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Benefici al Vaticano? Ue: vogliamo spiegazioni

L’Italia offre alla Chiesa cattolica un regime fiscale molto vantaggioso. Ma adesso la Ue accusa il nostro paese di violare la concorrenza e chiede chiarimenti. È già la seconda volta che succede.

Non c’è solo l’8 per mille a rimpinguare le casse della Città del Vaticano. Indirettamente i vantaggi fiscali che l’Italia offre alla Chiesa cattolica permettono allo stato del Pontefice di guadagnare molto, e di più rispetto alle altre confessioni religiose. Un esempio per tutti: le imprese commerciali che fanno riferimento alla Chiesa godono di sgravi fiscali per il 50%. Questo ed altri privilegi sono stati oggetto di richiesta di spiegazioni da parte dell’Unione europea che voleva vederci chiaro. Solo ieri, però, è arrivata una seconda richiesta di spiegazioni e questa volta il motivo è l’esenzione ICI sugli immobili della Chiesa concessa dal Governo Berlusconi con la sua ultima finanziaria, quella del 2006.
L’ipotesi è di violazione della concorrenza. Il fisco non offre lo stesso trattamento di favore alle altre confessioni pur godendo anche’esse di accordi con lo Stato italiano.

Da parte loro, i vescovi, per mezzo di Avvenire, il quotidiano della CEI (Conferenza episcopale italiana), fanno sapere che «la legislazione ordinaria ed è del tutto uguale a quella di cui si giovano gli altri enti non commerciali, in particolare il terzo settore».

La pietra era stata lanciata la scorsa settimana dal sottosegretario al ministero dell’Economia Paolo Cento (Verdi) che dichiarò: «Anche la Chiesa paghi tasse giuste. Nel corso degli anni la Chiesa ha accumulato dei privilegi. Non sarebbe sbagliato aprire una discussione su questo. A partire dalla prossima Finanziaria».