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Bilotta: Ma la Corte non ha escluso matrimonio gay

L’avvocato Francesco Bilotta, fra i promotori dell’iniziativa di Affermazione civile che ha portato alla sentenza della Corte Costituzionale, dice a Gay.it di intravedere ancora una strada aperta.

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L’avvocato Francesco Bilotta, fra i promotori dell’iniziativa di Affermazione civile che ha portato alla sentenza della Corte Costituzionale, dice a Gay.it di intravedere ancora una strada aperta.

Di cosa si tratta?
Nelle motivazioni pubblicate, la Corte afferma che gli articoli del codice civile che oggi impediscono i matrimoni per le persone dello steso sesso non sono incostituzionali. Allo stesso tempo, però, i giudici affermano due cose molto importanti.

Quali?
Prima di tutto che le coppie gay sono un fenomeno socialmente rilevante di cui il Parlamento deve tenere conto ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione, che è ben più importante dell’articolo 29 perché è uno dei diritti fondamentali della Carta costituzionale. E poi la Corte lascia che sia il Parlamento a decidere quale soluzione adottare per regolamentare questo fenomeno, quindi in teoria anche il matrimonio.

Tutto bene, quindi?
Assolutamente no. Non posso non notare come la Corte ha contraddetto se stessa in un passaggio delle motivazioni pubblicate.

Dove?
Quando afferma che il matrimonio gay non è stato contemplato dai padri costituenti seppur l’omosessualità fosse già nota all’epoca.

Cosa c’è che non torna?
Se così fosse, cioè se il matrimonio deve rimanere immutato così come scritto in quell’articolo, vorrebbe dire che tutte le modifiche che sono state apportate successivamente al 1947 sono incostituzionali. Come il divorzio, ad esempio.

di Daniele Nardini