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Congresso Certi Diritti: Rita Bernardini eletta presidente

Si è chiuso a Roma il congresso dell’Associazione radicale Certi Diritti. Confermato Sergio Rovasio come segretario mentre la deputata Rita Bernardini viene eletta presidente.

Certi Diritti diventa grande. E’ un pó la cronaca e un pó la speranza del quarto congresso dell’associazione, tenuto a Roma questo fine settimana. Si tratta di un congresso straordinario, tenuto dopo soli 9 mesi dal precedente per tentare di cogliere l’obiettivo dei 1000 iscritti. Obiettivo largamente fallito. Infatti, se c’è una cosa che stupisce a guardare questi ragazzi (poche donne tra i soci attivi, ahimè) è la straordinaria quantità di attività e iniziative che l’associazione riesce a portare avanti pur disponendo di poche persone e pochissime risorse.

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C’è la campagna di Affermazione Civile (portata avanti con la Rete Lenford), che in aprile ha portato la Corte Costituzionale ad affermare che il Parlamento deve ("deve", non "può") trovare il modo di garantire diritti e doveri alle coppie dello stesso sesso. Ci sono i convegni e le proposte di legge sui diritti delle persone trans, sulla riforma del diritto di famiglia e sulla prostituzione. Queste ultime iniziative, che orgogliosamente il segretario uscente (e riconfermato) Sergio Rovasio definisce "per la liberazione sessuale" e "per l’amore civile", sono particolarmente significative perchè – come ricorda – Certi Diritti non è un’associazione di persone lgbt ma una realtà aperta, che lavora per i diritti di tutti e tutte.

Cosí, come l’anno scorso il congresso si presenta molto variegato, con etero, gay, ospiti stranieri, curiosi e parlamentari, nonostante il numero bassino di partecipanti (a conferma delle dimensioni ancora contenute dell’associazione). Forse la grande visibilità e capacità di questo manipolo di coraggiosi deriva in parte dai mezzi che i radicali gli mettono a disposizione (ad esempio permettendo la presentazione di proposte di legge e interpellanze parlamentari). Che Certi Diritti sia un’associazione radicale è scritto sin nel nome e nello statuto dell’associazione, sebbene questo potrebbe scoraggiare potenziali soci e attivisti dall’avvicinarsi a questa realtà.

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E infatti il rapporto con i radicali è uno dei temi del congresso: i radicali per Certi Diritti sono il trampolino per salti acrobatici o la roulotte che appesantisce un’auto sportiva? Alla fine si decide di uscire da Radicali Italiani e guadagnare cosí più indipendenza ed autonomia. Ma rimanendo nel Partito Radicale Trans-nazionale (se il PRT accetterà) e intanto la deputata radicale ed ex segretaria Rita Bernardini diventa il nuovo Presidente di Certi Diritti.

Il congresso vuole essere poco celebrativo e molto operativo. Tre le commissioni tematiche: su Affermazione Civile e il matrimonio gay, "certi" diritti civili in Europa e nel mondo, l’affermazione civile delle persone trans. Come nella tavola rotonda finale (con le altre associazioni lgbt nazionali) il punto non è discutere di politica né votare su astratte mozioni, ma trovare modalità operative per ricominciare nell’immediato a lavorare sulle iniziative esistenti e su nuove campagne.

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I diritti, civili politici sessuali, sono il filo conduttore di questi temi apparentemente scollegati. Il messaggio che il nome stesso di Certi Diritti vuole diffondere è che tutti i cittadini e le cittadine sono liberi/e ed uguali. Per questo centrale rimane la campagna per il matrimonio: non perchè i presenti (qualcuno anche carino) sembrino tanto intenzionati a sposarsi subito, ma perché ogni compromesso al ribasso (PaCS, DiCo, ecc.) può essere un’opzione in più, ovviamente anzitutto per gli etero, ma non può essere la legittimazione pubblica dell’idea (riprovevole) che le famiglie eterosessuali siano di serie A e quelle composte da persone lgbt di serie B.

Certo, il congresso presenta due finestre sul mondo inquietanti: l’organizzatore del Pride di Mosca, che racconta l’arretramento culturale e civico che dilaga in diversi Paesi dell’Europa del’Est, e David Kisule, attivista ugandese che racconta il dramma della rivista "Rolling Stones" che in Uganda sta pubblicando foto e nomi di persone omosessuali, chiedendone l’impiccagione da parte del Governo o la persecuzione da parte della comunità.

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Non vale però il paragone per sentirci rassicurati, pensando che allora da noi non si sta cosí male. Al congresso vengono infatti anticipati i contenuti del prossimo rapporto dell’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali (FRA), che denuncia come l’Europa sia strabica e si sta muovendo in due direzioni opposte. Alcuni Paesi stanno facendo progressi e aumentano tutele e diritti delle persone LGBT, altri ristagnano o addirittura indietreggiano. Vi lascio immaginare in quale gruppo di Paesi si colloca l’Italia. Qui vale la pena ribadire che la questione riguarda tutte e tutti: etero, gay, lesbiche, bisessuali e indecisi. Perchè, come sottolinea Mina Welby al congresso, dove mancano i diritti manca la democrazia.

di Carlo D’Ippoliti