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Bufera a Faenza: grazie al Pd passa la Festa della Famiglia Naturale

L’ira delle associazioni. Romani: “Stupiti? È il progetto del Pd”. E il sindaco si scusa.

Giovanni Malpezzi, sindaco di Faenza, Pd

Giovanni Malpezzi, sindaco di Faenza, Pd

È bufera sul Pd di Faenza dopo l’approvazione, lunedì sera, di un ordine del giorno in cui si chiede, tra l’altro, l’istituzione della festa della Famiglia Naturale , passato grazie al voto di sette consiglieri del partito di Renzi, tra cui anche il sindaco.
La condanna al voto di metà del gruppo consiliare arriva da più parti, a cominciare da Sel, ma anche, naturalmente, dalle associazioni. Durissimo il commento del presidente di Arcigay Flavio Romani che definisce l’odg approvato a Faenza “un’esibizione di forza, un trofeo clericale che sta passando in queste settimane di aula in aula per definire in ognuna, tra laici e clericali, chi “comanda”. “L’unica utilità dell’ordine del giorno – dichiara Romani in una nota – sta nel fissare una “bandierina”: grazie a quel voto scopriamo che la maggioranza degli eletti di quell’aula sostiene un’istanza incostituzionale e che ricorda nella retorica, nel pensiero sotteso e negli obiettivi il ventennio di Benito Mussolini“. E non risparmia, Romani, critiche allo stesso Pd. “Per qualcuno questa potrà essere una doccia fredda, non lo è per noi – assicura -: dalla nascita del Pd denunciamo il diritto di tribuna riservato in quel partito alla lobby clericale, dalla Binetti in poi. Ed è sempre stato sulla pelle di gay, lesbiche e trans, vera e propria ossessione del potere ecclesiastico, che si è giocato l’accordo per corrompere dall’interno il più grande partito di centrosinistra. Quello che veniva descritto come un fenomeno residuale, era ed è in realtà un preciso progetto politico“.

“I clericali allineati dietro Renzi”

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Non è un caso, poi, che proprio dall’Emilia Romagna giunga un voto del genere, la regione dove “il Pd è in piena emorragia, reduce da primarie con numeri da pallottoliere e da un’affluenza alle urne per le ultime regionali che offende la tradizione democratica di quella regione”. “Il Nuovo Centro Destra – attacca Romani – è solo la “bad company” del Pd, i clericali di nuova generazione sono allineati dietro Renzi. Lo dicono il voto di Faenza e gli altri numerosissimi episodi come questo: chi lo nega, mistifica. Con questo cavallo di Troia clericofascista a spasso nell’area del centrosinistra, in ogni aula e a tutti i livelli, parlare di riforme è quasi una minaccia”.
Dello stesso tono le dichiarazioni di Paola Brandolini presidente nazionale di ArciLesbica. “Quanto successo a Faenza è inaccettabile – scrive Brandolini in una nota -, e deve essere contrastato non solo da parte della società civile amministrata da quel Comune e da quel partito, ma da parte di un partito di maggioranza relativa che governa il paese e che deve assumersi la responsabilità della coerenza e della chiarezza, a tutti i suoi livelli”.
Un Pd, “schizofrenico” secondo la lettura di Andrea Maccarrone, presidente del Circolo Mario Mieli di Roma. “I danni del Governo in questo delicato settore sono evidenti – dichiara Maccarrone -: è urgente e necessario che la questione dell’eguaglianza formale e sostanziale di tutti i cittadini e le cittadine, del matrimonio egualitario e dell’apertura alle nuove famiglie venga al più presto rimessa nell’agenda politica di Matteo Renzi. Il Premier ci spieghi da che parte stanno il Governo e il PD“.

Il Pd faentino si ribella e il sindaco tenta il dietro front

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E dopo che il Pd faentino, quello che sa fuori dall’aula consiliare e quella parte che ha votato contro l’odg, è insorto contro il suo sindaco producendo una lettera aperta in cui si dissocia ufficialmente dalle posizioni del sindaco e dei consiglieri favorevoli, il primo cittadino ha tentato una timida marcia indietro spiegando che il suo voto è stato favorevole perché non sembrasse che la giunta volesse andare contro il concetto di “fattore famiglia” che, spiega Giovanni Malpezzi, “ricalca la proposta di quoziente familiare presente nel programma di mandato di questa amministrazione”. Il documento approvato, tenta di giustificarsi il primo cittadino, è il frutto di una sorta di mediazione perché, ha spiegato Malpezzi “l’o.d.g di Forza Italia conteneva considerazioni del tutto inaccettabili, frutto di un’impostazione ideologica sbagliata e retrograda”.

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Ma la presenza del “fattore famiglia” ha indotto il sindaco a votare a favore perché “ho temuto che un voto contrario su questo aspetto sarebbe stato letto come una evidente incoerenza”. Nel documento, però, c’è molto più del “fattore famiglia” come si può leggere nel testo originale.
“Sono ovviamente rammaricato di aver sottovalutato la lettura che sarebbe stata data di quel voto e dell’interpretazione dell’aggettivo “naturale” che può essere fuorviante, fino al punto di attribuirmi valutazioni e pensieri che non mi appartengono – scrive in sindaco in una nota inviata alla stampa locale -. Lungi da me il voler discriminare qualcuno e qualcosa, atteggiamento che non solo non mi appartiene, ma ritengo non possa appartenere ad alcun amministratore pubblico degno di questo nome”. “Visto quanto accaduto – conclude -, per parte mia mi farò promotore di un nuovo documento da portare all’attenzione del Consiglio comunale. Un documento più rispettoso e della ricchezza di opinioni all’interno della città e dell’opinione pubblica, e che dimostri come, al di là delle parole, la valorizzazione della famiglia in questi anni si sia tramutata in impegni concreti, verso chiunque e senza alcuna discriminazione.