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Berlino: cinema gay, Teddy alle Filippine

Ecco i premi gay del 56esimo Festival di Berlino: Teddy Award al filippino ‘Ang Pagdadalaga Ni Maximo Oliveros’ di Auraeus Solito e due riconoscimenti al danese transgender ‘En Soap’.

BERLINO – Il Teddy Award per il miglior film del 56esimo Festival di Berlino è stato assegnato a ‘Ang Pagdadalaga Ni Maximo Oliveros’ (‘La fioritura di Maximo Oliveros’) del filippino Auraeus Solito “per il suo ritratto gioioso e convincente di un ragazzo gay che vive in un contesto di accettazione e tolleranza”. Il film di Solito ha vinto anche il Grand Prix della giuria giovani e una menzione speciale della giuria ragazzi. Maxi è un dodicenne omosessuale che vive in un quartiere popolare di Manila in una famiglia di piccoli truffatori, dove è amato e rispettato fino a quando non si innamora del poliziotto Victor. La giuria composta da John Badalu (Indonesia), Noah Cowan (Canada), Matt Fox (Gran Bretagna), Katrim Kremmler (Ungheria), Gary Mak (Hong Kong), Nodi Murphy (Sud Africa), Jennifer Ramme (Polonia), Klaus Waigand (Germania) e Kimberly Yutani (Stati Uniti) ha quindi assegnato il Teddy per il miglior documentario a ‘Au-delà de la haine’ (‘Al di là dell’odio’) di Olivier Meyrou “per la sua precisione formale e come profondo esempio di giustizia umana di fronte a un crimine dettato dall’odio antigay”. Miglior cortometraggio il lesbico ‘El dia que morí’ di Maryam Keshavarz. Premio della giuria al mediometraggio ‘Combat’ di Patrick Carpentier “per la sua eccezionale qualità artistica e per l’onesta rappresentazione di un desiderio sconvolgente”. Ogni film premiato vince un assegno di 3000 euro. Sette lettori della rivista gay ‘Siegessäule’ hanno infine attribuito il premio della giuria a ‘Paper Dolls’ (‘Bambole di carta’) di Tomer Heymann, documentario su un gruppo di transessuali filippini che fanno i badanti di anziani ebrei e fondano a Tel Aviv una compagnia di drag queen.
Un altro film transgender, ‘En Soap’ di Pernille Fischer Christensen, ha vinto il premio per la migliore opera prima (25.000 euro) e l’Orso d’Argento ex-aequo con ‘Offside’ di Jafar Panahi in cui una donna si traveste da uomo per assistere allo stadio a una partita di calcio. L’Orso d’Oro è andato a ‘Grbavica’ dell’esordiente Jasmila Zbanic, coproduzione di Austria, Bosnia/Erzegovina e Germania sul dramma di una donna che diventa madre dopo essere stata stuprata durante la guerra dei Balcani. Miglior regia a Michael Winterbottom e Mat Whitecross per il documentario drammatico ‘The Road to Guantanamo’. Migliori attori i tedeschi Moritz Bleibtreu per ‘Le particelle elementari’ di Oskar Roehler e Sandra Hüller per ‘Requiem’ di Hans-Christian Schmid.