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BENT, AMARSI ALL’INFERNO

Mehmet Gunsur in giro per l’Italia in un classico del teatro gay, che affronta il terribile destino degli omosessuali sotto il nazismo. La storia di un amore vivo nel luogo dove la morte impera: Dachau.

Un classico del teatro gay approda in diversi teatri italiani tra cui al Politeama di Cascina (Pisa) l’8 aprile, dopo essere stato uno degli spettacoli più rappresentativi del festival “la manica tagliata” a Forlì. E’ uno spettacolo duro, di grande impatto emotivo e di notevole forza. Una prova d’attore impegnativa per chiunque si sia cimentato nel ruolo dei due omosessuali prigionieri in un campo di concentramento nazista, a Dachau. Ad interpretare uno dei ruoli principali sarà stavolta il bel Mehmet Gunsur, già ammirato al fianco di Alessandro Gassman nel film “Il bagno turco”. Diventato un cult movie del cinema gay.
La storia di Bent, dramma scritto da Martin Sherman nel 1979 per Ian McKellen e rappresentato in tutto l’Occidente, è nota. Max e Rudy vivono a Berlino: Max è un ragazzo di vita,m Rudy un ballerino e la loro convivenza si alterna fra sereni momenti d’amore e gelosie furibonde. Ma nonostante il loro menage sembri lontano dagli orrori incombenti, siano alla soglia della seconda guerra mondiale, ed è la notte in cui Hitler decide di far assassinare Rhoem. L’atmosfera è pesante, pericolosa: anche per gli omosessuali che fino a quel momento avevano vissuto liberi nella Berlino ruggente degli anni Venti e Trenta, le cose precipitano. Poco prima che le SS facciano irruzione nel loro appartamento, Max e Rudy fuggono, ma proprio quando credono di avercela fatta cadono in trappola, vengono arrestati e deportati. La fine di Rudy diventav quasi la soporavvivenza di max. Poi, sul treno per Dachau, Max incontra Horst: nel campo di concentramento la loro sofferenza diventerà un amore da lontano: senza potersi nemmeno scambiare uno sguardo sul campo di lavoro, i due daranno vita laddove la morte impera ad un rapporto carnale e vivo, nonostante non possano mai toccarsi. Come a portare una presenza umana e un sentimento divino tra i diavoli dell’inferno, questo amore incatenato avrà comunque le ali, anche se l’unico abbraccio di Max per Horst sarà inevitabilmente anche l’ultimo.

Bent è il participio passato di to bend (piegarsi). Significa piegato: ed è un verbo inevitabile quando si parla di Olocausto. Contiene anche un riferimento sessuale: i nazisti omofobi in realtà praticavano l’omosessualità e usavano violenza ai prigionieri onosessuali. Lo splendido testi di martin Sherman ritorna qui nella nuova traduzione di Ennio Trinelli. Ad affiancare il bravissimo Mehmet Günsür nel ruolo di Max, ci sono giovani attori di talento che danno vita ad una performance di grande attualità: guerre e deportazioni arrivano fino ai confini del nostro paese nell’indifferenza del mondo civile, a ricordarci che la guardia non va mai abbassata e che il passato va ricordato affinchè non possa più ripetersi.
Bent fa parte della rassegna di teatro gay che si tiene fra Pisa e Cascina e che vede ijn questa edizione anche Beautiful Thing con Pamela Prati (il 15 aprile) e il nostro Matteo B. Bianchi (il 12 aprile).

BENT di Martin Sherman
traduzione e regia di Ennio Trinelli
con
Mehmet Günsür (Max)
Federico Fioresi (Horst)
Michelangelo Spinella (Greta/Wolf)
Domenico Sannino (Rudy)
Ennio Trinelli (Freddie)