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CIVILTÀ DELLO SCONTRO

Voci dalla destra: è guerra tra la civiltà cristiana e ebraica tollerante e l’intolleranza dell’Islam. Una credenza infondata che giustificherebbe la “clerizzazione” della società.

Questo editoriale apparirà sul numero di novembre della rivista Pride: la pubblicazione su Gay.it avviene per gentile concessione dell’autore
La propaganda su una presunta “guerra fra civiltà”, nella quale anche noi gay saremmo coinvolti, sembra fare di giorno in giorno nuovi adepti. Se non altro per il fatto che i partiti che vogliono convincerci a comprare questa merce avariata sono gli stessi che controllano sei reti televisive su sei, il governo, e buona parte della stampa italiana…
A sentir loro sarebbe in atto uno scontro fra una “civiltà cristiana ed ebraica” (tollerante, amica dei gay, democratica…) da un lato e una “in-civiltà mussulmana” (intollerante, terroristica, che i gay li ammazza…) dall’altro. In questa “guerra di civiltà”, ci dicono i gay di destra, è interesse del mondo gay schierarsi nettamente contro i suoi nemici, cioè contro i mussulmani, e appoggiare i suoi amici, cioè i cristiani (anzi, i cattolici), e gli ebrei (anzi, gli israeliani).
Questa visione del mondo si basa su un sacco di bugie. La prima delle quali è proprio la contrapposizione fra cristiani e mussulmani sulla questione gay. Basti notare che ogni volta che all’Onu e nelle conferenze internazionali si parla di parità di diritti fra donne e uomini, o dei diritti gay, i fanatici islamici e il Vaticano votano sempre, senza nessuna eccezione, nello stesso modo: contro (vedi, per un esempio: https://www.gay.it/channels/view.php?ID=17912). …Contrapposizione?
La verità è che la “tolleranza” dei cristiani è un mito. Il pensiero religioso è “tollerante” solo laddove il pensiero laico lo ha sconfitto. Cosa che è già successa in Italia con di Porta Pia, in nord-Europa con la Riforma, in Iraq col Baath, ma non ancora in Arabia saudita (per ora). Tutto qui.
Eppure per i gay di destra le cose non funzionano così. A loro dire, anzi, lo “scontro di civiltà” giustifica la ri-clericalizzazione della società italiana. Ad esempio, su un forum di gay.it su “Islam e omosessualità” un partecipante è arrivato al punto di sostenere che l’integralismo cattolico dev’essere sopportato dai gay perché in fondo è un male minore. “Si parla di male minore perché non si ha scelta. Se ci fosse uno stato laico e ateo, sarebbe una situazione ideale e auspicabile. Uno stato laico ed ateo non è concepibile, almeno ora, perché tale Stato sarebbe molto più permeabile e favorirebbe il dilagare epidemico dell’ISLAM. Ricorda: anticattolicesimo genera ateismo, ateismo genera ISLAM. Non ci vuole tanto a capirlo”.
Insomma, contro l’imposizione del velo alle donne dobbiamo chiedere aiuto al clericalismo? Andiamoci piano. Sono abbastanza vecchio da ricordarmi, bambino, di mia madre e mia nonna che prima di entrare in chiesa indossavano il velo. Questo per obbedire ai testi sacri che affermano, pari pari: “L’uomo non deve coprirsi il capo, perché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza” (san Paolo, Prima lettera ai Corinzi, 11, 7-10).
In altre parole, il velo cattolico è simbolo e segno dell’inferiorità e della sottomissione della donna. Proprio come il velo islamico. Né più né meno. Meno male che noi ce ne siamo sbarazzati. Noi.
Non essendo io Matusalemme, sto parlando di pochi decenni fa. Altro che “milletrecento anni di ritardo”, come sostengono i tromboni della destra parlando dell’Islam.
È innegabile che la morale sessuale di molti Paesi del Terzo mondo sia oggi nel punto in cui in Europa era trent’anni fa. Ma, primo, questo avviene anche nei Paesi cattolicissimi, e non solo in quelli islamici. (Avete mai sentito un sudamericano parlare d’omosessualità?).
Secondo, l’Italia (e il caso Buttiglione lo insegna), lungi dal potere insegnare ad altri la modernità, è il fanalino di coda dell’arretratezza e del fanatismo religioso, in Europa. E questo a causa di chi? Dei mussulmani, forse? Nossignori: dei cattolici, e del loro fanatismo religioso.
Ha quindi visto bene Michele Serra su “Repubblica” del 5 ottobre scorso, scrivendo: “Volendo prendere per buona la faccenda dello “scontro tra civiltà”, il colpo più duro all’Islam lo ha assestato Zapatero, legalizzando le unioni tra omosessuali e collocando la virile Spagna, in tandem con la debosciata Olanda, al centro dell’attacco nel dream team dei diritti civili. (…) Molto divertente che proprio Zapatero, scomunicato dagli atlantisti in quanto disertore per avere ritirato un migliaio di fanti di rappresentanza dall´Iraq, dia questa prova di intransigenza occidentalista (…) e mandando a farsi benedire, in un unico mazzo, tutti i tradizionalismi religiosi e sessuofobi dell’orbe terracqueo. Evidentemente, fare la guerra non è l’unica maniera per difendere l’Occidente. Magari lo si difende meglio accogliendo finalmente in società quelli che altrove, in genere, rischiano la lapidazione”.
Non esiste nessuno scontro di civiltà, in effetti. Esistono solo persone che, in Occidente come in Oriente, in Italia come in India come in Israele come in Egitto come in Cina, credono alla forza e all’imposizione violenta della proprie ideologie come unico strumento di civiltà. Sono il partito della guerra. Sono la civiltà dello scontro. Lavorano insieme, ognuno nel proprio Paese, per costringerci tutti dentro la gabbia della loro visione del mondo (che, guarda caso, è sempre alleata ad una religione: cristiana o ebraica, mussulmana o indù…). Gridando che lo scontro è “inevitabile”.
E invece no. Le mamme mussulmane che inorridiscono di fronte al figlio gay, non sono diverse dalle mamme cattoliche che inorridiscono eccetera… E i maschilisti islamici non sono diversi dai maschilisti cattolici, che femminismo e movimento gay hanno combattuto per decenni e rintuzzato (ma non sconfitto del tutto, tant’è che il “celodurismo” maschilista è addirittura al governo). E coloro che hanno subito gli sgozzamenti degli islamisti, finora, sono stati i mussulmani troppo “laici”: nella sola Algeria sono morti più mussulmani per mano degli islamisti di quanti ne abbiano mai uccisi, dal dopoguerra, Bush padre, Bush figlio e Israele in tutte le loro guerre.
L’Occidente che geme sotto la minaccia degli islamisti, quindi, è una palla: chi geme, finora, nella nostra indifferenza, sono in primo luogo i mussulmani. Che pagano il prezzo del fanatismo islamista proprio come noi italiani paghiamo il prezzo del fanatismo clericale… che per nostra fortuna non ha più le zanne per sbranare. E non per caso, visto che per segarle i nostri avi hanno combattuto, e vinto, una guerra, nel 1870.
L’Italia in cui sono nato io non era diversa dall’Egitto di oggi, per gli omosessuali. Stessa intolleranza, stessa violenza, stesse retate poliziesche, stessa censura, stesso disprezzo. E le uccisioni di gay da parte dei parenti non avvengono solo in Palestina: sono accadute anche in Italia, per esempio a Giarre (ricordate?). La vergognosa legge sul “delitto d’onore” è stata abolita, in Italia, da pochissimi anni.
No, noi non siamo avanti di tredici secoli, come delira Berlusconi. Siamo vent’anni avanti rispetto all’Egitto… e venti indietro rispetto ai Paesi europei non cattolici.
Un po’ di modestia e di tolleranza, quindi, non farebbe male a nessuno.
P.S. Una lettura consigliata, una bella critica dell’Islam tradizionalista da parte d’una lesbica femminista mussulmana canadese: Majii, Isrhad, Quando abbiamo smesso di pensare?, Guanda. Parma 2004, € 12,50.

di Giovanni Dall’Orto