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Corte Europea: “A coppie con Pacs, stessi diritti di coppie sposate”

Per la Corte di Giustizia le coppie che possono solo unirsi con i Pacs, devono avere gli stessi diritti delle coppie che si sposano. Lo Giudice: “Monito per noi”. Ma in UE è polemica con i renziani.

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E’ ancora un tribunale, questa volta europeo, a fare un passo in avanti verso l’uguaglianza e la parità. Con una recente sentenza, infatti, la Corte di Giustizia Europea ha stabilito che alle coppie omosessuali che si uniscono con i Pacs o con altre forme di unioni civili, spettano gli stessi benefici sul lavoro che vengono garantiti alle coppie etero che si sposano, se nel paese in cui l’unione avviene non è prevista la possibilità di sposarsi anche per le coppie dello stesso sesso. La Corte si riferisce a diritti come il congedo matrimoniale, il premio salariale, i permessi legati allo stato coniugale etc.
La pronuncia è arrivata per via del caso di un dipendente della banca francese Credit Agricole a cui erano stati negati i benefici previsti dal contratto collettivo nazionale per le persone che si sposano dato che, all’epoca in cui l’uomo aveva firmato il Pacs con il suo compagno, in Francia non erano ancora legali i matrimoni gay.

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Come riporta l’Ansa, la Corte ha stabilito che “ai fini della concessione dei benefici in questione, la situazione dei contraenti matrimonio e quella delle persone del medesimo sesso che, non avendo la facoltà di sposarsi, concludono un PACS sono comparabili”.
“Il contratto collettivo, che accorda congedi retribuiti e un premio stipendiale ai dipendenti che contraggono matrimonio, quando peraltro alle persone del medesimo sesso non è possibile sposarsi, crea una discriminazione diretta fondata sull’orientamento sessuale nei confronti dei lavoratori dipendenti omosessuali che stipulano un PACS – conclude la Corte -. Quando il matrimonio è precluso alle coppie omosessuali, a un lavoratore che concluda un PACS con persona del medesimo sesso devono essere riconosciuti i medesimi benefici accordati ai suoi colleghi in occasione del loro matrimonio”.

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E’ evidente che il problema non riguarda più i francesi che adesso possono sposarsi, ma tutti i cittadini europei che vivono in stati che prevedono le unioni civili e non il matrimonio.
“Questa sentenza non è una novità – commenta il senatore del Pd Sergio Lo Giudice -, ma conferma una linea già espressa dalla Corte di Giustizia. Su questi presupposti la Germania ha dovuto modificare le sue unioni civili per renderle uguali al matrimonio e la Gran Bretagna di Cameron ha deciso di abbandonare
dopo pochi anni le civil partnership per estendere il matrimonio alle coppie dello stesso sesso”.

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“La decisione della Corte di Giustizia Europea – aggiunge – è un monito anche per l’Italia: occorre legiferare presto sui diritti delle coppie gay e lesbiche e la strada maestra è quella del matrimonio”. “Non giova esercitarsi in istituti giuridici distinti dal matrimonio con la speranza di circoscrivere un diritto minorato per le coppie gay e lesbiche – conclude Lo Giudice – si approvi presto il mio disegno di legge n.15 in discussione in Commissione Giustizia del Senato che abolisce la discriminazione nel’accesso al matrimonio delle coppie omosessuali”.

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Ma nella stessa giornata, dell’Europa arriva un’altra notizia, meno incoraggiante. I voti dei deputati del PD a Bruxelles “dichiaratamente renziani”, infatti, sono stati determinanti per la bocciatura della risoluzione Estrela “un testo – spiega il presidente di Arcigay Flavio Romani – che avrebbe impegnato gli stati membri alla tutela dei diritti riproduttivi e dell’autonomia delle donne su questioni come la contraccezione, l’accesso all’interruzione di gravidanza, la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili e l’educazione sessuale, ma anche nella lotta contro l’omofobia”. I deputati in questione sono Vittorio Prodi, Silvia Costa, Franco Frigo, Mario Pirillo, Patrizia Toia e il capogruppo David Sassoli. “La risoluzione avrebbe rappresentato anche un ulteriore invito del Parlamento Europeo agli Stati membri a evitare ogni discriminazione legata all’orientamento sessuale – si legge in una nota di Arcigay, l’identità di genere e l’espressione di genere e a promuovere i diritti delle persone lgbti.
“La compagine renziana – accusa Romani – si è comportata come un vero e proprio cavallo di troia inviato dai clericali a indebolire il fronte della sinistra. Stesso scenario, ieri, in Regione Emilia Romagna dove il Pd non ha voluto mettere al sicuro, con l’aggiunta di sole tre parole, l’accesso alle case popolari per le coppie formate da persone dello stesso sesso. È indispensabile a questo punto che Renzi chiarisca e che espliciti una volta per tutte la posizione sua e del Partito su questi temi”.