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#CinemaSTop: parte il Torino Film Festival, premiato Terence Davies

La 33a edizione sarà molto queer. Gran Premio Torino al regista gay inglese di Sunset Song

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È il più grande regista inglese gay vivente, eppure Terence Davies non è affatto conosciuto in Italia. Autore di un cinema lirico, sussurrato e malinconico di grande fascino, narratore della middle class britannica e della marginalità rurale, in grado di esaltare poeticamente la bellezza della campagna inglese e lo stupore magico dell’adolescenza, è l’ospite più atteso del 33esimo Torino Film Festival, da oggi al 29 novembre in dodici sale. L’inaugurazione è prevista stasera al Lingotto col dramma sociale Suffragette di Sarah Gavron con Carey Mulligan e Meryl Streep nel piccolo ruolo della pioniera delle femministe Emmeline Pankhurst. A Davies verrà assegnato il Gran Premio Torino, una sorta di riconoscimento alla carriera, e si potrà vedere il suo nuovo lavoro Sunset Song tratto dal classico Canto del tramonto di Lewis Grassic Gibbon su una famiglia patriarcale che vive nella campagna scozzese all’inizio del Novecento. Sarà possibile recuperare anche il capolavoro Distant voices, still lives (Voci lontane, sempre presenti), vincitore del Pardo d’Oro al Festival di Locarno del 1988 ex aequo con Farfalle di Wolfgang Becker.

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Si preannuncia un’edizione parecchio queer, e sulla carta abbiamo intercettato una decina di titoli d’interesse lgbt: da non perdere Nasty Baby dell’emergente regista cileno gay Sebastian Silva (La nana), strana commedia che vira in noir su una coppia omosessuale che cerca di avere un figlio da un’amica ma viene minacciata da un vicino aggressivo. Segnatevi poi la sorpresa del Sundance, Tangerine di Sean Baker, girato con un iPhone 5S in 18 giorni, su una trans che, all’uscita di galera la vigilia di Natale, in compagnia di un’amica, si mette alla ricerca in giro per Tinseltown (in gergo sarebbe Hollywood) del fidanzato che l’ha tradita. Il commediografo gay Alan Bennett, interpretato da Alex Jennings, nell’eccentrica commedia The Lady In The Van di Nicholas Hytner incontra una strampalata vagabonda che si parcheggia col suo furgoncino nel vialetto di casa sua e ci resta più di quindici anni.

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Avevamo apprezzato a Locarno l’intrigante Te prometo anarquia di Julio Hernández Cordon con due giovani Dracula postmoderni, skaters e amanti, che commerciano sangue sul mercato nero. Vi consigliamo caldamente anche il rarefatto e spiazzante israeliano Tikkun di Avishai Sivan su un rabbino che perde la fede e scopre il sesso (al festival svizzero vinse il Premio Speciale della Giuria pur meritando il Pardo d’Oro). Tra i vari classici riproposti si possono recuperare La bella e la besta di Jean Cocteau e Réné Clément, il bisex erotico Crash di David Cronenberg e il cult russo Saytat Nova (Il sapore del melograno) diretto da Sergei Parajanov nella versione restaurata dal laboratorio L’immagine ritrovata della Cineteca di Bologna, grazie al World Cinema Project ideato da Martin Scorsese.

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Ricca e variegata anche la proposta di documentari queer: nell’italiano Irrawaddy Mon Amour di Valeria Testagrossa, Nicola Grignani e Andrea Zambelli, l’amore tra due ragazzi birmani è ostacolato dalla legge che prevede il carcere per gli omosessuali ma loro combatteranno per poter celebrare il loro amore sulle sponde del ‘Fiume Madre’. Ritroviamo poi la solida coppia formata dai portoghesi Joaquim Pinto e Nuno Leonel di E adesso? Ricordatemi nel rimontaggio di un loro lavoro del 1988, Rabo de Peixe, sul villaggio di pescatori su un’isola delle Azzorre dove i due registi si trasferirono per viverci. Pare che ci siano risvolti camp, invece, in Vincenzo Da Crosia di Fabio Mollo su un quattordicenne del paesino calebrese di Crosia che sostiene di aver avuto una visione mistica in cui una statua della Madonna si è messa a lacrimare in una chiesetta abbandonata: qualche giorno dopo l’intera comunità assiste alla medesima apparizione della Vergine.

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Nella sezione più sperimentale, Onde, torna il Portogallo col collettivo Aqui, em Lisboa: nel segmento firmato da Marie Losier ecco altre visioni, quelle oniriche da sartoria di Fernando Santos in arte Deborah Kristal, celebre drag queen lisbonese. Tormento ed estasi di un giovane gay di Buenos Aires, infine, nell’argentino Heterophobia di Goyo Anchou, presentato come un ‘saggio lisergico e cinefilo, tra identità sociale e dell’immaginario’ in cui Mariano è dilaniato dal controverso amore e odio per un amico che si professa etero ma abusa di lui.
Persino Madonna vuole vedere Sexxx di Davide Ferrario, reinterpretazione cinematografica dell’omonimo spettacolo multigender di video danza sul corpo e le sue pulsioni, rappresentato alla Lavanderia a Vapore di Collegno.

Tra i titoli non queer da non perdere assolutamente il sontuoso The Assassin di Hou Hsiao-Hsien, miglior regia a Cannes, epopea visionaria della dinastia Tang dal punto di vista di una monaca convertita in spietata assassina (la interpreta una meravigliosa Shu Qi). Torna dopo diciassettenne anni la sensibile regista australiana Jocelyne Moorhouse – autrice di un dimenticato dramma gay su un omosessuale cieco, Proof – Istantanee del 1991 – con l’atteso The Dressmaker di Jocelyn Moorhouse tratto dall’omonimo romanzo di Rosalie Ham con Kate Winslet sarta provetta che si ritrova nel deserto australiano per accudire la madre malata ma il bel Teddy (Liam Hemsworth) scompaginerà le carte – e i vestiti. Cast di stelle (Michelin?) per la commedia della seconda possibilità Burnt – Il sapore del successo di John Wells con Bradley Cooper chef top caduto nel dimenticatoio per il suo narcisismo collerico (ci sono anche Uma Thurman, Sienna Miller e Riccardo Scamarcio). Tra gli italiani, passa oggi per la stampa, e domani per il pubblico, il biografico Antonia di Ferdinando Cito Filomarino su una delle più brave e dimenticate poetesse italiane, Antonia Pozzi, morta suicida a soli ventisei anni. Pappi Corsicato presenterà il corto Pompei Eternal Emotion sulla visione dei turisti negli scavi immortali sfigurati dall’incuria e dal tempo.
I cinefili oltranzisti si sfideranno nell’interminabile cinemaratona horror di sabato sera (da mezzanotte e un quarto alle cinque del mattino) e nelle acclamate Arabian Nights del portoghese Miguel Gomes (tre film per 382 minuti complessivi).
Parte la cineabbuffata con 205 film, 50 anteprime mondiali, 20 internazionali, 8 europee e 71 italiane. Hasta la Vista, siempre.