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Chiesa e gay: Bagnasco nega omofobia, Mancuso replica

Bagnasco: la Chiesa non cerca egemonie e non è omofoba. Mancuso: toni sfumati, ma la sostanza omofoba non cambia.

ROMA – «Vogliamo evangelizzare l’Italia ma la Chiesa non cerca egemonie» sostiene il presidente della Conferenza Episcopale Italiana Angelo Bagnasco nel corso di un’intervista al quotidiano La Repubblica. Per Bagnasco la missione della chiesa è quella di «annunciare la salvezza, categoria eminentemente religiosa: annunciare Cristo che salva l’uomo e lo rivela a se stesso» e che per far ciò «serve una catechesi più incisiva, presentando le ragioni e le verità della fede.» A una domanda sui rapporti tra Stato e Chiesa Bagnasco sostiene che «la voglia di essere un’autorità extraparlamentare non esiste. La Chiesa non ha nessuna volontà egemonica. Esiste semplicemente la responsabilità di dire la propria, come soggetto significativo della società civile, a proposito dei valori sociali fondanti.» Tra questi valori fondanti c’è anche il rispetto per le minoranze, a cui bisognerebbe garantire pari diritti? Sul tema dei diritti degli omosessuali mons. Bagnasco afferma che nella Chiesa «non c’è mai stata omofobia». (Questo sebbene recentemente un’associazione internazionale indipendente e rispettata come Human Rights Watch abbia eletto proprio Benedetto XVI al primo posto della classifica annuale dei personaggi simbolo dell’omofobia).

Per il Presidente nazionale di Arcigay Aurelio Mancuso «sia l’intervista rilasciata dal presidente della Cei Bagnasco, sia la pubblicazione degli orientamenti del Convegno Nazionale Ecclesiale di Verona, contengono le solite affermazioni, discriminatorie e omofobe, di cui è malata la gerarchia cattolica italiana.» Mancuso fa notare che «i toni si fanno sfumati, persino fintamente accoglienti ma la sostanza non cambia: alle persone lgbt di questo Paese non va riconosciuto alcun diritto. Rispetto alla disponibilità d’incontro con le persone omosessuali, Bagnasco sa bene che ne sono già avvenuti diversi in questi anni tra gruppi di gay credenti e alti prelati, addirittura tra gruppi di Arcigay e vescovi locali, ma questo non ha portato certo a un mutamento di atteggiamento complessivo della chiesa cattolica nei confronti dei cittadini omosessuali. Noi – continua – non confondiamo la gerarchia cattolica con i tanti credenti cattolici e non, associazioni, gruppi, preti, con cui la nostra associazione, e in generale il movimento lgbt, collabora in modo proficuo. Non è una battaglia tra laici e cattolici, ma tra una gerarchia che si è fatta partito e un popolo che si vuole cacciare nella clandestinità sociale. Ricordiamo, inoltre, che la campagna d’odio perseguita nel corso degli ultimi anni dalle gerarchie, ha, di fatto, contribuito all’aumento esponenziale di atti di violenza e di offesa nei nostri confronti. Vi è infine, da sottolineare che, nel documento scaturito dal convegno veronese, i vescovi italiani affermano come sia necessaria una rivisitazione costante dei veri diritti della persona e delle formazioni sociali. In pratica, – conclude Mancuso – neppure le libertà individuali devono essere garantite in quanto tali, ma vanno consentite solo se coerenti con il magistero cattolico.» (RT)