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Archiviazione per Rigon e Berlusconi (meglio playboy che…)

Archiviazione per il caso di monsignor Rigon e le sue teorie “riparative”. Rischia di concludersi anche la denuncia contro Berlusconi per aver detto “meglio correre dietro alle belle ragazze che gay”

Meglio playboy che gay – È stata avanzata una richiesta di

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archiviazione per la denuncia presentata il 6 dicembre 2010 contro Silvio Berlusconi alla Procura della Repubblica di Torino per la famosa frase pronunciata il 2 novembre "meglio essere appassionato di belle donne che gay". L’esposto era stato presentato tra gli altri dal presidente del comitato Arcigay della provincia di Torino Giovanni Caponetto, e dalla deputata PD Anna Paola Concia oltre che da Andrea Benedino (PD) e Aurelio Mancuso.

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Già all’epoca però la decisione di presentare una denuncia contro Berlusconi scatenò le polemiche di chi riteneva il gesto non solo tardivo (l’esposto venne presentato più di un mese dopo che il premier pronunciò quella frase) ma anche censorio. «Si tratta di un esposto destinato, per fortuna, ad essere subito archiviato – disse profeticamente il presidente dei Radicali Silvio Viale – perché la frase di Silvio Berlusconi, per quanto esecrabile per il contenuto, il contesto o le intenzioni, rientra nell’espressione legittima di opinioni. Se avessero pensato di coinvolgermi forse gli avrei fatto capire che non c’era alcun bisogno di una iniziativa così strampalata, quanto piuttosto di azioni concrete verso l’omofobia dichiarata e latente a destra, al centro e a sinistra».

Il caso Rigon – Brutte notizie anche per la denuncia verso

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monsignor Paolo Rigon, presidente del Tribunale ecclesiastico della Liguria denunciato dalla Casa della Legalità per violenza privata e diffamazione aggravata. Per il gip, che ha accolto la richiesta di archiviazione del pm, non c’è reato nelle frasi del prelato che all’inaugurazione dell’anno giudiziario ecclesiastico, lo scorso febbraio, sostenne che l’omosessualità è "un problema che si risolve se la psicoterapia viene affrontata nella prima adolescenza".

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«Le dichiarazioni rese da monsignor Rigon – è la tesi del gip – non costituiscono reato bensì rientrano nella legittima manifestazione del pensiero culturale-religioso in materia che, sebbene in alcuni passaggi inopportuna, non trascende dai limiti della continenza espressiva». «Sul piano strettamente penale – prosegue il magistrato nel decreto di archiviazione – l’ingiuria e la diffamazione presuppongono che le eventuali espressioni offensive siano rivolte a una persona certamente individuata mentre non si configura il reato quando tali espressioni si rivolgono a una categoria indefinita di soggetti». «Sono sollevato – ha commentato Rigon – Finalmente è finita una gogna mediatica ingiustificata».

Contro le frasi di Rigon si era invece espresso l’Ordine degli psicologi del Lazio. "Siamo davvero sconcertati e preoccupati – aveva affermato Marialori Zaccaria, presidente dell’Ordine – che da uno scranno così alto vengano riproposte teorie che non hanno alcun fondamento scientifico e che considerano l’omosessualità una malattia".