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Attendismo e furbate

Il segretario di Di’Gay project risponde alla presidente del Mario Mieli che aveva chiesto prudenza prima che il testo sui DiDoRé fosse presentato ufficialmente. Lui: “Stare a guardare è un delitto”

Cara Rossana,

scrivo a te, ma evidentemente a più di una persona, per rispondere a quanto hai affermato nel tuo/vostro ultimo comunicato. Chiarisco perché rispondo io e non Imma personalmente; non perché debba fare l’avvocato d’ufficio, ma perché parlare delle nostre ultime azioni come fatti di una sola persona è francamente semplicistico. Né si può far dipendere le azioni, o il giudizio su di esse, dalla storia personale di una singola persona.

Prima di tutto vorrei risponderti nel merito "tecnico" della nostra scrittura privata visto che l’hai così duramente criticata. Come saprai sono anni che attraverso il nostro sito è possibile richiedere consulenze legali online, a rispondere è l’avvocato Massimo F. Dotto, del quale troverai facilmente le referenze su Internet e che da anni si occupa di problematiche inerenti ai diritti/non diritti delle coppie gay. È proprio a lui, leggendo negli anni le consulenze che arrivavano, che è venuto in mente di creare questo "fac-simile" di contratto di convivenza. Infatti in molti chiedevano e chiedono se ci sono leggi sulle unioni civili in Italia e se non ci sono che cosa si può fare per tutelarsi (non ci crederai ma molte persone non seguono proprio la politica e, purtroppo, sono disinformate). Dalla lettura delle centinaia di richieste di consulenza è emerso che il livello di disinformazione in materie legali è alto, molti, al contrario di te e di me che siamo più preparati, non sanno che esistono le scritture legali, molti non sanno a chi rivolgersi perché magari nel loro paese di provincia hanno paura di rivolgersi ad un "normale" avvocato per non esporsi o perché non preparato su questi temi, oppure perché a volte non si dispone di quelle diverse centinaia di euro che servono per far predisporre un atto del genere. Proprio per questo il nostro "Atto d’amore". A conferma di quanto sopra ci sono i numerosi commenti o e-mail di ringraziamento che puoi leggere anche sul nostro sito, come vedi molte persone non conoscevano questa possibilità, per quanto parziale.
Poi se leggi bene, nelle avvertenze, scritte in prima pagina ed in grande evidenza, c’è anche scritto che si consiglia di rivolgersi comunque ad un avvocato di fiducia o anche ai nostri avvocati di riferimento. Inoltre c’è anche scritto che il contratto può essere modificato a seconda delle necessità di ognuno. Quindi, tecnicamente parlando, il tuo giudizio sulla qualità dell’iniziativa mi pare del tutto inappropriato, soprattutto quando dici «non ci si improvvisa avvocati "fai da te"». Infatti, come hai visto, non lo abbiamo fatto noi in prima persona, ma scritto da persone competenti. La prassi di offrire schemi contrattuali da adattare al caso concreto è ormai consolidata, il nostro avvocato ed il suo team sono anni che redigono contratti di questo tipo e sono all’avanguardia in Italia avendo collaborato, tra l’altro, alla pubblicazione ed agli aggiornamenti di un manuale pratico proprio in materia di contratti. In ogni caso, il nostro legale, per niente turbato dalle tue critiche  ed in un ottica decisamente costruttiva, ci ha dato la sua disponibilità a discutere con te o con i legali del Circolo Mario Mieli di questioni tecnico-giuridiche che possano aiutare a migliorare il documento.

Tornando invece alle questioni politiche che sollevi, la proposta di Rotondi e Brunetta (aldilà del nome che serve più per i giornali) su una regolamentazione delle coppie di fatto incontra, come ovvio, molti ostacoli, soprattutto in casa loro (PDL) e in casa cattolica. Ma visto che è una proposta che ci riguarda in prima persona forse avrebbe bisogno di più sostegno , piuttosto che un semplice giudizio, positivo o negativo, alla fine dell’opera. Pensare che il nostro operato – nostro in termini di movimento – si debba esaurire in un giudizio a giochi fatti, lascia non poche perplessità. Agire solamente a valle dell’intero processo di proposta legislativa lascia pochi margini di manovra affinché ci sia una benché minima possibilità di approvazione; l’esperienza del centro-sinistra dovrebbe avercelo insegnato. La scelta che come DGP abbiamo fatto è quella di provare di incidere a monte del processo , sia in fase di scrittura sia per creare quel consenso bipartisan necessario per farlo approvare; anche perché i parlamentari lgbt, che generalmente facevano questo lavoro, sono scesi ad uno – Paola Concia – e in tutti i casi i risultati ottenuti sono nulli. Da qui la spiegazione del perché tentare un rapporto diretto e non mediato unicamente da questo o quel parlamentare di riferimento.
Un po’ come spesso fa la Chiesa Cattolica su molte proposte di legge del Parlamento:  discute, si dichiara favorevole o contraria, negozia, insomma incide direttamente o indirettamente sulla formazione delle leggi e del loro consenso.  Sbattendosene di chi governa, senza guardare in faccia a nessuno.

In questo senso si iscrive il fatto che il Ministro Rotondi abbia voluto vagliare il nostro contratto di convivenza, e non perché gli uffici legislativi del Ministero non sappiano fare il loro lavoro. E nella stessa ottica si inserisce la volontà di incontrare i capigruppo di Camera e Senato di maggioranza e opposizione. Mi sembra riduttivo pensare che una volta uscita la proposta di legge, così per magia, la politica si ritrovi improvvisamente d’accordo su un qualsivoglia testo di regolamentazione sulle coppie di fatto. E cosa faremo allora? Nulla. Sbraiteremo, lanceremo comunicati stampa, spaccheremo il capello in quattro o daremo giudizi tranchants su una proposta che tutti sapevano essere una bufala. Se questo deve essere il sistema, mi dispiace ma non ci sto.

Certo mi si può rispondere di essere un illuso (se non un cretino) di avere la pur minima possibilità di incidere su una materia così controversa e con una forza politica così restia nei nostri confronti. Il dubbio sorge in ognuno di noi, anche in me, e la risposta che (mi sono) ci siamo dati è esattamente questa: non faremmo il nostro dovere nei confronti di quelle persone che da anni aspettano uno straccio di legge, se non provassimo a rendere la questione omosessuale realmente trasversale e non appannaggio di questa o quella forza politica. Il movimento omosessuale, che l’anno prossimo compie 40 anni, ha una sua storia, una sua origine politica ed ideologica ben definita, e se questa nostra posizione sembra incoerente rispetto a questi 40 anni appena trascorsi, è solo perché è cambiata l’identità delle persone omosessuali stesse e verso di loro cerco il massimo della coerenza, non certo verso una storia o un’identità di movimento rimasta ferma invece agli anni ’60.

Essere prudente sul risultato finale di questa proposta di legge è d’obbligo, ma essere attendisti e rimanere a guardare alla finestra è invece un delitto. E questa posizione, la rivendico anche come mia, e non solo dettata da chissà quale svolta o percorso personale di Imma. Ovviamente legittimo non condividere tale linea, ma vorrei a questo punto sapere qual è l’alternativa. Se non questa, quale strategia politica nel medio termine? Se l’alternativa è urlare contro e trasformare il movimento omosessuale nell’opposizione a questo governo o, per meglio dire, trasformarlo nella stampella di una parte politica che trova difficoltà a fare il suo mestiere di opposizione, questo lo trovo incoerente con la mission che abbiamo. Questo si, mi  sembra strumentalizzare le persone che da anni aspettano uno straccio di legge. E lo dice uno, che come te e molti altri, questo Governo non l’ha votato e non condivide il suo operato nei diversi settori della vita del Paese.

Quindi la proposta di legge di Rotondi e Brunetta, semmai vedrà la luce, non sarà certo un traguardo ma solamente un primo passo in avanti. Un passo che qualcun altro aveva promesso di fare nella passata legislatura e che non ha avuto la forza e la volontà politica di attuare.

Deve essere perciò chiaro a chi ci segue e crede ancora che un movimento omosessuale possa ottenere qualcosa, che ci sono ormai due (o più) visioni e linee politiche. Le modalità con cui si sono decisi unilateralmente i prossimi Pride, sono un esempio lampante. Il segnale che abbiamo dato è ognuno per sé e Dio per tutti, e di questo ognuno se ne deve assumere la responsabilità.

Marco Belfiore
Segretario DGP

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