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Arcigay attacca D’Alema: “Il Pd fa orrori, non errori”

Il presidente nazionale Paolo Patané risponde al presidente del COPASIR sugli amministratori locali del Pd: “Fuorviante bollare le affermazioni omofobe dei dirigenti locali del partito come errori”.

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Hanno scatenato non poche polemiche le dichiarazioni rilasciate ieri da Massimo D’Alema a Gay.it a margine della seconda festa nazionale dei Giovani Democratici a proposito degli "errori" degli amministratori locali appartenenti al Pd in merito per quanto riguarda le politiche sulle tematiche lgbt.
"Mi dispiace dirlo ma sono errori a parte l’affermazione sull’omosessualità come malattia che è una pura aberrazione. Il nostro partito – aveva dichiarato D’Alema a Gay.it –  deve spiegare ai suoi militanti e ai suoi dirigenti la linea che su questi temi è quella del rincoscimento dei diritti delle coppie di fatto”.
La prima a rispondere all’ex presidente della Camera è Arcigay, con il suo presidente Paolo Patané (ospite questa sera ad un dibattito sui diritti civili proprio durante la festa dei giovani del Pd a Torre del Lago).

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"E’ del tutto fuorviante bollare le continue affermazioni omofobe dei dirigenti locali del Pd e l’affossamento del Pd di Pesaro del registro delle unioni civili come semplici errori come ha fatto Massimo D’Alema – si legge in un comunicato stampa di Arcigay -. La comunità omosessuale italiana assiste a continui orrori del Pd nelle dichiarazioni, nelle mozioni approvate, negli ordini del giorno e nelle proposte di legge che testimoniano quanto il partito sia del tutto privo di una posizione chiara sui diritti-doveri degli omosessuali e sulla realizzazione dell’autentica democrazia nel nostro Paese".

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"Ci pare che il Pd – continua l’associazione per bocca del suo presidente Patanè -, con i fatti, abbia ampiamente dimostrato la sua totale incapacità di confrontarsi con la questione gay con Pier Luigi Bersani che al Congresso nazionale di Arcigay ha dichiarato che sulla questione dei diritti-doveri degli omosessuali il partito dovrà ancora discutere. Così, dopo esserci spiegati e confrontati con la sinistra e il centro-sinistra per oltre trent’anni e aver chiesto e richiesto chiarezza qual è l’alternativa che ci viene concessa dal Pd? Chiedere paradossalmente di essere ignorati perché ogni volta che il partito affronta la questione gay la fa grossolanamente o continuare a subire gli orrori?".

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Sulla vicenda interviene anche Paola Concia, deputata del Pd e relatrice della legge contro l’omofobia.
"Sono veramente stufa di essere continuamente insultata per le prese di posizione delle sezioni locali del mio partito, ogni volta che viene presa una qualche decisione contraddittoria con quelli che sono i nostri valori fondanti e con le battaglie per i diritti civili che ogni giorno porto avanti in Parlamento – ha dichiarato la Concia-. L’episodio di Pesaro, dove una mozione per l’istituzione del Registro delle unioni civili è stata affossata anche con i voti di alcuni esponenti del Pd, è purtroppo solo l’ultimo della serie".

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"Non è più possibile – prosegue la deputata – che i responsabili locali del partito pensino di poter fare ogni volta come meglio credono, esistono valori e linee d’azione cui non è possibile derogare. Quando si pone un problema in merito a questioni delicate, particolarmente in tema di diritti civili, gli amministratori locali del Pd hanno una sola cosa da fare, se non se la sentono di prendere decisioni in autonomia secondo la linea del partito: mettersi in contatto con il responsabile nazionale e concordare con lui come tradurre a livello locale le linee programmatiche del partito nazionale". "A Ettore Martinelli (anche lui presente al dibattito di Torre del Lago, ndr), che ha assunto il ruolo di responsabile diritti civili del Pd – chiude l’onorevole – suggerisco di cominciare subito il lavoro di sensibilizzazione delle realtà locali del partito, lavoro per il quale sono ovviamente disponibilissima a dargli tutto l’aiuto che dovesse servirgli".

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"Il Partito Democratico deve essere il partito dei diritti – risponde Ettore Martinelli -. La triste vicenda del voto sul registro delle unioni civili a Pesaro impone al PD fermezza sulla tutela dei diritti fondamentali della persona. Il Pd non può affrontare una discussione sul se regolare la convivenza fuori dal matrimonio ma deve, come del resto dimostrano i disegni di legge depositati da parlamentari Pd alle camere, Concia ed altri, occuparsi esclusivamente del come predisporre un sistema normativo in grado di tutelare i diritti delle coppie, anche del medesimo sesso, che decidono di convivere in maniera stabile al di fuori del matrimonio: è cosi in tutto l’Occidente, la civiltà ce lo impone".

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Per il circolo pesarese di Arcigay, il voto trasversale che ha visto il no al registro delle unioni civili espresso da alcuni consiglieri del Pd, Pdl e Lega è la rappresentazione della "triste palude controriformistica nella quale l’Italia è piombata". Stando al comunicato firmato dal presidente Valerio Mezzolani e del vice Luca Perilli, il capogruppo del Pd pesarese Silvano Ciancamerla ha risposto alle rimostranze della comunità lgbt locale sostenendo che "le vere urgenze da affrontare sono altre, come la disoccupazione".

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In un’intervista rilasciata a Queerbolog, Giuseppe Civati, consigliere regionale del Pd in Lombardia, riguardo alla vicenda di Sprisiano ha dichiarato: "Mi pare chiaro che nel Partito Democratico non ci possano stare gli omofobi e che lo stesso partito non possa sostenere delle persone che si contraddistinguono per la loro omofobia. Non c’è nessuna tolleranza verso chi è razzista, discriminatorio e in questo caso qualcuno lo è stato".

La foto accanto al titolo è di Salvatore Contino