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CARO ADRIANO, COSÌ OFFENDI I GAY

Lettera aperta di Mario Cirrito a Celentano, dopo il ‘sermone’ di ieri sugli omosessuali che sono ‘rock’ e Zapatero e i matrimoni gay che sono ‘lenti’. “Il tuo, Adria’, è insipidume”.

Caro Adriano,
quello che succede in queste settimane televisive, per mutuare il nuovo tormentone, “è molto rock”. E’ talmente molto rock che ci hai fatto dimenticare le bastonate che arriveranno con la Finanziaria, le nuove lotte studentesche contro il nuovo ordinamento scolastico della Moratti, perfino il terrorismo internazionale, e la miseria tua e nostra con cui dobbiamo misurarci quotidianamente. Rockpolitik è diventato il senno delle nostre dispute quotidiane, in accolito all'”Isola dei famosi”, “La Talpa” e meno male che è lontano “Il Grande Fratello”.
Per dirla alla Benigni: ti vogliamo bene, Adriano, te ne vogliamo tanto ma non esagerare! I vati della comunicazione ci avvisano che nessuno è riuscito a fare interventi più o meno censori alla tua trasmissione e questo lo troviamo un bene, ma devi capire (e lo sai bene) che proprio per questo il pubblico resta in solenne stasi, pronto a “evangelizzare” qualsiasi cosa tu dica in sermone o in compagnia dell’ospite. Opinionisti, direttori e giornalisti qualunque, sono lì, in attesa, con la penna per aria pronti a vergare il notes delle tue parole. Tu lo sai, e per non sbagliare (nonostante l’auricolare), leggi.
Ieri sera, nella tua simpatica elucubrazione tra chi è rock e chi lento, hai messo anche noi.
“I gay sono rock”. Applausi in studio e deliziosi sorrisi a casa. Subitamente la doccia fredda, freddissima: “I matrimoni gay, sono lenti, lentissimi. Pietrificati! E Zapatero è lentissimo”. Un amico che ti seguiva, smorzato il sorriso iniziale, ha emulato la Santachè rivolgendo il gestaccio verso il televisore; io ho preferito allontanarmi per un più gaudioso limoncello, regalo di una cara amica. La lettura è semplice, proprio come le cose, caro Adriano, che fai con pomposità e bravura facendole apparire amenità. Insomma, sembri dirci, non preoccupatevi della vostra condizione sessuale che è norma finché non sconfinate nei diritti. E forse non è un caso che hai citato i matrimoni e Zapatero e non la più italica rivendicazione che sono i Pacs. Becerume direbbe qualcuno; stupidità di un rockerman, replico. Tu, simpaticissimo Adriano, allenato a passare da ignorante per non fare l’ignorante, ieri sera sei riuscito a essere anche offensivo verso una categoria di esseri umani che vivono spesso nella tragedia la loro condizione umana. Hai attaccato una legge di uno Stato straniero e amico, la Spagna, per dare a intendere ai nostri legislatori che tutto ciò che ci riguarda va lasciato così com’è. Non per nulla: il Papa è hard rock! Chi? Benedetto XVI? Suvvia, Celentano, potresti fare di meglio senza sventolarci la tua tessera di Comunione e Liberazione o la strumentale esaltazione dei papa-boys. Neppure un conciliare sarebbe accanto a te a dire che il Papa è hard rock, tu che a mala pena hai sfiorato il rock ‘n’ roll e non conosci i Ramones o i più puri Led Zeppelin e Deep Purple. Hard rock è altro che non B16.

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Ai tuoi autori dovresti anche dare modo e tempo di documentarsi, prima che ti passino foglietti insipidi. I lenti e le pietrificazioni zapateriane e gay oggi sono realtà in tutta Europa, se mettiamo l’Italia fuori dal contesto europeo. A dicembre la Gran Bretagna, paese assolutamente libero, avrà la “Civil Partnership” che se non è matrimonio poco ci manca. Allora la tua trasmissione avrà chiuso i battenti da tempo e anche i riflettori mediatici spenti. Peccato non riuscire a dirgli che anche loro diventeranno lenti. Loro che il rock l’hanno inventato, avresti potuto declassarli al pari di una qualsiasi nenia alla Nilla Pizzi! E allora la tua, Adria’, non è ignoranza ma mistificazione e insipidume e nuovo ludibrio verso noi gay che guardiamo a queste cose con rispetto, convinti che siano fatti che appartengono alla democrazia e alle libertà di un Paese rispettoso di tutti.
E allora, credo, molti omosessuali come me da oggi si sentiranno lenti, lentissimi (affatto pietrificati) perché continueremo a credere nelle nostre battaglie, a spenderci perché anche questo Paese diventi lento come la Spagna, la Gran Bretagna, il Belgio, la Francia, la Germania e il resto del nostro vecchio Continente, coloro, cioè, che hanno dato risposte legislative di tutela alle coppie e ai singoli omosessuali. Non può essere tutto bianco o nero, rock o lento. Esistono nei “generi musicali” tanti altri generi: il punk, il melodramma, la house, l’hip hop, il tango, il carioca e ancor più. A volte, spesso, non è solo rosso o nero quello che viviamo. Noi, ad esempio, tendiamo più al rosa. Che facciamo? Non esistiamo perché tu hai deciso che l’unica comparazione possibile è tra il lento e il rock?
Un suggerimento, stimato Adriano, invita a Rockpolitik l’onorevole Franco Grillini che potrà spiegare meglio quanto lenti siamo, oppure vai a scovare nel vicino hinterland milanese, un giovanissimo gay che vive la propria sessualità con paura e sofferenza immerso com’è in una società omofoba anche tra i propri affetti e lascia stare Zapatero che, purtroppo, non fa parte dei nostri ordinamenti legislativi e che merita rispetto anche da parte tua. Proprio ieri le parrocchie, anch’esse hard rok, sono state esentate dal pagamento dell’Ici. Oh, Adriano, stiamo parlando di attività commerciali, mica di messe, mentre il rocambolesco Tremonti non sa dove attingere e tagliare per far quadrare i bilanci statali. Che bel rock, eh Adriano! Sì, proprio un bell’hard rock!
Peccato che a ballarlo siano davvero i soliti privilegiati, te compreso!
Con affetto.
Mario Cirrito
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di Mario Cirrito