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Adinolfi dice addio al Pd, Alicata: “Non lo rimpiangerò”

Più volte protagonista di dichiarazioni omofobe, Mario Adinolfi si dimette dal Pd rivendicando di avere chiesto “un referendum sulle nozze gay (a cui resto ferocemente contrario)”.

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Con una lettera indirizzata a Pierluigi Bersani e dichiarazioni omofobe nei mesi passati, dice addio al Pd e alla sua militanza politica, precisando che tornerà a fare il suo mestiere, il gioralista.
Tra le motivazioni, quella che lui giudica incapacità del Pd di far fede al progetto iniziale di un partito aperto. "L’apertura del Pd agli altri mondi è stata nulla – scrive Adinolfi -: mi sono battuto per consentire la candidatura di Grillo alle primarie, ho chiesto il coinvolgimento organico dei radicali e dei socialisti, ho persino promosso l’idea di un referendum sul matrimonio omosex (a cui sono ferocemente contrario) con l’obiettivo di aprire il più possibile le porte e le finestre del partito. Che sono rimaste sigillate e dietro quelle porte si consumano vecchi riti da vecchio Pci che non ha tutta questa voglia di confrontarsi con il futuro e si tiene invece ben stretto un passato che ripiomba sul presente con vicende come quella di Penati, di cui nel Pd si è preferito non discutere provando a far passare l’idea della mela marcia".

Lamentando, poi, la marginalizzazione dei cattolici dentro il partito ch si sarebbe trasformato in una riedizione del Pds, Adinolfi evidenzia poi la questione generazionale, riproverando al partito di Bersani di non aver saputo creare, al suo interno, spazio ai giovani a parte qualche rara eccezione, se non a under 40 che hanno seguito "la trafila appartenenza-fedeltà-cooptazione".

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"Caro PD…forse dovresti dare più retta agli omosessuali del partito…- è il commento di aveva denunciato le posizioni omofobe di Adinolfi agli organi di garanzia del partito – prima la Binetti, poi Rutelli, ora Adinolfi…tutti omofobi che prima difendi e poi ci pigli gli schiaffi". Non nega, la Alicata, di condividere alcune critiche di Adinolfi, ma aggiunge: "Peccato che giunga alla conclusione che l’unica speranza siano i cattolici. Ma i cattolici quali? Certificati da chi? Ne conosco molti e sono tutti diversi. Non esiste il “cattolico” in politica, come non esiste il “gay” in politica. Siamo diversi, con idee diverse sul lavoro, sui diritti civili. (…) Peccato che giunga alla conclusione che l’unica speranza siano i cattolici. Ma i cattolici quali? Certificati da chi? Ne conosco molti e sono tutti diversi. Non esiste il “cattolico” in politica, come non esiste il “gay” in politica. Siamo diversi, con idee diverse sul lavoro, sui diritti civili". "La speranza, caro Mario (che non rimpiangerò) – conclude Alicata – era rimboccarsi le maniche. Non ti ho mai visto accanto a noi sulle barricate. Ti ho visto solo fare operazioni mediatiche. Come molti d’altronde e mai usare le sedi preposte del partito".

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Sulle dimissioni dal Pd di Adinolfi interviene anche Arcigay con una nota a firma del presidente nazionale Paolo Patané.
"Per un omofobo doc che abbandona il partito, uno ne viene.
E’ il caso del segretario del Pd di San Miniato Massimo Baldacci che, come riporta "La Nazione" di ieri, si è lasciato scappare su Facebook che l’omosessualità è un difetto – scrive Patané -. Ora, alle proteste del popolo di internet,  è seguito un dibattito vivace e un timido passo indietro del Baldacci che purtroppo non accontenta nessuno. Ancora per quanto tempo sarà rimandato un sereno confronto e dialogo nel Partito democratico su omosessualità, rispetto e diritti? Sono materie che un partito che si dice riformista ed europeo avrebbe dovuto digerire da molto tempo…".