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BERTINOTTI: PARLIAMO DI NOZZE GAY

Il leader di Rifondazione si racconta a Gay.it: “Basta criminalizzare Zapatero. Il PACS è il minimo che si può fare”. E sulla Chiesa: “Sono contro le ingerenze, ma dico no allo scontro”.

ROMA – E’ risultato il primo tra i primaristi d’ottobre, e chissà se scaramanticamente vorrà dire qualcosa. Fausto Bertinotti, il “principe rosso” della sinistra italiana racconta ai nostri lettori il prima e dopo le primarie. Senza dimenticare Benedetto XVI e le destre italiane.
Che valore politico ha la sua candidatura alle primarie dell’Unione?

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Ne ha diversi. Penso che in ogni competizione democratica, per essere tale, si comincia da due. Quindi, di fronte alla scelta, secondo me giusta, di sottrarre alle segreterie di partito la scelta del candidato e di affidarla al popolo dell’Unione, ho pensato che una ragione elementare di democrazia proponesse una candidatura diversa da quella di Romano Prodi.
La seconda ragione?
E’ quella di dare un’interpretazione di sinistra all’Unione e dimostrare che, se non oggi domani, è possibile pensare ad un’alternativa alle destre, guidata da una donna o un uomo di sinistra.
La terza.
Strada facendo, questo essere di sinistra, si sta connotando di significati sempre più interessanti e larghi. Partita da un nucleo centrale che potremmo chiamare di giustizia sociale, di pace e di diritti, è andata approfondendo ognuno di questi meta-obiettivi: la pace, la giustizia, i diritti, affrontando la nuova conformazione sociale, culturale e civile del Paese. In questo percorso, credo abbia avuto anche il merito di mettere in rilievo tematiche, pur sempre sostenute, ma in qualche misura in ombra o che occupavano un ruolo meno centrale di altri.
Lei, a Scandicci alla Festa di Liberazione, ma anche a Milano a quella dell’Unità, ha ricevuto ovazioni quando affrontava i temi sui diritti.
A Scandicci e altrove ho misurato la stessa cosa: tu ottieni un consenso popolare allo stesso modo quando parli di diritti di una persona, in questo caso messo in luce anche dai conflitti sui Pacs, come quando parli del salario e del potere d’acquisto. Quindi, strada facendo, questa connotazione di sinistra va riempiendosi di significati intensi.
Sempre che la sinistra non si faccia trascinare dall’anticoraggio.

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Secondo me in quello che lei dice c’è un elemento di verità perché la sinistra sul tema dei diritti è sempre stata schierata, credo, sostanzialmente su posizioni giuste ma molto, molto prudenti e qualche volta con un eccesso di tatticismo. La sua critica è giusta ma secondo me non va confusa con un’altra che non condividerei che è trasformare una contesa civile molto forte e impegnativa in una guerra di religione tra laici e cattolici.
Lei sa che non vogliamo fare guerre e non ci piacciono neppure quelle preventive.
Le do piena ragione, non pensavo a lei o all’Arcigay. Avevo in mente le ultime cose scritte e dette da Dom Franzoni; so bene che parlo di un cattolico conciliare che anche per le sue scelte coraggiose è stato messo fuori dalla gerarchia ecclesiastica. Penso che lui è testimonianza di larga parte del mondo cattolico. Per questo, se mi si dice: guarda che la replica a Ruini è troppo diplomatica dico: va bene!
Se le dico che in qualche modo va ripercorsa un’ipotesi meno risorgimentale di scontro fra laici e cattolici?
Le rispondo che è sbagliato perché l’Italia ha visto il mondo cattolico muoversi in maniera non reversibile, neanche di fronte a delle pressioni integraliste come quelle che muove oggi la gerarchia ecclesiastica, verso un’idea plurale dell’organizzazione della società civile. E’ la ragione della grande vittoria sul divorzio e sull’aborto. Le dirò di più: io penso che se oggi dovessimo fare un referendum sui Pacs, che è la questione più scottante che anima la comunità gay, lesbica e transessuale, penso che vedrebbe una larghissima vittoria a favore del riconoscimento secondo la proposta di legge di Franco Grillini.
Noi conosciamo bene Benedetto XVI e anche Ruini e certe cose non sono così digeribili.
CONTINUA IN SECONDA PAGINANoi conosciamo bene Benedetto XVI e anche Ruini e certe cose non sono così digeribili.
Credo che abbiano bisogno di risposte ferme da parte vostra come da parte nostra. L’uscita di Ruini è davvero inaccettabile ma soprattutto gli contesto la presunta autorità rivendicata in materia costituzionale. Il cardinale, e questa è la sua missione, può parlare al popolo dei credenti nel rispetto dei loro comportamenti; non può parlare alla Repubblica per le leggi che questa deve fare alla sua cittadinanza. Questo è il limite oggi della laicità, tanto più necessaria in quanto questa nostra comunità diventa sempre più interetnica e plurireligiosa. La pretesa del cardinale va respinta e contestata.
E alla proposta di Rutelli cosa risponde?

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Che non sono proprio d’accordo perché la sua soluzione non è affatto una soluzione. Il tema che è all’ordine del giorno è quello che delle coppie di fatto esistenti debbono essere messe nella condizione di avere diritto di cittadinanza e per questo ci vuole una legge di garanzia. Rutelli non dice questa o l’altra legge, dice: no, il problema non esiste e semmai vanno tutelate le persone, con ciò negando il problema posto dall’esistenza stessa delle coppie di fatto. Perciò il mio dissenso è molto radicale.
Vi è anche una natura politica a questo suo dissenso?
Esiste eccome! Penso che la proposta di legge sui Pacs sia il punto minimo di garanzia che l’Unione sia capace di essere portatrice dei diritti delle persone e in particolare per l’area a cui ho fatto riferimento: di gay, lesbiche e transessuali, cittadini di questo Paese come ogni altro. Penso sia legittimo avere una discussione aperta sul matrimonio; che sia del tutto legittimo pensare di essere d’accordo o no con Zapatero. In ogni caso, quale che sia lo sviluppo di questo discorso, i Pacs sono il punto minimo ed elementare di intervento legislativo su cui non può non esserci una posizione comune dell’Unione. Vale per Rutelli come per Mastella.
Arcigay chiede alla politica di smettere di offendere Zapatero.
Richiesta irricevibile perché da parte nostra c’è rispetto e ammirazione per la politica spagnola.
Quali saranno le vostre proposte dopo le primarie?
Credo necessaria una profonda riforma della politica che camminerà su due gambe. La prima è quella di una ricongiunzione tra la vita quotidiana del popolo e la politica medesima. La seconda è la partecipazione popolare alla formazione dei programmi come degli obiettivi. L’Unione sarà una risposta efficace alla crisi del Paese se raccoglierà queste istanze.

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Per quanto riguarda noi, anche la grande manifestazione del 24 è ruotata attorno a quegli elementi che ricordavo prima: un’azione pacifista che si traduce nell’immediato ritiro delle truppe dall’Iraq ma che muove verso un discorso di disarmo, una idea di ricostruzione di giustizia sociale profondamente lesa sia sul terreno distributivo della ricchezza che su quello dei diritti in particolare.
Temi quasi dimenticati questi ultimi.
Volutamente da una certa politica. C’è il problema di una riorganizzazione dell’economia che mette in discussione il primato del mercato, non per ragioni ideologiche ma perché si vede che questo primato è incapace di portare l’Italia fuori dalla crisi che vive.
E nulla c’entrano i dazi.
Macché! Per usare un termine classico, è la modificazione del modello di sviluppo, cioè un diverso modello di società che pensa alla valorizzazione dell’ambiente, del lavoro, un mutamento del paradigma stesso. Da qui si può pensare ad una economia adeguata. Lo stesso valore riguarda i diritti delle persone che vanno da quelli più tradizionali come i diritti dei lavoratori a dire la loro sulla propria condizione; ai nuovi diritti dei migranti, elemento fondamentale della società futura; ai diritti messi in luce dalle donne, gay, lesbiche e transessuali che parlano di una nuova frontiera che è anche quella del riconoscimento della libera scelta degli affetti su cui naturalmente non deve intervenire la legge ma una modifica di costume di cui la legge può e deve essere un elemento che favorisce questa evoluzione di costumi.
Clicca qui per discutere di questo argomento nel forum Movimento Omosessuale.

di Mario Cirrito