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Buon Natale (anche pagano)

Festa per i gay credenti e non, ma attenzione alle contraddizioni di chi vorrebbe sostituirsi a Dio, perché quando si esce dal Vangelo ogni opinione è opinabile e non esistono principi inconfutabili.

E’ Natale per tutti, credenti e non credenti?Dal momento che gli ebrei calcolano le date col calendario lunare (Pasqua viene celebrata nel plenilunio di primavera), fissare Natale a una data del calendario solare è proprio convenzionale. Non sappiamo con precisione la data solare della nascita di Gesù, avvenuta sicuramente in estate quando i pastori e i loro greggi potevano dormire all’addiaccio. Fino alla fine del secolo IV l’apparizione di Cristo sulla terra (epifania) era celebrata il 6 gennaio per ragioni proprie ai cristiani di Egitto: si celebrava insieme la nascita di Gesù e il suo battesimo. Dopo la fine delle persecuzioni si è scelto il solstizio di inverno – celebrato dai pagani come Sole Vittorioso – come la rinascita del Sole di Giustizia che è Gesù Cristo. Si ha torto quando ci si lamenta dello spirito pagano con cui si celebra oggi Natale: paradossalmente dovrebbero lamentarsi i non cristiani dello scippo di una loro festa da parte dei cristiani.

Un blog commentava amaramente come “i vertici della sessuofobica e omofobica cupola vaticana, a parole, parlano di accoglienza e non discriminazione ma poi si adoperano affinché le discriminazioni rimangano al loro posto”, mentre per Valdesi e Metodisti “la relazione umana d’amore è sostenuta dalla promessa di Dio”, e le chiese devono “accogliere le persone omosessuali senza alcuna discriminazione” e “riconoscere i diritti civili delle persone”.
In questo caso sono pienamente d’accordo coi Valdesi e ovviamente in disaccordo con le gerarchie cattoliche.
 
Qualcuno sul forum ha accusato gay.it proprio di dare spazio a un cattolico anziché a un Valdese. A me sembra un merito parlare di omosessualità senza pregiudizi.
Non sta a me dirlo, ma certo penso che, se un valdese fosse accessibile quanto sono io, senz’altro sarebbe interessante estendere il dialogo.

Sempre sul blog si commentava la furia di Ratzinger contro le Nazioni Unite e la loro “logica relativistica”: “Per chi ha l’arroganza intellettuale di considerarsi al di sopra di tutti, autoproclamandosi portavoce di Dio in Terra, essere messo sullo stesso piano degli altri è un affronto difficilmente digeribile”.
Anche in questo caso sono d’accordo con “la logica relativistica” dell’ONU, espressione del rispetto della coscienza altrui, piuttosto che con l’assolutismo di coloro che pensano avere una linea diretta con la divinità. Il Vangelo rimane per me il fondamento di tutto, ma quando si esce dal Vangelo ogni opinione è opinabile e non esistono principi inconfutabili.

Eppure voi siete tenuti all’obbedienza: come accennavamo tempo fa, uno dei tre voti, insieme a povertà e castità, su cui spesso verrebbe da dubitare…
E’ vero, anche l’ubbidienza non ha mai convinto troppo, in un mondo in cui tutti siamo necessariamente subordinati ad altri: nel lavoro, in famiglia, nei differenti ambiti della società. Dell’ubbidienza il Vangelo parla poco. Apparentemente solo la tempesta sul lago ubbidisce all’ingiunzione di Gesù di calmarsi. Ma San Paolo parlerà dell’ubbidienza di Gesù  fino alla morte: quando Pilato si sforzava di aiutarlo, Gesù non collaborò e si lasciò condannare per non contraddire al suo messaggio di onestà e sincerità, stritolato da un’impossibile connivenza politica giudeo-romana che sarebbe finita nella catastrofe del popolo ebraico prevista da Gesù. Ma il suo sacrificio aveva fatto riflettere, e così 50 giorni dopo la sua risurrezione i credenti erano già tremila. Però bisogna fare attenzione al senso di questa ubbidienza: in suo nome tante volte nella Chiesa si è praticata la tirannia da una parte e il servilismo dall’altra. Un film come “Il nome della rosa” ha mostrato agli occhi di un gran pubblico in maniera caricaturale, ma non del tutto immaginaria, che cosa sia l’abuso del potere e, quel che è peggio, in nome di Dio.

Davanti a tutte queste contraddizioni, anche per un prete ‘aperto’ come te non deve essere facile parlare di Dio con tutti. Immagino che qualcuno non accetti nemmeno di entrare nel discorso, perfino senza un atteggiamento dogmatico e ‘assolutistico’.
Se non posso parlare a te di Dio, posso sempre parlare a Dio di te.

Don Narciso è un vecchio prete romano, come ce ne sono tanti, cosciente di aver sempre voluto seguire il messaggio di amore di Cristo, anche quando è in disaccordo coi vertici della Chiesa e con la loro crescente omofobia. Ha accettato, pur mantenendo uno stretto anonimato, di aprire un dialogo con i lettori di Gay.it. Chiunque sia interessato, può scrivere a Flavio Mazzini, che gli rivolgerà tutti i vostri pensieri e le vostre domande.Clicca qui per discutere di questo argomento nel forum Religione.

di Flavio Mazzini