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AIDS, TORNA L’ALLARME

In Italia, ogni due ore una persona si infetta con il virus Hiv. I dati dell’Istituto superiore di Sanità mostrano una preoccupante tendenza all’aumento dei casi di Aids conclamata. Ecco le cifre, Reg

Si avvicina il 1° dicembre, giornata mondiale di lotta all’Aids. Le notizie che arrivano non sono certo confortanti. La scienza medica continua ad arginare i danni, ma i comportamenti umani si dimostrano a spesso troppo incauti, provocando un aumento delle infezioni, e un rallentamento nel calo dei casi in cui si sviluppa la malattia. L’Istituto Superiore della Sanità, che fornisce i dati ufficiali sulle persone in Aids conclamato in Italia, conferma che la tendenza alla diminuzione del numero di coloro che sviluppano la malattia è in progressiva attenuazione. Il numero di persone che si sono ammalate di Aids nel primo semestre 2002 è di 856, cifra molto vicina a quella dei due semestri precedenti. Meno ufficiali, ma non meno preoccupanti i dati riguardanti la diffusione dell’Hiv: "Ogni due ore in Italia una persona si infetta" dice Fernando Aiuti, presidente dell’Associazione Nazionale per la Lotta all’Aids riunita in congresso a Torino.

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Ma cosa è cambiato negli ultimi tempi nella diffusione dell’Hiv e dell’Aids? Si assiste ad un relativo aumento dei casi di malattia conclamata nelle zone in cui la diffusione della terapia anti-retrovirale è minore: l’incidenza dei casi di Aids per provincia, ad esempio, mostra i tassi più alti a Verbania, Brescia, Rimini e Varese. Inoltre cresce il numero degli extracomunitari malati. Era il 2 per cento nel 1992, è oggi il 15 per cento.

In Italia continuano a diminuire i casi che presentano come modalità di trasmissione i rapporti omosessuali. Ma in Occidente, secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che verranno rese note domani a Parigi, pare che i contagi per via omosessuale siano di nuovo in aumento. Nel nostro Paese, tuttavia, continuano ad aumentare quelli con trasmissione eterosessuale al punto che hanno raggiunto i tossicodipendenti: i primi sono 37,8 per cento, i secondi 38,0.. "L’Hiv sta diventando la malattia non solo di chi vive a rischio ma delle persone normali- dice Mauro Moroni dell’Università di Milano – Ecco l’identikit del nuovo infettato: sposato, maturo, con possibilità economiche e di viaggiare. Gli italiani si stanno abituando all’Aids, quasi ci convivono. E abbassano la guardia".

Ecco perché tante donne contraggono l’Hiv: nella distribuzione dei casi di Aids in eterosessuali adulti, si ha che 1051 donne si sono infettate ad oggi attraverso un rapporto sessuale con un partner tossicodipendente di cui conoscevano la sieropositività. E la cosa fa pensare che ci sia ancora la falsa credenza che l’Aids sia una malattia per soli uomini.

Un altro dato che fa riflettere è che sale l’età media dei malati: adesso per gli uomini è di quaranta anni e per le donne di trentasei. Nell’85 era rispettivamente di 29 e 24.

Sul fronte delle "buone notizie", possiamo annoverare la continua diminuzione della mortalità, con un tasso di decessi per numero di casi di Aids pari a 8,9 nel primo semestre 2002 contro il 14,3 del 2001. Inoltre, si fermano i casi di trasmissione madre-figlio: "nei primi sei mesi del 2002 non si sono registrati, fra gli italiani, casi di Aids pediatrico" afferma ancora Aiuti da Torino.

In sostanza, si può dedurre dalle varie statistiche, che se ci sono progressi nella lotta all’Aids, sono dovuti allo sviluppo di interventi medici adeguati: la triterapia e il parto controllato hanno permesso di ritardare lo sviluppo della malattia in molti sieropositivi, e di evitare il contagio del feto all’atto della nascita.

Sul lato opposto, i comportamenti umani non rispondono agli inviti all’attenzione come dovrebbero. E’ in atto una generale tendenza ad abbassare la guardia, e il sesso sicuro sembra ormai appartenere all’epoca della emergenza Aids. Ma l’emergenza non è affatto terminata.

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