e mezzo di sabato mattina, per dirmi ciò che temevo.

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Nik non era solo mio fratello, era il mio miglior amico, eravamo così vicini, e in un unico orribile istante, David Copeland ha distrutto le vite di tante persone.

Mi mancano le telefonate di Nik, vorrei chiaccherare con lui ogni giorno, passare tanto tempo allegramente insieme, era una parte così grande della mia vita! Passo molto tempo con Gary Partridge e Julian Dykes, sembra che ci diamo forza a vicenda, ma so che nessuno ci restituirà i nostri amati, e questo fa male, molto. Infine vorrei ringraziare tutti coloro che ci hanno mostrato tanto amore e sostegno, che ci hanno confortato in quello che posso solo definire come un inferno vivente.

Tutti devono imparare ad amare e vivere con chiunque, questa specie di violenza estrema non deve più, mai più verificarsi.

Grazie per aver impegato del tempo per leggere queste parole. Cerco di non permettere che David Copeland distrugga più la mia vita, ma la rabbia che sento verso di lui non mi abbandonerà mai.

Colin Moore

di Gay.com UK