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A Roma affissione abusiva di manifesti anti-gay

“I bambini non si comprano” è il titolo. E il caso finisce in Parlamento

Nel tentativo turpe di inquinare il dibattito sulle unioni civili ci mancava solo questa, anche se chissà quante altre ce ne dovremo aspettare nei prossimi mesi: dopo i libri scolastici di Trento o il messaggio contro la ‘teoria gender’ di un Comune nel bresciano sui cartelloni luminosi , nella notte a Roma sono stati abusivamente affissi alcuni manifesti, ovviamente non firmati, e quindi anche in aperta violazione della legge. “no alle discriminazioni, no all’utero in affitto, no al matrimonio e alle adozioni gay, la cosiddetta ‘stepchild adoption’ prevista dal disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili consentirà alle coppie omosessuali di procurarsi ed adottare un bimbo… noi diciamo NO!”, dice il manifesto. Chi siano i “noi” del manifesto, d’altro canto, non è dato saperlo, visto che sono privi di alcuna firma.

La denuncia

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A denunciarlo è stato Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center della Capitale: “A Roma, in varie parti della città, sono comparsi oggi manifesti anti gay contro le famiglie con genitori omosessuali. Si prende di mira il disegno di legge Cirinnà che prevede la ‘stepchild adoption’. Sono manifesti vergognosi che inducono all’omofobia e che vogliono condannare migliaia di bambini all’infelicità. Chiediamo al sindaco di farli rimuovere e a tutti di condannare queste manifestazioni discriminanti. Purtroppo ci sono gruppi estremisti che vogliono attaccare i gay”.

La ‘stepchild adoption’

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Come è noto, nel ddl Cirinnà è contenuto un articolo che prevede la “stepchild adoption“, cioè l’adozione da parte di uno dei due componenti di una coppia del figlio, naturale o adottivo, del partner. L’adozione nasce dalla necessità, molto avvertita dalle coppie omosessualidi tutelare i figli in mancanza di una legge che riconosca le coppie formate da persone dello stesso sesso. Questi bambini, infatti, spesso nati all’estero grazie alla procreazione assistita eterologa, in Italia risultano figli solo del genitore naturale e in caso di problemi o di decesso del genitore biologico, l’altro non ha alcun diritto nè dovere nei suoi confronti. E’ proprio quindi la “stepchild adoption” nel mirino di chi vuole affossare il ddl Cirinnà in Parlamento, con il comportamento assolutamente ostruzionistico degli integralisti cattolici capitanati dai senatori Giovanardi e Malan, e nel paese, dove fioccano le iniziative per terrorizzare le mamme sulla fantomatica “teoria gender” che sarebbe insegnata nelle scuole e annullerebbe, nell’educazione dei figli, ogni distinzione tra uomo e donna.

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Le reazioni nell’Amministrazione Comunale di Roma

“Ancora una volta siamo dovuti intervenire per defiggere e oscurare manifesti che imbrattano la città affissi al di fuori delle regole. Ciò significa impiegare risorse pubbliche, quindi dei cittadini, per individuare, coprire o rimuovere i manifesti. Ma quello che è più grave è che ci fossero manifesti abusivi che riportavano messaggi omofobi, messaggi inaccettabili che infrangono anche l’articolo 12 bis del Regolamento approvato lo scorso anno con il sostegno dell’Assemblea capitolina”, ha dichiarato Marta Leonori, assessore alla Roma Produttiva. Duro anche il commento dell’assessore al Patrimonio e Pari Opportunità Alessandra Cattoi: “Voglio esprimere la più ferma condanna dei manifesti contro le famiglie con genitori omosessuali apparsi in questi giorni sui muri di Roma, di cui è stata già disposta la rimozione perché affissi abusivamente. L’amministrazione capitolina è impegnata nel contrastare qualunque forma di manifestazione omofoba e continuerà nella sua battaglia per i diritti e l’educazione al rispetto, sulla quale già abbiamo compiuto molti passi in questi due anni, con l’obiettivo di costruire una società sempre più civile e inclusiva”.

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Il caso finisce in Parlamento

“E’ la tela di Penelope. All’esterno si tesse un’immagine del Pd favorevole alle unioni civili e alle coppie di fatto, con il ministro Boschi che partecipa agli incontri dell’Arcigay, mentre all’interno si lavora per rallentare, complicare, disfare”. All’inizio della seduta d’Aula, la vicepresidente del gruppo Misto, Maria Mussini, denuncia così l’ennesimo stop sul ddl Cirinnà in commissione Giustizia. “Nel frattempo, dopo Modena, da ieri sera, Roma è tappezzata di manifesti dal chiaro contenuto omofobo – ha aggiunto Mussini -. Ne ho contati molti in centro città. Affissioni dal titolo ‘I bambini non si comprano’, di cui non si conosce la paternità. Ma che hanno un evidente intento di disinformazione, associando vergognosamente il legittimo riconoscimento di diritti a un reato. Mi attiverò subito – ha concluso – per portare all’attenzione delle autorità competenti tale episodio sul quale è necessario fare chiarezza al più presto”.