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Charlie Bartlett, l’eroe della scuola sta dalla nostra parte

L’androgino Anton Yelchin illumina l’intelligente commedia “Charlie Bartlett” di Jon Poll su un ragazzo timido con amico gay che diventa il beniamino della scuola grazie alla sua capacità di ascolto.

Ecco un film che dovrebbe essere proiettato d’obbligo nelle scuole, politicamente e "didatticamente" scorretto quanto basta per scatenare un sano dibattito su bullismo e dintorni. Trattasi di Charlie Bartlett di Jon Poll, commedia rivelazione del XXV Torino Film Festival, dove è stato uno dei titoli più applauditi.

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College movie di razza firmato da un esordiente specializzato in montaggio, racconta di un ricco e depresso adolescente, il Charlie del titolo, cacciato dall’ennesima scuola privata per aver creato e smerciato patenti false ai suoi compagni e proiettato suo malgrado in un anonimo liceo pubblico. L’accoglienza è a dir poco brutale, e il timido Charlie diventa subito bersaglio della feccia organizzata che gli infligge le peggiori angherie, ma la sua naturale predisposizione all’ascolto e alla comprensione del prossimo lo fa diventare popolare all’interno della scuola, anche grazie all’aiuto del suo psichiatra dal quale riesce a ottenere una grande varietà di pasticche destinate all’uso più vario. I bagni della scuola diventano così il suo personale studio medico dove si mette a prescrivere antidepressivi ma anche fantasiose perle di saggezza. L’indole da leader del genialoide Charlie lo porterà a capeggiare una vera e propria rivolta studentesca che lo opporrà al bonario preside a rischio licenziamento (un esemplare Robert Downey jr.) la cui figlia, nel frattempo, è diventata proprio la sua fidanzata.

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Tra le righe emerge un forte messaggio di accettazione delle diversità anche sessuali: il primo amico di Charlie è un ragazzo omosessuale obeso discriminato dalle fronde più violente e razziste della scuola ma proprio con lui il protagonista riesce a confidarsi e sarà grazie alla sua complicità che metterà in pratica un piano per vendicarsi dei pestaggi subiti.

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Il punto di forza del film è la bravura dell’androgino Anton Yelchin (Alpha Dog), diciannovenne nato a San Pietroburgo da due pattinatori di figura russi, emigrato a soli sei mesi negli States e debuttante in tv a 10 anni per poi recitare l’anno dopo con Anthony Hopkins nel drammatico Cuori in Atlantide. Tenero ma risoluto, arguto e ruffiano al punto giusto, il suo Charlie simpatizza subito con lo spettatore che si appassiona incondizionatamente alle sue strampalate vicende (e per una volta un giovane abbiente non è snob né affettato nei modi). Deliziosi i suoi duetti al pianoforte con l’eccentrica mamma – una strepitosa Hope Davis – e bellissima la scena in cui vanno a trovare il papà in carcere rendendosi conto dell’importanza di ricostituire l’unità famigliare anche senza la protezione della figura adulta maschile.

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Come dice il regista Jon Poll «finalmente un film sulla scuola superiore che parla di persone vere e che tratta tematiche reali con umorismo e pathos. Charlie Bartlett è davvero un personaggio magnifico, in grado di sopraffare qualsiasi cosa con il suo schietto ottimismo: ecco ciò che mi ha colpito maggiormente». «Volevo scrivere una storia sugli adolescenti che non fosse patinata, ma autentica» spiega lo sceneggiatore Gustin Nash. «Gli adolescenti non sono stupidi e a volte penso che siano più avanti degli adulti, quindi è importante per me che questa storia risulti realistica sotto ogni aspetto. Il film non è né pro né contro l’uso degli psicofarmaci. È la storia di un giovane che inizia a distribuire questi medicinali per conquistare popolarità ma poi si rende conto che può aiutare i suoi coetanei a risolvere i loro problemi con metodi alternativi all’assunzione di psicofarmaci».