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“Cose” di paragone accanto al “coso”

Nelle chat l’autocertificazione sulle misure del proprio pene è quasi sempre fasulla. Ecco perché spopolano le foto in cui accanto all’attrezzo si appoggiano oggetti che dimostrino “le proporzioni”.

A voi è mai capitato di essere saliti su un mezzo pubblico senza biglietto perché "tanto devo fare 2 fermate, figurati se mi beccano" e non fai in tempo a mettere piede sul bus che ti senti picchiare sulla spalla da un controllore, e il tuo colorito passa dal rosa salubre al pallido marmoreo mentre confessi di non avercelo e lui estrae penna e blocchetto delle multe come uno sceriffo del far west tira fuori la sua colt dalla fondina mentre tutti ti guardano come se ti avessero trovato con il cadavere di una neonata nel bagagliaio? Beh, a me sì.

Quando mi chiese le generalità mi disse se avevo dei documenti o se volevo fare l’autocertificazione per la spedizione della multa. Ecco, in quella frazione di secondo chiunque di noi si trova sul bordo della sua coscienza, diviso in due tra l’indotto senso civico che ti porta a mostrare la carta d’identità o la seducente (e meno costosa) possibilità di mentire e dare generalità false.

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L’autocertificazione si basa però purtroppo su quel concetto di fiducia che lo scenario economico americano, con la sua crisi epocale, ha mostrato essere fallimentare e che in assenza del suo valore gemello, la sincerità, non può che portare alla rovina di un sistema. Per questo nessuno che abbia un minimo di esperienza nelle cose degli umani ha particolari aspettative sulle promesse, né tanto meno nelle chat può dare credito alle garanzie autocertificate sulle misure del proprio pene.

Tutti conosciamo bene la suddivisione universale delle taglie: la S (a quanto pare inesistente), la M (a quanto pare rara anche questa), la L (decisamente sovrastimata) e la XL (assolutamente iperegotica) e sappiamo altrettanto bene come queste siano poco attendibili quanto quelle delle case di moda, dove però se qui la differenza di pochi centimetri poco cambia, quando si parla di sesso, la differenza si gioca tutta lì. Nonostante in rete ci siano siti dove trovare stilate le "forchette" corrispondenti ad ogni taglia del pene, quasi mai il concetto di auto-percezione garantisce la sincerità e la tendenza alla menzogna diventa così tanto invitante quanto mentire al controllore del bus (per amor di chiarezza: io autocertificai ma dando l’indirizzo esatto: maledetta coscienza, 53 euro di multa).

Spinti forse da un desiderio assoluto di onestà (quanto di invidiabile autostima), molti decidono quindi di pubblicare foto dei propri arnesi mettendo accanto ad essi una pietra di paragone che ne garantisca, al di là di ogni relativismo, le reali dimensioni, esattamente come si vede nelle foto della scientifica quando appoggiano un righello accanto alle impronte delle scarpe di un presunto assassino.

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Del resto, chiunque abbia un minimo d’esperienza nell’arte dell’autoscatto sa che le foto non rendono mai, e una foto fatta molto da vicino potrebbe trasformare il pene di un neonato in quello di Siffredi. C’è allora chi usa lattine di bibite contro le quali la competizione è quasi sempre sbilanciata a loro favore, ma quando si perde ai punti e non per un KO secco si riconosce comunque il valore dello sfidante. Altri ricorrono a un side by side con il cellulare là dove la diffusione globale dell’iphone ha avuto la stessa rilevanza dell’introduzione del metro universale napoleonico, fissando universalmente la misura rispetto al passato, quando in una giungla di modelli non si riusciva quasi mai a dare un’idea precisa delle dimensioni.

Una volta ho visto il profilo di uno che ci si era messo sopra una moneta da 2 euro, la cui forza rispetto a tutte le altre valute garantisce una stabilità piuttosto allettante per gli investitori. C’è poi chi non si prende cura di essere originale e lo fa con la prima cosa che gli capita a tiro, come la tastiera del computer o il telecomando (suggerisco in questo caso di usare quello dell’aria condizionata, con temperature come queste, al di là della dimensione, garantisce un ++ al momento della scelta). Nei miei post evito di fare product placement quindi non dirò di che marca fosse ma una volta ne vidi uno che aveva usato una bomboletta della schiuma da barba: molto maschio o piuttosto drag queen? 

C’è poi chi cerca di vincere facile appoggiando accanto al pene una batteria, ma con una stilo da 1,5 si sa che si va poco lontano. E sorvolo sulle zucchine dei vegani, le armoniche a bocca degli artisti ("quale strumento preferisci? Questo o il mio piffero?", molto ironico davvero…) e le scarpe da ginnastica dei feticisti per arrivare, lungo questa piccola carrellata di falloforie telematiche, direttamente al mio preferito: un ragazzo che un paio di anni fa usò un libro di Ken Follett. Ora, non so se avete presente i suoi lavori, questo autore non scrive mai meno di cinquemila pagine a racconto. Ma più che la sorpresa di vedere che il suo pene lo eguagliava in lunghezza e in spessore mi colpì molto di più la scelta del testo: "I pilastri della terra". E quando a tanta abbondanza si aggiunge anche un po’ d’ironia, si sa, il successo editoriale è garantito.

di Insy Loan ad alcuni meglio noto come Alessandro Michetti