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CHE CHIC QUEL TRAVESTITO!

Moda, canto e tanta napoletanità in ‘Cocò & Chanel’, il nuovo spettacolo di Cesare Belsito, in anteprima a Roma. “Il teatro? Deve far ridere, sì. Ma anche un po’ pensare”.

ROMA – Serata d’alta moda. Singolari ospiti: Cocò & Chanel. Attenzione: non Coco Chanel, ma Cocò & Chanel. Un travestito napoletano – Cocò – di professione cantante, a un certo punto della sua carriera capisce che l’inadeguatezza del suo look non solo non gli permette gli opportuni salti di qualità, ma rischia di avviarlo sulla tragica strada del tramonto. Lo scaltro partenopeo decide allora di partire per la capitale francese, regno della bellezza e dell’eleganza, con l’auspicio di mutare il corso della sua vita. Arrivato a Parigi sceglie di recarsi con vivo entusiasmo presso la sartoria Chanel ed è proprio da lì che si avvierà una nuova dimensione trionfale della sua notorietà.
Coco & Chanel è un musical sull’ormai mitica stilista, scritto e interpretato dal poliedrico Cesare Belsito. Con lui c’è Leonardo Gambardella, mentre le musiche sono di Paolo Colletta e i costumi di Cabiria d’Agostino. Lo stesso Belsito ha scritto i testi delle canzoni. Prima di vederlo in scena giovedì 18 agosto al Gay Village, abbiamo posto a Cesare alcune domande.
Con quale “coraggio” ti sei avvicinato a quell’icona che è Coco Chanel?
Leggendo la biografia di Chanel sono rimasto affascinato dalla sua forza, dal suo temperamento, dalla sua ostinazione, e dal suo frequentare le persone giuste, tutte doti che l’hanno portata a diventare un mito. Una manager di se stessa, cocciuta, ferrea, come ce ne sono anche oggi nella politica, nello spettacolo e in molti altri campi. Partendo da questo, mi è venuta l’idea di un travestito napoletano, che per inadeguatezza del suo look, corre a Parigi per rifarsi il guardaroba, e resta invischiato in qualcosa di più grande di lui, che lo porterà a diventare un arrampicatore e un arrivista. E solo attraverso Paul, il bel ragazzo che lavora nell’atelier (interpretato da Leonardo Gambardella) saprà tutto di Chanel. Chiaramente stiamo parlando di una commedia, con musiche e canzoni, assolutamente ironica, grottesca e leggera.
Con “Coco & Chanel” hai voluto indagare con ironia e trasgressione il mondo accattivante e fatuo della moda e della brama di successo a tutti i costi dei nostri tempi. Quale messaggio vuoi lanciare?

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C’è una frase in Coco & Chanel che sintetizza il testo: “I quattrini contano molto più dell’arte”. È quello che avverto in questo mondo di oggi, assetato di danaro, di potere, più che di esigenze artistiche. E con questa corsa al danaro, alla bramosia, non c’è più voglia di esprimere arte o bellezza. Io, però, non voglio lanciare nessun messaggio. Odio i santoni e i predicatori in teatro. Ed è per questo che mi sembrava giusto ironizzare, attraverso le canzoni che ho scritto, musicate dal bravissimo Paolo Coletta, col quale collaboro da anni.
A proposito di moda, credi che sia solo una “moda” passeggera chiedere il riconoscimento delle coppie di fatto oppure la vedi come una battaglia giusta?
Ma che moda? È una battaglia giustissima, che condivido pienamente. Molti paesi europei ci sono già arrivati da tempo, e noi, che sembriamo tanto proiettati nel futuro, stiamo ancora lottando per il riconoscimento delle coppie di fatto. Oh, my God!
Parliamo un po’ di te. Quanto di autobiografico c’è in Coco & Chanel?
Nei testi che scrivo c’è gran parte di me. Ma stavolta mi piaceva affrontare qualcosa di totalmente diverso. Io non sono così cinico, né calcolatore, ma non ho nemmeno l’ingenuità di Cocorita, il travestito che interpreto, che affascinata dal bel mondo parigino e da un bel ragazzo, sente di poter cambiare vita, anche se poi si perde nei meandri del lusso, del cinismo, del potere appunto. Io, per esempio, ho un rapporto coi soldi assolutamente anomalo: non accumulo, spendo! Ma mi sta bene così!
Attore, autore, regista, non solo al teatro ma anche al cinema e in TV: dove trovi l’energia per fare tutto? Quale ambiente trovi più appagante e da quale ricevi più stimoli?

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Avere la possibilità di fare quello che faccio, è oggi una vera fortuna. Il teatro è la mia vita, ma oggi sento che il mondo della fiction è aperto a prospettive nuove e a interessanti sviluppi. Ovviamente ricevo più stimoli dal teatro, ma finalmente non sono così snob nei confronti del mondo della TV, anzi incomincio ad apprezzarlo. L’energia la trovo perché amo il mio lavoro. È veramente molto difficile che io mi occupi di una cosa che non mi piace. Mi fa star male. E quindi la elimino, anche se mi costa un po’, ma dopo sto sicuramente meglio.
Se qualche lettore di Gay.it volesse intraprendere la carriera teatrale, che consigli gli daresti?
Prima di tutto, gli chiederei: “Ma chi te lo fa fare?”. E poi, se avvertissi in lui un bisogno irrefrenabile, gli direi di studiare e di prepararsi anche a momenti difficili, ma soprattutto gli consiglierei di non lasciarsi abbagliare dal mondo del cabaret che, con tutto il rispetto e la dovuta ammirazione, può portare a facili guadagni, ma sicuramente non rappresenta la vera arte ed è lontano dal teatro vero e proprio, drammatico o comico che esso sia.
Le tue opere hanno un plafond “sociale”: hai partecipato a incontri di “scrittori per la pace”, hai combattuto la depressione con “Assuntina e Amedeo”. Come credi che il teatro, e l’arte in genere, possano essere di aiuto per superare questo particolare momento storico che stiamo vivendo?
Non sono proprio sicuro che possa aiutare, ma almeno può far riflettere, questo sì. Non è un caso che quando si vede un film o uno spettacolo o una mostra d’arte belli, si torna a casa sereni e felici. Io, se vedo una cosa brutta sia al cinema che a teatro, mi innervosisco. Figuriamoci poi se è una cosa che si preannuncia divertente e non lo è. Vedi, penso che una risata faccia assolutamente bene, ma deve essere intelligente. Questa è la mia idea di teatro: far ridere sì, ma anche pensare un po’.
Dove andrai (o dove sei stato) in vacanza?
Niente vacanza, purtroppo. E per me che sono napoletano e amo il mare, è una grande sofferenza. Però spero di riuscire ad andare una settimana a Ischia, che mi piace moltissimo, e che da anni frequento, perché c’è una mia amica che ha una casa bellissima. A recuperare le mie energie. Ma per il momento lavoro e poi il 18 agosto al Gayvillage vi aspetto tutti a vedere Coco & Chanel.
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di Roberto Russo