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Arcigay: al via il congresso dei 25 anni

Iniziati i lavori del 13/o Congresso nazionale di Arcigay che proseguiranno fino a domenica. I 216 delegati dovranno eleggere i nuovi dirigenti. 180 mila i soci rappresentati. E arriva Bersani.

IPod per il viaggio, giornale per leggere durante i saluti delle Autorità, armatura ed elmetto per la discussione congressuale: dovrei esser pronto. Si teme che durante il tredicesimo congresso nazionale di Arcigay voleranno i piatti. Da cronista che deve attrarre l’attenzione dei lettori, e da omosessuale italiano, onestamente lo spero. Se oggi Arcigay é la più grande associazione LGBT italiana, ma non la più autorevole, un motivo ci sarà. E se il cambiamento richiederà qualche discussione, anche dolorosa, é forse un passaggio necessario: le speranze di tanti omosessuali, bisessuali e trans italiane e italiani passano ancora da Arcigay, che piaccia o no.

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Ma di questo si parlerà domani, credo. Il congresso si apre infatti con un’ampia retrospettiva, filmati d’epoca per ripercorrere i 25 anni di vita di Arcigay. Si inizia dal "Fuori!" e dal movimento di liberazione nato nella metà degli anni ’70. Più o meno, siamo ancora lì, verrebbe da dire. A vedere documentari sulle azioni di Enzo Francone arrestato sulla Piazza Rossa, o dei primi leader della nascente Arcigay, é chiaro a tutti che forse da allora abbiamo conquistato qualche diritto in più, ma abbiamo perso in visione e combattività del movimento. Per qualche ragione, la storia si ferma alla campagna per i PACS, che risale ormai a ben cinque anni fa, e si sposta ad un filmato artistico, che guarda al futuro.

Si passa poi alla votazione per la presidenza e l’ordine dei lavori: molto carini i cartellini personali, a forma di carta d’identità, cosí come quel "Per Costituzione, io c’entro", che oltre a ricordare lo slogan dell’UDC vuole rimarcare il pieno diritto di cittadinanza di gay, lesbiche e trans.
Il controllo sui lavori è forte: staff, regole su dove ci si può sedere, la presidenza non prende posto prima della prima votazione. La ragione è abbastanza chiara a tutti: c’é tensione, si sente e si vede. Mentre scrivo mi dicono che sembro Jessica Fletcher, "La Signora in Giallo": rispondo "allora qualcuno morirà stasera", risponde un anonimo "non ne dubito".

C’è subito un primo "caso": l’accredito di 14 delegati (tutti legati alla mozione "Essere futuro") viene contestato sulla base di questioni procedurali legate al congresso provinciale di Milano. Alla fine il problema sembra rientrato, ma forse è un indice che nessuno strumento di competizione sarà (o è stato?) risparmiato.

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Domani arriverà il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani. Oggi, invece, è il giorno dei saluti, tra cui occorre ricordare il messaggio inviato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e dai Ministri Fazio (Salute), Meloni (Gioventú) e Carfagna (Pari Opportunitá). Il momento più rilevante, però, appare il lungo intervento di Aurelio Mancuso. Il presidente uscente reclama orgogliosamente quelli che elenca come successi di Arcigay durante la sua presidenza: l’affidamento di numerosi progetti pubblici, il processo di raggiungimento della completa trasparenza amministrativa, il raddoppio delle sedi, la moltiplicazione per tre delle entrate. In una parola, la trasformazione di una piccola associazione in un grande "movimento di popolo". Mancuso mette in guardia dall’affidamento unico a "minoranze illuminate" perché "senza il popolo non andiamo da nessuna parte"; pur rimarcando come Arcigay è stata attivamente coinvolta in alcuni passaggi giudiziari (principalmente casi di omofobia e violenza), segnala che la via maestra deve rimanere il Parlamento.

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Dopo questa premessa, che sembra essere uno stop alle iniziative di altre associazioni (in primis Certi Diritti e Rete Lenford), a sorpresa Mancuso segnala che, per la nuova gestione che uscirà dal congresso, al primo posto deve esserci una campagna d’informazione che completi e supporti l’Affermazione Civile, la campagna per ottenere il matrimonio civile tra persone dello stesso sesso. Onestamente, ci saremmo aspettati una spiegazione dei motivi per cui, sotto la sua presidenza, Arcigay non sia ancora attivata per questa priorità.

Forse non ci sarà una risposta neanche domani ma, siamo sicuri, la domanda uscirà fuori.

di Carlo D’Ippoliti