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Associazione gay presenta esposto per bloccare Povia

Il Gruppo Everyone ha presentato un esposto alla Procura di Sanremo chiedendo di bloccare il brano di Povia. È una «canzone discriminatoria, lesiva della dignita’ di lesbiche e gay».

Il Gruppo EveryOne ha presentato oggi un esposto alla Procura

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della Repubblica di Sanremo nel quale si chiede di accertare se nel testo della canzone "Luca era gay" di Giuseppe Povia, concorrente in questi giorni al 59° Festival di Sanremo, siano ravvisabili estremi di fattispecie penalmente rilevanti e, in caso affermativo, se la Procura voglia adottare provvedimenti idonei a scongiurare l’ulteriore messa in onda – e la successiva messa in commercio e diffusione – della suddetta canzone.

I motivi che starebbero alla base dell’esposto, secondo i leader

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dell’organizzazione internazionale per i Diritti Umani Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, sono che nel testo di "Luca era gay" si potrebbero ravvisare «discriminazioni fortemente lesive della dignità delle persone omosessuali e delle loro unioni amorose, in contrasto con alcuni principi fondamentali del nostro ordinamento quali il principio di eguaglianza e di non discriminazione, di promozione della persona e di tutela dei suoi diritti fondamentali in tutte le formazioni sociali in cui svolge la sua personalità (artt. 2 e 3 della Costituzione), nonché degli articoli 1 (dignità) e 21 (non discriminazione) della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea».

«Si potrebbe parlare analogamente di razzismo – argomentano gli

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attivisti – poiché, come chiariscono anche le ricerche della professoressa universitaria Valeria Ribeiro Corossacz, laureata in filosofia e diplomata in Antropologia sociale presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, come razzismo si intende un insieme di differenze che sono il prodotto storico di determinati rapporti sociali; differenze che vengono presentate e percepite come naturali, com’è di fatto l’omosessualità secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Non a caso la giurisprudenza tende a equiparare i fenomeni del sessismo e del razzismo.»

«Nella canzone di Povia – puntualizzano Malini, Pegoraro e Picciau

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– il testo, così come è composto, mette a nostro avviso in forte disparità una persona omosessuale rispetto a una eterosessuale: frasi come ‘adesso sono un altro uomo’, ‘c’era chi mi diceva è naturale, io studiavo Freud non la pensava uguale’, ‘sembrava una gara a chi faceva meglio il sesso e mi sentivo un colpevole’, ‘spesso ci tradivamo’  e ‘io cercavo ancora la mia verità, quell’amore grande per l’eternità’ fanno trapelare inequivocabilmente una visione dell’omosessualità come devianza e ‘anormalità’ (specie il riferimento, completamente sbagliato, a Freud), e delle unioni omosessuali come promiscue, instabili e ‘ingannevoli’».

Quanto alla libertà di espressione e di opinione, il Gruppo EveryOne precisa che la stessa giurisprudenza ha ribadito più volte che i  reati di opinione sono fra i più discussi: «le previsioni normative in materia (legge Scelba n.645/52 e il decreto legge n.122/93) non reprimono infatti la mera enunciazione del pensiero, bensì le manifestazioni  di intolleranza razziale e la professione di ideologie razziali in  contrasto con i principi di uguaglianza e di democrazia».

Contemporaneamente il Gruppo EveryOne, insieme ad alcune fra le più importanti associazioni internazionali per la tutela dei diritti lgbt, avvierà una petizione perché il cantautore Povia e la sua canzone che incita all’omobia vengano boicottati dai network, dagli impresari e dalle case discografiche, non solo in Italia, ma in tutti i Paesi civili.