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Consulta approva statuti friendly. Arcigay esulta

“L’Italia delle nuove regioni è l’Italia che guarda all’Europa, non l’Italietta di Buttiglione” è il commento del presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice.

BOLOGNA – “L’Italia delle nuove regioni è l’Italia che guarda all’Europa, non l’Italietta di Buttiglione” è il commento del presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice, alla decisione della Corte costituzionale di rigettare i ricorsi del Governo contro i nuovi Statuti delle regioni Emilia-Romagna e Umbria.
“In particolare, la pronuncia della Consulta sullo Statuto dell’Umbria, come già qualche tempo fa su quello della Toscana, sancisce che riconoscere e tutelare altre forme di convivenza distinte dal matrimonio rientra nelle attuali competenze della Regione e non viola in alcun modo la Costituzione”.
“Mentre sanciscono con i loro nuovi Statuti alcuni nuovi principi di libertà – continua Lo Giudice – Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna si smarcano dalla Roma, sede di un governo centrale controriformista, e guardano alla Roma del Trattato costituzionale europeo”.
“Si tratta di un passo simbolicamente significativo verso l’armonizzazione dell’ordinamento italiano alle indicazioni della Costituzione europea. Questo processo non potrà non avvenire anche da noi a partire dall’approvazione di una legge sul Patto civile di solidarietà (Pacs) il cui iter è già iniziato in commissione Giustizia della Camera. Persino la Polonia sta per approvare una legge sulle unioni gay e lesbiche. L’Italia colmi presto il suo ritardo storico”.
Toscana, Umbria, Emilia-Romagna: erano state tre le regioni italiane “a osare un passo verso l’Europa dei diritti”, ricostruisce Lo Giudice, inserendo nei propri Statuti il recepimento di due punti importanti del nuovo Trattato costituzionale dell’Unione europea: il divieto esplicito di discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e il riconoscimento di forme di famiglia distinte da quella fondata sul matrimonio.
Tutti e tre gli Statuti erano stati impugnati dal Governo (quelli di Toscana e Umbria anche sul punto specifico del riconoscimento delle nuove forme di famiglia): in tutti e tre i casi la Corte costituzionale ha rigettato i ricorsi.