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Carceri: nel Lazio pari diritti anche ai partner di fatto

È certamente più difficile in carcere la permanenza per le persone i cui legami affettivi e familiari non sono riconosciuti. La Regione Lazio ha approvato una nuova legge all’avanguardia.

ROMA – Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato un’innovativa legge quadro riguardante i diritti della popolazione carceraria che, per la prima volta, estende anche ai partner dello stesso sesso quel trattamento che finora era riservato esclusivamente ai detenuti eterosessuali. Basti pensare, ad esempio, al diritto di poter avere dei colloqui. Essi sono consentiti solo in caso di parentela o di matrimonio, che devono essere provati con certificati. È evidente che questo tipo di normativa penalizza fortemente la popolazione gay, lesbica e transgender dal momento che in Italia le unioni che non siano matrimonio tra uomo e donna semplicemente per lo Stato non esistono, per cui è impossibile per certi detenuti anche solo poter parlare o vedere di tanto in tanto il partner, quando dello stesso sesso. Il Presidente della regione Lazio, Piero Marrazzo, ha commentato l’approvazione dicendo che “il Lazio, con questa legge, si pone all’avanguardia in Italia. Una legge – ha spiegato – che è arrivata dopo un lungo iter che ha coinvolto molte commissioni consiliari, il garante dei detenuti Angiolo Marroni e i ministeri della Giustizia e della Salute.” Marrazzo ha anche ricordato un recente appello lanciato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante una visita al carcere di Rebibbia, quando ha invitato ad attivarsi per un miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri.

Peppe Mariani, Presidente della Commissione lavoro e pari opportunità regionale, afferma in una nota che ci si impegnati “affinché la legge contenesse come cardine fondamentale questo diritto all’affettività, inteso come mantenimento dell’insieme dei rapporti e dei legami affettivi. Dopo un lavoro d’aula lungo ed estenuante la Regione Lazio ha iniziato il percorso per il riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto, scavalcando il dibattito poco significativo e spesso elusivo mai arrivato all’approvazione dei Dico o dei Pacs. Per la prima volta in Italia – conclude Mariani – è stata approvata una legge che consentirà non solo ai familiari dei detenuti, ma anche a tutta la comunità affettiva di mantenere relazioni sociali all’interno degli istituti di pena. Abbiamo abbattuto le prigioni mentali del pregiudizio e del rifiuto”. Positivi anche i commenti di Cesare Caiazza, segretario Cgil Roma e Lazio, Gianni Nigro, Segretario Generale della Fp Cgil e Salvatore Marra, responsabile dell’Ufficio Nuovi Diritti, che in una nota auspicano che “si crei un nuovo clima di solidarietà e integrazione anche per i tanti detenuti appartenenti a minoranze, in particolare i trans e gli omosessuali, che spesso sono stati e sono vittime di atti di violenza e discriminazione a causa della scarsa possibilità di mediazione nelle strutture di detenzione.” Questo grazie a una legge che, sottolinea la Cgil, “ha come obiettivo il reinserimento sociale” dei detenuti.

“Siamo soddisfatti per questa legge – dice anche Fabrizio Marrazzo, presidente Arcigay Roma – che con il termine estensione dei diritti per le persone che hanno "una relazione affettiva", estende i diritti dei carcerati di coppie sposate anche alle coppie di fatto, senza distinzione di orientamento sessuale. Questo è un primo passo verso la parità dei diritti delle persone lesbiche e gay, è la prima legge della Regione Lazio che estende diritti anche alle persone lesbiche e gay. Facciamo i complimenti alla Commissione Sicurezza, presidiata da Luisa Laurelli e Giuseppe Mariani, ed ai suoi membri, per aver elaborato tale emendamento" e "speriamo – conclude Marrazzo – che presto il riconoscimento delle relazioni affettive delle coppie di fatto, venga esteso a tutti i settori di competenza della Regione Lazio." (RT)