A PADOVA SIAMO FAMIGLIA

Attuata una legge sull’anagrafe del 1954 su attestazione di famiglia basata su vincoli affettivi. Bertolini (Forza Italia): “Vincolo affettivo è anche quello che lega gli esseri umani agli animali.”

PADOVA – È da anni ormai che nelle amministrazioni regionali e comunali ci si è resi conto che la realtà sociale va continuamente modificandosi e che le convivenze tra persone non sposate sono ormai una cosa del tutto normale, accettata e diffusissima. Che piaccia o meno a tutti coloro che utilizzano l’art. 29 della Costituzione col fine di spazzar via ogni forma di unione tra persone non “consacrata” col matrimonio, le famiglie di fatto (con o senza figli, etero o omosessuali) esistono, sono reali e concrete, composte da cittadini comuni che come tutti pagano le loro brave tasse e dunque gradirebbero essere considerati, al pari di tutti gli altri, altrettanto degni di considerazione. Ecco quindi che, in vario modo, molte assemblee regionali e consigli comunali hanno fatto quanto era ed è di loro competenza per riconoscere in qualche modo l’esistenza stessa di queste unioni, vere e reali per coloro che le vivono ma “rimosse” in modo forzoso dal profilo giuridico. A Roma la politica nazionale si è mossa in questi anni con un tale ritardo e una tale lentezza che l’Italia ormai è tra le ultimissime nazioni del gruppo storico dell’Unione Europea (pre-allargamento ad est) che ancora non ha nessuna legge su questo tema.
Ieri il consiglio comunale di Padova ha lanciato un ennesimo segnale al potere centrale, approvando con il voto della maggioranza di centro-sinistra (27 voti a favore, 7 contrari più un astensione) una mozione a favore del “riconoscimento di diritti alle persone che vivono in convivenze non matrimoniali”. Su richiesta dei cittadini interessati residenti, l’ufficio anagrafico del Comune potrà rilasciare l’attestazione di famiglia anagrafica basata su vincoli affettivi. La decisione, peraltro, non fa che sfruttare una legge sull’anagrafe del 1954 il cui regolamento attuativo è stato varato nel 1989 da un governo guidato da Giulio Andreotti. Per Alessandro Zan, consigliere comunale dei Ds e presidente dell’Arcigay veneta, «si tratta di un importante riconoscimento che diversamente da ciò che prevedeva la precedente proposta del “Registro delle coppie di fatto” (elenco istituito al di fuori della materia anagrafica) attribuisce alle coppie conviventi, sia eterosessuali che omosessuali, un vero riconoscimento anagrafico.» Per Zan, che si è speso con tutte le forze per il raggiungimento di questo accordo, «è un riconoscimento per tutte quelle coppie legate da un rapporto affettivo, indipendentemente dall’orientamento sessuale dei facenti parte della coppia.»
Le reazioniValanga di reazioni e commenti dal mondo politico e dell’associazionismo GLBT. Il ministro alla Solidarietà sociale Paolo Ferrero ha detto che «Quella di Padova mi sembra una buona idea, anzi, è importante che iniziative simili si moltiplichino. Lo stimolo, per il governo, a iscrivere il prima possibile nella sua agenda il tema deve arrivare dal territorio». Anche i deputati dell’Ulivo Franca Bimbi, Alessandro Naccarato, Andrea Colasio, Adriano Musi, Fabrizio Morri, Donata Lenzi, e Laura Fincato hanno commentato più che positivamente l’iniziativa del Comune di Padova: «La mozione approvata dal Consiglio comunale di Padova è un esempio positivo di come si possano definire, a legislazione vigente e nel rispetto dell’art. 29 della Costituzione, politiche attive a sostegno dei legami affettivi tra persone che intendono dare stabilità ed evidenza pubblica a modalità di vita familiari diverse, ma non differenziate o discriminate, rispetto alla famiglia fondata sul matrimonio». Contrarissima invece la deputata di Forza Italia Isabella Bertolini: «Sono decisamente contraria al riconoscimento anagrafico delle coppie di fatto, sia etero che omosessuale. Sono decisioni che deve assumere il legislatore a livello nazionale, decisioni che non possono essere demandate ad atti di sindacato ispettivo a livello comunale. La mozione – aggiunge Bertolini – parla di riconoscimento di famiglia fondata sui vincoli affettivi. Vincolo affettivo è anche quello che lega gli esseri umani agli animali, un fratello ad una sorella, un nonno ad un nipote. Il nostro riferimento non può essere e non è una decisione di un consiglio comunale ma rimane la Costituzione e l’istituto della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna».
Il riferimento, certamente non casuale, ad altre forme di relazione…
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Il riferimento, certamente non casuale, ad altre forme di relazione (comprese quelle coi propri animali domestici…) non è affatto piaciuto a Andrea Maccarrone del direttivo del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, a nome del quale «esprime soddisfazione e solidarietà al Consiglio Comunale di Padova che ha approvato la mozione e al Consigliere Alessandro Zan che l’ha proposta, esprime sconcerto per il solito polverone di insulti sollevato dai partiti del Centro Destra e si augura che il Governo voglia prendere al più presto una posizione chiara e netta in difesa della scelta del Comune, del rispetto della legislazione vigente e, soprattutto di riconoscimento delle coppie di fatto, in linea da quanto previsto dal suo programma». L’iscrizione, continuano dal Mieli, «avrà scarsi effetti pratici, ma un forte valore simbolico, tanto che la stessa mozione invita governo e parlamento a provvedere al riconoscimento anche delle coppie di fatto».
Molto più ragionata e soprattutto meno offensiva è la posizione di un altro esponente azzurro, il senatore Dario Rivolta, secondo il quale «la decisione presa dal Consiglio Comunale di Padova dimostra una volta di più la necessità per il Parlamento, di decidere nel più breve tempo possibile in merito ad una legge che regolamenti la questione, altrimenti il risultato sarà quello di aumentare l’incertezza giuridica e sociale sul tema della famiglia». Per Rivolta «Solo una legge che regolamenta puntualmente il fenomeno delle convivenze di fatto, può, esplicitamente o implicitamente, confermare le differenze sostanziali e inalienabili tra famiglia, matrimoni e semplici convivenze».
Sulla necessità che anche il Parlamento si decida finalmente a fare qualcosa in questa direzione concordano anche Andrea Benedino e Anna Paola Concia, i portavoce nazionali di Gayleft, la consulta LGBT dei Ds: per la prima volta l’approvazione di un ordine del giorno simile «vede l’accordo e il voto favorevole dell’intero centrosinistra, Margherita compresa. Non possiamo continuare a giocare ulteriormente con la vita e la dignità delle persone. Facciamo quindi appello ai leader politici del centrosinistra affinché su questo tema si mettano da parte i veti ideologici e si lavori per arrivare presto a una soluzione condivisa, che riconosca che in Italia non c’è un unico modello di famiglia».
Il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice, commenta che «il Comune di Padova, come già quello di Bologna dal ’99, non ha fatto altro che riconoscere l’esistenza di famiglie anche solo fondate sull’amore, così come previsto dalla normativa anagrafica dello Stato, e denunciare l’urgenza di una legge nazionale che ne riconosca i diritti. La destra italiana, che oggi in piazza come ieri al governo insulta vergognosamente le persone omosessuali e transessuali chiamandole “froci” e “troie”, è ormai l’unica, tra i grandi paesi europei, ad opporsi al riconoscimento delle unioni di fatto. La destra francese, quella britannica, quella tedesca e quella spagnola – continua Lo Giudice – non hanno nulla da eccepire sul diritto, riconosciuto nei rispettivi paesi, all’assistenza sanitaria, alla pensione di reversibilità, o all’eredità, per due partner anche omosessuali».
La notizia proveniente da Padova ha anche innescato un acceso dibattito anche alla Camera, dove la leghista Paola Goisis e la deputata di Fi Giustina Destro, ex sindaco della città veneta, chiedono al governo di riferire sulla vicenda contestando il riconoscimento di fatto delle unioni civili. Dalla maggioranza Franco Grillini, Vladimir Luxuria e Luana Zanella fanno notare che si tratta solo di attuare la Costituzione. Il vicepresidente della Camera Carlo Leoni ha annunciato che riferirà al presidente Bertinotti la richiesta di informativa.
Per Riccardo Pedrizzi, responsabile nazionale di An per le politiche sulla famiglia, «la mozione di Padova è incostituzionale, poiché equipara, dal punto di vista giuridico, la famiglia fondata sul matrimonio ad una fantomatica famiglia basata su vincoli affettivi». Gli fa spalla la ex collega di partito Alessandra Mussolini, ora in Alternativa Sociale, per la quale «l’Amministrazione comunale di Padova ha adottato un provvedimento meramente ideologico e privo di sostanza. Richiamarsi alla legge n. 1228 del 24 dicembre 1954 in tema ordinamento delle anagrafi della popolazione residente è propaganda pura. Non creiamo famiglie artificiali; a tutt’oggi vale il primato dell’istituto della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Queste iniziative costituiscono un’offesa proprio per chi ha deciso di convivere fuori dal matrimonio» (per la verità ci sarà massima libertà di usufruire o meno di questa possibilità offerta da questa norma, chi non vorrà vedere riconosciuto il proprio legame affettivo potrà tranquillamente continuare a non fare niente, ndr).
Per la sottosegretario alla Famiglia Chiara Acciarini dei Ds «è nostro dovere a questo punto fare una legge nazionale che sancisca il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto. I riconoscimenti in area locale esistono già in molte città. Ricordiamoci che le coppie di fatto sono un quarto, non ci sono solo coppie omosessuali ma anche molte eterosessuali, si tratta di giovani che prima di sposarsi convivono.» Riferendosi a quanto scritto nel programma di governo, Acciarini aggiunge che «è chiaro che il matrimonio è un’altra cosa, lo sappiamo benissimo, è un istituto previsto dalla Costituzione» ma ritiene che ci siano tutte le condizioni per poter fare una buona legge sulle unioni civili che darebbe anche un quadro complessivo nazionale alle varie scelte regionali. Per Barbara Pollastrini, Ministro dei Diritti e delle Pari Opportunità, commenta che è un atto assolutamente legittimo perché «i consigli comunali hanno una loro autonomia. È strano che chi normalmente inneggia al federalismo neghi la funzione propositiva delle assemblee degli eletti dal popolo, tanto più davanti a decisioni prese a larghissima maggioranza.» Pollastrini aggiunge: «Non posso che ripetere ciò di cui sono convinta e a cui il governo sta lavorando: è un atto di civiltà dare al nostro Paese una normativa equilibrata che tuteli ed investa sulla responsabilità delle coppie di fatto. Lo stesso Parlamento, in commissione Giustizia della Camera, ha calendarizzato la discussione delle proposte su questi temi».
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