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#CinemaSTop: Dheepan, fiera Palma d’Oro su una nuova idea di famiglia

Da non perdere il superbo dramma di Audiard. Eva Riccobono lesbica in Io che amo solo te.

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Che emozione Dheepan – Una nuova vita: l’ex Tigre Tamil s’inventa una famiglia per rinascere a Parigi
È probabilmente il miglior film dell’anno e non potete assolutamente perdervelo. È anche quello più aderente alla cupa air du temps contemporanea: il dramma della migrazione e dei rifugiati, l’integrazione razziale, la tensione sociale delle periferie francesi. Stiamo parlando del fiero Dheepan – Una nuova vita diretto dal grande Jacques Audiard (Il profeta), autore di un cinema energico e frontale, senza compromessi, da prendere o lasciare. È anche il film che elogia la famiglia d’elezione nel modo più radicale possibile: il protagonista Dheepan (l’impronunciabile Jasuthasan Antonythasan) fugge dallo Sri Lanka in piena guerra civile dopo infinite torture e la perdita di moglie e figli. Ma per fare richiesta d’asilo in Francia, simula che i famigliari siano in vita, una giovane donna e una bimba di nove anni che in realtà nemmeno conosce. Con loro riesce a emigrare a Parigi, ma la convivenza non è facile e i tre non sembrano nemmeno comprendersi a vicenda. Dheepan trova lavoro come portiere in un palazzone della banlieue dominato da gang di spacciatori e lei come badante mentre la (finta) figlia non riesce affatto ad ambientarsi a scuola. La guerriglia urbana è sul punto di esplodere. Audiard è probabilmente l’unico regista contemporaneo che è in grado di girare scene action con un piglio davvero autoriale, in cui la violenza non è esibita per il gusto di sorprendere lo spettatore ma l’unico mezzo possibile per la catarsi dei suoi personaggi, mai retorici anche nelle loro istanze eticamente discutibili. Magnifico momento visionario l’apparizione onirica dell’elefante. Finale da lacrimoni. Il protagonista, esordiente sul grande schermo, è un ex ragazzo soldato cingalese arruolatosi realmente a sedici anni tra le tigri Tamil. Ha davvero chiesto asilo politico in Francia e l’ha ottenuto all’età di venticinque. Tra i vari lavori svolti, proprio il portiere, ma in un hotel a Eurodisney. Oggi scrive romanzi ambientati in Sri Lanka. Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes. Da vedere assolutamente.

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Eva Riccobono lesbica nella commedia corale Io che amo solo te: “Daniela ha molto di me”
Dall’omonimo romanzo bestseller di Luca Bianchini, una commedia corale diretta da Marco Ponti e ambientata nella Puglia fiabesca di Polignano a Mare, acqua smeraldo e masserie circondate da ulivi frondosi. Ninella (Maria Pia Calzone) è una cinquantenne da sempre innamorata di don Mimì (Michele Placido), con cui però non è potuta convolare a nozze per un ‘segreto di famiglia’. Ma sua figlia Chiara (Laura Chiatti) si fidanza col figlio di Don Mimì, Damiano (Riccardo Scamarcio) e il loro matrimonio si trasforma in un vero e proprio evento per il paesino pugliese. Partecipazione straordinaria di Alessandra Amoroso che canta il celebre pezzo di Sergio Endrigo del 1962 intitolato proprio Io che amo solo te. Il ruolo della nevrotica zia Dora è interpretato da Luciana Littizzetto mentre Eva Riccobono incarna una ragazza lesbica, Daniela, invitata alle nozze come copertura per il fratello dello sposo segretamente gay, Orlando (il piacente attore veronese Eugenio Franceschini). “Daniela ha molto di me – ha dichiarato l’attrice ex modella a Vogue.it. – e, in tutta sincerità, posso dire che l’orientamento sessuale non ha influito sullo studio del personaggio. Daniela potrebbe essere una donna con un maschile, in termini junghiani, molto accentuato, e con un’innata goffaggine. Semmai la sua omosessualità mi è stata utile per la creazione di alcune scene ‘spettacolari’ legate al suo personaggio. E, paradossalmente, per distruggere anche dei cliché“.

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The Walk, che brividi quella camminata nel vuoto di Philippe Petit fra le Torri Gemelle
Il 7 agosto 1974 un funambolo francese, Philippe Petit, effettuò la traversata fra le Torri Gemelle del World Trade Center su un cavo d’acciaio senza nessun tipo di protezione. Partendo dal libro Toccare le nuvole fra le Twin Towers. I miei ricordi di funambolo scritto dallo stesso Petit nel 2002, Robert Zemeckis ha ricostruito l’avventurosa impresa nel biografico The Walk con un vertiginoso 3D, presentato alla Festa del Cinema di Roma dove ha attraversato il più comodo tappeto rosso il vero Philippe Petit, oggi 66enne: “Camminare sulla corda ha per me la profondità di un’arte – ha dichiarato Petit -. Quando cammino sulla corda, per me sono in un teatro del cielo, mi dedico unicamente a offrire la visione più onesta ed elegante del miracolo di camminare sul filo. Io non cerco di vendere nulla, di promuovere nessuna causa“. Sullo schermo ha le fattezze di Joseph Gordon-Lewitt, che ricordiamo nel dramma gay Mysterious Skin di Gregg Araki. Nel cast troviamo anche il premio Oscar Ben Kingsley, Charlotte Le Bon (Yves Saint Laurent) e Ben Schwarz (House of Lies). L’impresa fu già raccontata nel documentario Man on Wire di James Marsch che vinse un Academy Award nel 2009.

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La casa infestata dagli spettri è costruita su una cava di argilla rossa: ecco il gotico Crimson Peak di Guillermo Del Toro
Fantasticheria gotica dell’esperto del genere Guillermo Del Toro (Il labirinto del fauno), Crimson Peak è una variante lovecraftiana del tradizionale topos della casa infestata dai fantasmi: questa volta la magione spettrale è Allerdale Hall, una casa fatiscente costruita su una cava di argilla rossa in una sperduta campagna inglese dove, agli inizi del ‘900, vive un’aspirante scrittrice di romanzi noir, Edith Cushing (Mia Wasikowska), in grado di comunicare con le anime dei morti. Il dottor Alan McMichael (Charlie Hunnam), suo amico d’infanzia, si contende la mano di Edith col seduttore instancabile sur Thomas Sharpe (Tom Hiddleston), la cui misteriosa sorella Lucille (Jessica Chastain) vive nel palazzo insieme a Edith. “I fantasmi esistono, questo lo so – dice Edith -. La prima volta che ne ho visto uno avevo dieci anni. Era il fantasma di mia madre… Nessun commiato, nessun addio, almeno fino alla notte in cui lei non tornò“.