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Che pizza la Julia di “Mangia, prega, ama”

Noia e superficialità per la scialba commediola turistica con Julia Roberts diretta dal gay dichiarato Ryan Murphy. Sprecati in ruoli secondari James Franco, Richard Jenkins e Javier Bardem.

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Ryan Murphy è uno dei pochi gay dichiarati che sta facendo strada a Hollywood: personalità eclettica e prolifica, a soli 45 anni può vantare un curriculum di tutto rispetto. Ha creato e prodotto due dei serial di maggior successo degli ultimi anni, il controverso "Nip/Tuck" e il musicarello "Glee", esordendo come regista al cinema con l’interessante adattamento del pregevole romanzo "Correndo con le forbici in mano" di Augusten Burroughs.
È un peccato, quindi, constatare come la sua opera seconda, "Mangia, prega, ama", anch’essa tratta da un libro, l’omonimo bestseller da un milione di copie solo negli States, scritto da Elizabeth Gilbert e tradotto in più di trenta Paesi, sia purtroppo poco riuscita.

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E dire che Julia Roberts è di solito garanzia di leggerezza e luminosità, mentre in questo triplice viaggio di stile pubblicitario – Italia, India e Bali – dove la protagonista Liz cerca se stessa dopo un matrimonio fallito e un nuovo fidanzamento non esaltante, sembra piuttosto pesta e immalinconita, riuscendo persino ad annoiare, vista la durata inopinatamente eccessiva del chick-flick (film per donne), quasi due ore un quarto.
In questo dilatato spot turistico che farebbe la gioia di qualsiasi tour operator, lo stereotipo e il luogo comune imperano: la Roma ‘caciarona’, dove ovviamente Liz si rifugia per mangiare al meglio, sembra ferma agli anni Cinquanta, con maschi indolenti che si esprimono gesticolando, palpano le ragazze per strada e si ritrovano dal barbiere a esaltare le virtù del ‘dolce far niente’. Il bel Luca Argentero ha una presenza poco più che decorativa e, visto che il regista l’ha apprezzato per "la meravigliosa dentatura", dà il meglio proprio sorridendo.

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Così, non resta che ammirare la gastro-raffica di piatti succulenti, dai carciofi alla Giudia alla pizza filante "Da Michele" in una Napoli da cliché che è tutta un panno steso (ovviamente le prime tre parole d’italiano che la Roberts impara dal dizionario sono: "mozzarella di bufala").
Stesso discorso si può fare per l’Oriente cartolinesco, con incensi e collanine di prammatica nell’ashram indiano o la Bali verdeggiante dove Liz rincontra un santone sdentato che un anno prima le aveva dettagliatamente previsto l’immediato futuro.
Il punto di vista queer del regista è riscontrabile in qualche battuta camp ("In India non puoi toccare nulla tranne che te stessa") e nel cameo ‘naturista’ di un biondone che a Bali vuole convincere una ritrosa Julia Roberts a fare il bagno senza vestiti e viene insistentemente inquadrato di schiena in primo piano, completamente nudo.

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Curiosità: qualche giorno fa, all’Ellen DeGeneres Show, l’attrice apertamente lesbica Jane Lynch, premio Emmy per "Glee", ha dichiarato che Julia Roberts "è gay ma non vuole riconoscerlo. Credevo fosse più facile per un’attrice come me fare il coming out, soprattutto se paragonato a quello di un’attrice ‘ingenua’ come la Roberts".
Nel mediocre "Mangia prega ama" restano apprezzabili le interpretazioni di alcuni notevoli attori non protagonisti, dall’eccellente Richard Jenkins ("L’ospite inatteso"), divorziato dal bicchiere facile, in cerca di redenzione indiana, che chiama Liz amichevolmente "Mandibola", al paterno e sensibile Javier Bardem, il cui figlio adolescente viene preso in giro dagli amici perché il papà lo bacia sempre sulla bocca.

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Rivediamo con piacere anche il valente James Franco, attualmente sui nostri schermi col biopic gay "Urlo", nello scomodo ruolo dell’attore off-Broadway che si fidanza con Liz ma non riesce a comprenderne il disagio esistenziale nella prima parte della pellicola occhieggiante furbescamente a "Sex and the City". Peccato, però, che la loro bravura sembri quasi sprecata in questa commediola barbosa e superficiale, alla fine della quale vien da commentare, pensando alla Margherita di Michele: "Che pizza!".