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‘Angel’ e il demone della scrittura

Ascesa e declino di una scrittrice inglese d’inizio ‘900 in ‘Angel – la vita e il romanzo’ di François Ozon, gran bel melò fiammeggiante e barocco con intensa sottotrama lesbo. Cast superlativo.

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Per noi il capolavoro di Ozon resta il sublime ‘Sotto la sabbia’ – occhio: anche qui, in un ruolo minore, c’è l’eccelsa Charlotte Rampling – ma indubbiamente il fiammeggiante melò barocco ‘Angel’ rappresenta un ritorno in ottima forma del prolifico enfant prodige del cinema francese dopo il deludente esercizietto di stile ‘5 x 2’. Ozon è sempre stato uno sperimentatore inquieto, affascinato dalla rilettura dei generi con occhio manifestamente queer ma questa volta si affida a uno stile molto classico – con velleità retrò per le scene dei viaggi realizzate coi trasparenti che modellano i fondali finti, come nei film d’epoca ma anche come Jane Campion in ‘Ritratto di Signora’ – arrivando a realizzare un sontuoso, raffinato e appassionante melodramma girato per la prima volta in inglese con sfarzosi costumi e una pastosa fotografia dalla dominante carminio come si usava per il technicolor hollywoodiano negli anni ‘50. 

La Angel del titolo è una vanesia scrittrice di romanzi rosa dalle umili origini, Angel Deverell, graziosa ma sgraziata, arrivata al

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successo in giovane età e poi travolta dalla fama per colpa del suo puerile egocentrismo e per il dolore causato da un amore sbagliato. Ispirato alla vera esistenza di Marie Corelli, contemporanea di Oscar Wilde e scrittrice preferita dalla regina Vittoria, ‘Angel’ è tratto da un romanzo omonimo di Elizabeth Taylor da non confondere con la leggendaria Liz (e causa di una tremenda cappellaccia di Vanessa Redgrave: «Ah sì? Non sapevo si fosse data alla scrittura!»), scritto negli anni ’50, e prima opera pubblicata dalla Taylor in Francia. 

Irriverente, testarda, ossessionata fin da piccola dagli splendori

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della mastodontica Paradise House che riuscirà ad acquistare e arredare con pacchianeria esibita, l’idealista Angel deve la sua fortuna a una creatività sfrenata che la porta a scrivere romanzi di fantasia adorati dal pubblico ma anche a mentire in continuazione soprattutto riguardo alla sua provenienza sociale (la mamma è un’umile droghiera) che la renderanno invisa ai suoi lettori quando la fama calerà anche per colpa della guerra: «Il tuo segreto è che tu comunichi con te stessa, non con il pubblico» sostiene il pittore bohèmien di cui s’innamora perdutamente.

Dichiaratamente ispirato al cinema ‘per donne’ di Douglas Sirk e John M. Stahl – soprattutto ‘Femmina Folle’ – e ai grandi classici del genere in cui si specchiano diversi aspetti del carattere di Angel, dalla passionalità acerba di Rossella O’Hara di ‘Via col Vento’ alla nevrosi creativa di

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Jo in ‘Piccole donne’, è un film in cui vibra con vigore vita vera e pulsante nonostante l’artificiosità della confezione. Tra le righe si cela anche una sottotrama lesbica molto interessante che riguarda l’intenso personaggio di Nora (la brava attrice rohmeriana Lucy Russell), l’ammiratrice servile diventata in seguito l’inseparabile e devota segretaria di Angel, per cui prova un amore silenzioso e inscalfibile per nulla compromesso nemmeno dalle sventure più atroci. Nel libro della Taylor, Nora era però descritta come una donna brutta e baffuta ma qui diventa una sorta di deliziosa Melania postmoderna: «Volevo liberare il personaggio del suo lato frustrato di ragazza nell’ombra, sorella un po’ ingrata e inacidita» spiega Ozon. «Intendevo renderla anche seducente, che non fosse passiva e si arrovellasse in un’immagine di schiava o di classico capro espiatorio devoto corpo e anima a un creatore demiurgo». 

Il cast è semplicemente superlativo: l’attrice inglese di origini ungheresi Romola Garai (‘Espiazione’, ‘Scoop’) è perfetta per solarità e adesione al ruolo, la cui ottima spalla è incarnata dal fascinoso Michael Fassbender (‘300’), un umbratile Esmé assai magnetico. È davvero un piacere, poi, ritrovare ottimi attori quali Sam Neill nei panni dell’editore paterno Théo forse innamorato di Angel e un’aristocratica Charlotte Rampling in quello di sua moglie, l’altezzosa ma comprensiva Hermione.