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AIDS, PREVISIONI CUPE

Un nuovo farmaco, ma costosissimo. Dagli Usa una sconcertante realtà: i giovani gay fanno sesso a rischio. Dopo Barcellona, continua l’impegno per cure e farmaci al Sud del mondo.

BARCELLONA – Un nuovo farmaco presto sul mercato, una ricerca sconvolgente sui giovani gay americani, proteste contro gli Usa e la Spagna. Queste, in estrema sintesi, le novità che emergono una volta chiusa la 14esima conferenza mondiale sull’Aids di Barcellona. La cui notizia principale è stata tuttavia che meno del due percento degli oltre 40 milioni di sieropositivi che ci sono al mondo, hanno accesso ai farmaci che salvano dalla morte per Aids.

I TRATTAMENTI

Sarà presto lanciato sul mercato un nuovo farmaco, un inibitore della fusione fabbricato dalla Roche e dalla Trimeris, che si chiama T-20 o enfuvirtide. Riesce a ridurre la carica virale fino a livelli di non detettabilità in molti soggetti divenuti resistenti ai farmaci attualmente disponibili, cioè gli inibitori della proteasi e della trascrittasi inversa. Il T-20 sarà incredibilmente caro: dai 10 ai 12 mila dollari a paziente all’anno, e dovrà essere iniettato invece che ingoiato. Tuttavia, Robert Gallo, co-scopritore dell’Hiv, ha detto che presto gli inibitori della fusione sostituiranno gli inibitori della proteasi perché questi ultimi sono "tossici".

Inizieranno quest’anno in America e in Italia anche gli esperimenti sugli esseri umani di un altro possibile nuovo trattamento: il vaccino terapeutico, che dovrebbe consentire ai sieropositivi di interrompere periodicamente la terapia o ridurla. I vaccini hanno dimostrato di funzionare bene sulle scimmie, stimolando i globuli bianchi che distruggono le cellule infettate dall’Hiv.

TRASMISSIONE DELL’HIV

Uno studio condotto tra i gay americani, dal Centro per il Controllo delle Malattie, nei bar e in altri posti di incontro per omosessuali in parecchie città americane, ha dimostrato che 573 dei 5719 ragazzi intervistati è risultato positivo e 440 di loro non sapeva di esserlo. Molti di loro, infatti, pensavano di essere negativi e a basso rischio di contagio da Hiv. Un portavoce del gruppo di attivisti Aids Action, ha detto che una buona parte del problema è dato dal barebacking, pratica sessuale senza precauzioni, in cui i gay deliberatamente non usano il preservativo nei rapporti sessuali completi occasionali. «Negli Stati Uniti c’è la convinzione che l’Aids è finito e non è più un problema – ha detto Scott Brawley, direttore di un osservatorio sulla salute pubblica – I messaggi sulla prevenzione non passano. Un’intera generazione di gay sotto i 30 anni non ricorda l’epidemia di Aids, e pensano che basti prendere un paio di pillole per stare bene».

Brawley non ha consigli su come rallentare il trend del barebacking: «Come gay, il mio parere sincero è che le cose dovranno peggiorare di nuovo, prima che possano migliorare».

I FARMACI

«Dobbiamo spingere ogni paese a stipulare degli accordi con le case farmaceutiche – ha detto Bill Clinton, l’ex presidente americano oggi a capo dell’International Aids Trust – Se gli accordi sono insoddisfacenti, ci si potrà rivolgere al Brasile o all’India». Il Brasile e l’India hanno aggirato i brevetti delle case farmaceutiche per produrre e esportare farmaci generici contro l’Aids a una frazione del costo dei prodotti di marca.

Ma la riduzione dei prezzi dei farmaci non sembra essere la soluzione definitiva. Sono venti milioni le persone al mondo morte di Aids ad oggi, secondo l’UNAIDS, organismo delle nazioni unite per la lotta all’Aids. E entro il 2020, i morti potrebbero essere 68 milioni. Anche riducendo i prezzi dei farmaci in alcune nazioni del terzo mondo, le terapie antiretrovirali, ciascuna brevettata e prodotta da una sola compagnia, costerebbero ancora troppo. «Siamo solo all’inizio dell’epidemia – ha detto il direttore dell’UNAIDS Peter Piot – Collettivamente, abbiamo sottostimato molto, molto grossolanamente quanto sarebbe andato male tutto ciò. E’ di gran lunga la più grande epidemia che l’umanità abbia conosciuto in assoluto».

LE PROTESTE

Centinaia di contestatori hanno inscenato una coloratissima marcia fuori della sede della conferenza, chiedendo l’accesso a farmaci anti-Aids generici a basso costo, in tutto il mondo, incluse le nazioni benestanti dove il costo annuo di una terapia antiretrovirale è tra i 12.000 e i 15.000 €, uno sforzo eccessivo per i budget sanitari anche per le nazioni più abbienti.

Nei tre giorni della conferenza, circa un centinaio di rumorosissimi contestatori (con il sostegno di buona parte del pubblico) ha impedito al Segretario alla Salute e ai Servizi Umani USA Tommy Thompson di essere ascoltato durante il suo intervento. Hanno cantato, fischiato e gridato. Ciononostante, Thompson ha continuato fino alla fine.

I contestatori accusano l’amministrazione Bush di non aver erogato le quote nette previste per il Fondo Globale per la lotta all’Aids, Tubercolosi e Malaria, di aver tagliato il programma Usa anti-Aids, di aver bloccato il programma di scambio di siringhe e di attaccare i programmi di prevenzione che parlano apertamente di sesso sostenendo solo la prevenzione basata sull’astinenza.

I contestatori hanno anche sottolineato che, in percentuale al prodotto interno lordo, la Svezia contribuisce sette volte più degli Stati Uniti, e il Ruanda 10 volte di più.

Il 12 luglio, poche ore dopo la fine della conferenza, il Senato americano ha approvato un provvedimento che aumenta il contributo USA al Fondo Globale.

Ache il ministro della salute spagnolo, Celia Villalobos, ha avuto un’accoglienza simile a quella riservata a Thompson, all’apertura della conferenza. In questo caso, le proteste riguardavano il fatto che a cento delegati, provenienti da paesi come il Sud-Africa, lo Sri Lanka e la Yugoslavia, era stato negato il visto di ingresso in Spagna per assistere alla conferenza.

di Rex Wockner