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“Certi Diritti” a congresso: appello all’unità del movimento

Al via il terzo congresso nazionale dell’associaizone. Il ricordo di Enzo Francone, gli interventi politici e la storia di Manuel e Francesco. Racconto del primo giorno di lavori visto dall’interno.

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Certi Diritti é una associazione piccola e giovane, eppure ha già fatto molto parlare di sé. Arrivando al loro terzo Congresso capisci subito perché: gente che corre, tutti impegnati (in chissà cosa), tanta passione di sicuro.
Anche dal palco, gli interventi sono strettamente contingentati da Sergio Rovasio, insolitamente rigido per l’occasione, ché se no non si fa in tempo a sentire tutte le personalità, istituzioni, soci, e Signor Nessuno iscritti a parlare. Non tutti-tutti i saluti delle autorità sono interessantissimi, ammettiamolo: c’é tempo per scrivere. Dunque mi siedo e osservo.

La mattina é dedicata alla discussione di un volume curato da diversi esponenti di Certi Diritti, e promosso anche dall’Associazione: “Amore Civile”. Si tratta di un’articolata proposta di riforma del diritto di famiglia, che passando per il matrimonio tra persone dello stesso sesso, il divorzio breve e l’adozione ai single, ha un unico vero obiettivo: modernizzare il Paese.

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Il Congresso vero e proprio si apre con una testimonianza in video di Enzo Francone, il tesoriere dell’Associazione venuto a mancare durante l’autunno. Niente minuto di silenzio, più che altro una chiamata alle armi. Al di là della commozione personale, il racconto della coraggiosa azione di protesta organizzata da Enzo sulla Piazza Rossa a Mosca, in un Paese che ancora oggi stenta a trovare la via della modernizzazione e del rispetto dei diritti di ognuno, risponde meglio di tante parole alla demagogia dell’antipolitica dilagante in Italia, mostrando chiaramente a cosa servono le associazioni, l’impegno e la passione -non senza rischi e sacrifici- di tante persone. Enzo Cucco riassume semplicemente il significato della commemorazione: nella battaglia per un mondo migliore, ciò che conta é metterci la faccia, impegnarsi in prima persona per costruire una comunità solidale.

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Si prosegue poi con l’intervento di Francesco e Manuel, il primo in sciopero della fame ormai da 27 giorni. La loro presenza qui esemplifica la missione dell’Associazione, richiamato già nel nome: non contrattare per delle concessioni politiche (che pure é utile e importante qualcun altro, più grande, cerchi di ottenere), ma ribadire che i diritti sono di tutte e tutti, ed ognuno dovrebbe attivarsi per vedere riconosciuto ciò che, semplicemente, gli spetta. Francesco e Manuel lo hanno fatto singolarmente, Certi Diritti tenta collettivamente, senza che le due cose siano alternative o in competizione: il problema non é certo quando c’é qualcuno che fa qualcosa, e il bello di Certi Diritti é che tenta di collaborare con tutte e tutti coloro che si danno da fare.

Forse la collaborazione e l’appello all’unità sono proprio la chiave di questa prima giornata di Congresso, caratterizzata dai saluti e gli interventi di praticamente tutti i soggetti attivi in Italia per il riconoscimento dei diritti e il progresso delle condizioni di vita delle persone omo e bisessuali e trans. E’ molto importante che questa definizione includa tanti soggetti non strettamente lgbt, che mandano i propri saluti o che sono presenti con propri rappresentanti. E’ il caso di Ivan Scalfarotto, da poco vice-Presidente del PD, a mostrare che la via giudiziaria e quella politica non sono alternative.

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Questa carrellata di interventi, che potrebbe sembrare il circo delle vanità, é invece un momento importante: serve a mostrare la varietà, e quindi le potenzialità, del movimento lgbt italiano. Il messaggio del primo giorno di Congresso, sembrerebbe di capire, é che le diversità -e la collaborazione- sono la chiave del successo.

Per onestà, questo resoconto non può però essere una sviolinata. Chiudiamo dunque con una critica: sedendosi a guardare, ciò che salta subito all’occhio é la varietà dei presenti: donne, uomini, giovani, anziani, omo, bi ed eterosessuali. Sì, avete capito bene, é un casino qua: non si capisce con chi ci si può provare e con chi no.
Forse, in stile radicale, conviene tentare sempre.

di Carlo D’Ippoliti