Un incontro domani alle 12.30 in Campidoglio tra il sindaco Alemanno e le associazioni lgbt. Un’iniziativa voluta dal Village a dell’amministrazione capitolina per confrontarsi e mettere a punto una strategia comune per evitare che fatti come quello del 22 agosto scorso possano ripetersi.
"Appena abbiamo riacceso i cellulari, sabato nel primo pomeriggio, abbiamo appreso la notizia dell’aggressione – ha raccontato Imma Battaglia, tra gli organizzatori del Gay Village e presidente di Di’ Gay Project -. Il primo pensiero è stato contattare il ragazzo, le istituzioni e collaborare con la polizia e le forze dell’ordine per individuare l’autore del gesto. Il nostro scopo primario era quello di tutelare la privacy delle vittime di quest’aggressione e per questa ragione abbiamo scelto di non fare comunicati ufficiali fino ad oggi. In queste ore ci siamo preoccupati di fornire supporto al giovane e alla famiglia, arrivata da fuori città per assisterlo. Ci siamo adoperati per trovare una camera d’albergo ai familiari del ragazzo perché potessero stargli vicini". Ma il Gay Village fa i conti anche con la questione sicurezza, interna ed esterna.
"Ci sono 60 persone che si occupano della sicurezza all’interno per una spesa totale di 250.000 euro in 33 giorni di manifestazione – precisa ancora Imma Battaglia – ma da oggi ci saranno alcuni ragazzi che, in borghese, vigileranno sulla sicurezza dei nostri frequentatori anche all’esterno del perimetro. Ma abbiamo bisogno della collaborazione della città: quella è un’area piena di eventi e quindi molto frequentata da ogni tipo di pubblico. Abbiamo anche chiesto l’istallazione di telecamere di sorveglianza, ma è evidente che non si può continuare a intervenire quando si presenta l’emergenza". Il riferimento, è chiaro, è ad un provvedimento normativo che introduca l’aggravante dell’omofobia negli atti di violenza. "Giusto per fare un esempio, il terzo ragazzo presente all’aggressione, di cui nessuno parla – spiega ancora Battaglia – è completamente sotto shock e psicologicamente distrutto, ma non avendo riportato direttamente lesioni, il suo caso, formalmente non esiste. Ecco perché, tra le altre cose, serve una legge specifica contro l’omofobia". Intanto, le associazioni romane e nazionali si stanno coordinando per organizzare, prima possibile, una manifestazione nazionale contro l’omofobia. La data probabile è il 10 ottobre.
Solidarietà alle vittime dell’aggressione e a tutta la comunità lgbt è arrivata dalla REFO (Rete Evangelica Fede e Omosessualità). "Siamo sbalorditi e addolorati da quanto accaduto a Roma – dice Giorgio Rainelli, Presidente Nazionale della REFO – è veramente inconcepibile che nel XXI secolo possano ancora succedere queste cose in un paese che si dice moderno, occidentale e che per di più si vanta delle sue ‘radici cristiane’ e le sbandiera ai quattro venti. Questo episodio ci fa pensare cosa significhi oggi essere cristiani e cittadini democratici e come l’omofobia, a parole negata, pervada la società civile e le chiese cristiane. Che un semplice gesto d’affetto tra due persone possa scatenare queste reazioni non può che preoccuparci e ci fa comprendere l’involuzione sociale, politica e culturale del nostro paese. Un paese che combatte e violenta l’amore non è un paese civile e democratico: questo va detto con forza".
Condanna, naturalmente, anche dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli che con un comunicato esprime "la piena solidarietà a tutti/e coloro che sono oggetto di intimidazioni, vessazioni e violenze fisiche e verbali" e continua dichiarando che "ritiene che sia necessario pensare a costruire nuove forme di lotta e di protesta. Contemporaneamente accusiamo i partiti politici e le istituzioni che devono assumersi la responsabilità di aver negligentemente e consapevolmente cancellato dalle loro agende la questione omosessuale e transessuale, ritenendola scomoda per il dazio che tutti loro devono pagare alle componenti retrograde e conservatrici negli schieramenti. A loro ricordiamo con la massima forza e a voce unita che ad ogni violenza verbale e fisica nei confronti della nostra comunità essi hanno ed avranno sempre un concorso di colpa incancellabile".