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CONDANNATO ALLA LAPIDAZIONE

Un nigeriano sarà messo a morte per aver avuto rapporti con ragazzi del suo stesso sesso. Ma il giorno in cui Amina si salva, la comunità internazionale tace. Salvo poche eccezioni.

Il 23 settembre scorso, Jibrin Babaji è stato condannato a morte per lapidazione da un tribunale islamico di Bauchi, in Nigeria, per il reato di sodomia, in accordo con la sezione 133 del Codice Penale Islamico (Sharia) di Bauchi, e del capitolo 11, verso 82 del Sacro Corano. La condanna è stata pronunciata praticamente lo stesso giorno in cui è stata concessa la grazia ad Amina, condannata anch’essa alla lapidazione, in conseguenza del reato di adulterio, e per la quale si era verificata una grande mobilitazione internazionale.
Il giudice, Mallam Sani Jibrin Darazo, emettendo la sentenza, ha spiegato che questa era conseguenza diretta dalla confessione di Babaji, che avrebbe ammesso di aver pagato altri ragazzi per fare sesso con lui. Jibrin Babaki ha trenta giorni per presentare ricorso.
Alcune fonti di informazione riferiscono che i due ragazzi con cui Babaji avrebbe avuto rapporti omosessuali (a loro volta condannati a fustigazione), avrebbero 13 e 10 anni. Pur condannando lo sfruttamento sessuale dei bambini, Gay.it invita tuttavia il governo nigeriano e la comunità internazionale a mobilitarsi contro l’uso della pena di morte anche in questo caso, esattamente come è avvenuto per la condanna di Amina, rea di aver fatto sesso fuori del matrimonio. E lancia per questo una petizione online che è possibile sottoscrivere cliccando qui.
La vicenda presenta ancora alcuni punti oscuri, a partire dall’età del condannato, che secondo alcune fonti sarebbe di soli 20 anni, secondo altre di 43. In generale, tuttavia, sorprende che la mobilitazione massiccia che si è avuta per Amina e che ha portato alla revoca della condanna, non si abbia per il giovane omosessuale. Preoccupazione è stata espressa dal presidente nazionale Arcigay, Sergio Lo Giudice: “L’opinione pubblica mondiale – afferma Lo Giudice – trovi la forza e la determinazione per intervenire anche in soccorso di Jibrin, per fermare la mano del boia, per contrastare l’odio che ogni anno nel mondo porta alla morte, alle torture, alla prigionia persone colpevoli solamente di essere se stesse”.
Parole simili da Italo Arcuri, della segreteria romana del PdCI: “Proprio la bella notizia dell’assoluzione di Amina testimonia come l’impegno civile e la mobilitazione attenta e costante possano contribuire a bloccare la mano del boia, in qualunque parte del mondo e in qualunque circostanza. L’opinione pubblica prenda a cuore, adesso, la vicenda di questo ragazzo, che rischia di essere condannato a morte solo perché gay”.
Maurizio Turco e Marco Cappato, eurodeputati Radicali della Lista Bonino, e Ottavio Marzocchi, collaboratore dei Deputati Radicali al PE, hanno depositato al Parlamento europeo interrogazioni al Consiglio ed alla Commissione relative al caso di condanna a morte per lapidazione di Jibrin Babaji in Nigeria e sull’arresto di 62 presunti omosessuali in Egitto. In riferimento al caso di Babaji, i Radicali chiedono “quali misure intendono prendere la Commissione ed il Consiglio, in conformità con le politiche europee volte a promuovere la moratoria sulla pena di morte nel mondo, per evitare che tale condanna a morte sia eseguita”.
La sezione italiana di Amnesty International, contattata, ha riferito di non aver raccolto al momento sufficienti informazioni sul caso di Jibrin Babaji: l’organizzazione umanitaria, che è stata protagonista della campagna per salvare Amina, ed è sempre in prima linea contro l’uso della pena di morte, opera sempre scegliendo dei casi “pilota”, non disponendo neanche delle risorse per potersi mobilitare per ogni violazione perpetrata sul globo.
La vicenda di Babaji ha scatenato l’attenzione dell’opinione pubblica in Nigeria: un gran numero di spettatori erano presenti all’udienza, durata 90 minuti, conclusasi con la condanna a morte. Il verdetto è stato accolto con grande favore dai presenti al grido di “Allah è grande”.
Il commissario di polizia di Bauchi, che ha testimoniato al processo, ha detto alla Corte che l’imputato era stato arrestato il 14 settembre da membri della squadra di rinforzo della Sharia, in seguito a una denuncia di alcuni uomini in cui si affermava che Babaji aveva attirato alcuni minorenni per fare sesso con lui. Lo stesso imputato avrebbe ammesso la veridicità delle accuse, e pare abbia confermato di aver fatto sesso con un tredicenne e due bambini di dieci anni per tre volte ciascuno, pagandoli una somma equivalente a poco più di 10 centesimi di dollaro. I tre ragazzi sono stati condannati a sei scudisciate ciascuno.
Babaji è il secondo uomo a essere condannato a morte dalla legge islamica introdotta nello stato nigeriano del Bauchi due anni fa: il primo fu Mallam Rafin Kiyawa condannato alla lapidazione per essere fuggito con una donna sposata.