CHE COSA COSTA LA FEDELTÀ? - fedeltaBASE - Gay.it Archivio

CHE COSA COSTA LA FEDELTÀ?

Un lettore: ‘se ci sono difficoltà, non è meglio usarle per migliorarsi piuttosto che vagare da un corpo a un altro?’. Risponde l’esperto: ‘vero, ma ognuno segue la sua natura’.

Per esperienza personale diretta ed indiretta, ritengo che non sia facile trovare un compagno con il quale impostare un rapporto basato su lealtà e sincerità. In modo particolare posso dire che per molti sia difficile condividere ed anche capire ciò che io intendo per fedeltà all’interno di una coppia (gay e non) e quindi mi chiedo che non sia io a pretendere l’impossibile.
La parola fedeltà spesso si associa al concetto di rinuncia e si contrappone a quello di colpa e di peccato conseguente al tradimento. Per me essere fedele vuol dire essere soddisfatto di quello che ho… del mio compagno, della nostra storia, non avere motivi e stimoli a sufficienza da cercare altro. Certo non sempre le situazioni sono così nette e facilmente valutabili ma prima di cercare altrove ciò che non si trova (o sembra di non poter trovare) nella coppia, non sarebbe preferibile, più maturo ed edificante cercare di capire meglio noi stessi e l’altro?
Probabilmente quello che io propongo é un processo di autocritica e presa di coscienza di noi stessi e dei nostri bisogni, impegnativo e faticoso ma necessario a costruire qualcosa di importante… Diciamo di voler lottare per i matrimoni gay ma quanti di noi sono realmente disponibili a rinunciare a certi comportamenti egoistici, aprirsi al proprio compagno e donare qualcosa di autentico? Specialmente in età matura (ovvero quando non si hanno proprio più 20 anni), vagare da un corpo ad un altro e da una avventura ad un’altra è libertà di cambiare o incapacità di impegnarsi in qualcosa di importante? Quando si è veramente innamorati e corrisposti si può aver bisogno di molto altro ancora? o forse se succede questo, stiamo illudendo il nostro compagno ed in primo luogo noi stessi?
Non vorrei apparire eccessivamente critico ma i sentimenti sono la cosa più bella che abbiamo e spesso per mancanza di coraggio, per debolezza o abitudine sono bistrattati ed insabbiati. La cosa mi rattrista molto perchè poi, non di rado ci ritroviamo insoddisfatti e soli, a toccare l’ennesimo corpo sconosciuto o invischiati in storie clandestine ed impossibili.
A mio giudizio cercare di invertire la tendenza non sarebbe male, io ci sto provando.

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Carissimo,
sono particolarmente colpito e allo stesso tempo entusiasta del tuo “sfogo”; sì, voglio interpretarlo così, in quanto credo sia necessario che ogni essere umano etero-gay-bisex-transex accetti di capire l’importanza di amare.
Quando due “anime” si incontrano sono molti i fattori che si intrecciano e spesse volte quello che sembra avere la meglio è legato all’istintualità. Freud, circa cento anni fa, lo identificò come pulsione circoscrivendola ad un bisogno primario che viene rappresentato nella sessualità come egoismo legato al semplice piacere.
Sono pienamente d’accordo con te quando sottolinei l’importanza di vivere, all’interno di un rapporto di coppia, le difficoltà come edificanti e utili al fine di comprendere meglio se stessi e il partner, ma credo che l’egoismo appena citato potrebbe, nella maggior parte delle occasioni, non solo fare da padrone, ma soprattutto rovinare un simile pensiero!
Al momento in cui un essere umano decide di vivere una storia entra in contatto con un suo simile e non importa quale sia l’orientamento, anche se spesse volte, a tutt’oggi, gli stereotipi e i pregiudizi continuano a manipolare la possibile “idea” relazionale. La coppia formatasi vive alcuni passaggi evolutivi necessari e significativi come la conoscenza, la costruzione del nido, il mantenimento, la costruzione, la consapevolezza e il rinnovamento. Queste tappe sono necessarie al fine di consolidare, in una società che ancora oggi stenta a viversi serenamente la coppia dello stesso sesso, una storia sentimentale e sessuale degna di essere chiamata “relazione”.
Ma come hanno individuato alcune ricerche scientifiche recenti questa possibilità di entrare a fare parte del mondo delle “buone e sane” relazioni di coppia sembra riguardare i più fedeli, non intendendo coloro che non tradiscono, ma quelli che accettano di sperimentarsi riuscendo a viversi una convivenza, o comunque una relazione da più di 8-10 anni.
Tra i tanti quesiti che hai posto uno mi colpisce particolarmente: …in età matura vagare da un corpo ad un altro e da un’avventura ad un’altra è libertà di cambiare o incapacità di impegnarsi in qualcosa di importante? Credo che entrambe le possibilità siano realistiche, nel senso che un uomo oppure una donna adulti dovrebbero sentirsi liberi di agire come meglio credono e allo stesso tempo viversi la possibilità di rimanere eterni “adolescenti”, oppure costruirsi una “responsabilità” adulta! Per il mondo omosessuale spesso, e me ne dispaccio, ma fa parte del gioco degli stereotipi e dei cliché sociali dettati dal “perbenismo” eterosessuale, è molto facile riconoscere l’incastro adolescenziale!
Vorrei concludere utilizzando un tuo pensiero sperando possa diventare il punto di partenza di ogni relazione sentimentale: …i sentimenti sono la cosa più bella che abbiamo e spesso per mancanza di coraggio, per debolezza o abitudine sono bistrattati ed insabbiati… Aggiungo: sarebbe “ora” di fare capire a tutti, omosessuali e non, quanto vivere i sentimenti, riconoscere le proprie emozioni ed accettare di responsabilizzarsi al fine di rinnovare il tutto costantemente nel “piacere” della coppia siano alla base dell’amore!
Un abbraccio
Dr. Fabrizio Quattrini
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di Fabrizio Quattrini