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DICHIARAZIONE DI EMMA BONINO SULLA PRONUNCIA DEL PARLAMENTO EUROPEO SUI DIRITTI DEI GAY E DELLE LESBICHE

permane il nostro impegno a spronare le istituzioni europee ad ingerire il più spesso e nel modo più deciso possibile negli affari interni italiani, al fine di portare l’Italia verso l’Europa piuttosto che verso l’integralismo cattolico

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“A qualche giorno di distanza dalla pronuncia del PE sui diritti dei gay e delle lesbiche, si puo’ certamente dire che essa abbia avuto una effetto estremamente benefico sugli Stati membri, permettendo di rilanciare un dibattito che si era arenato in modo preoccupante in molti Stati ed in particolare in Italia. La situazione italiana é aggravata dalla persistenza nei partiti di maggioranza e di opposizione di posizioni clericali ed integraliste, che non permettono al governo di prendere iniziative al fine di realizzare quello che il PE chiede agli Stati membri, ovvero il riconoscimento giuridico delle unioni tra persone dello stesso sesso.

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Una delle prime iniziative radicali nel PE in questa legislatura é stata la presentazione, il primo ottobre 1999, di una proposta di risoluzione del Parlamento europeo sull’eliminazione delle discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale nell’Unione. La Corte europea di Strasburgo si era appena pronunciata condannando la Gran Bretagna a causa dell’esclusione dei gay e delle lesbiche dall’esercito, e ritenevamo che questa vittoria dovesse spingere le istituzioni europee a rilanciare la richiesta di una garanzia dei diritti dei gay e delle lesbiche in Europa. In occasione della discussione del rapporto Haarder sui diritti dell’uomo nell’UE, I deputati radicali in commissione libertà e diritti dei cittadini Marco Cappato e Maurizio Turco hanno presentato vari emendamenti che sono stati poi ricompresi nel testo approvato dalla plenaria del PE. Insomma, sull’età del consenso, sulle discriminazioni nell’esercito, sull’attribuzione di pari diritti a coppie gay ed etero, abbiamo contribuito a formare la posizione del PE in materia. Ma la lotta non é finita: il PE sta infatti esaminando alcune direttive anti-discriminazione che la Commissione ha elaborato in applicazione dell’articolo 13 dei Trattati (articolo che chiede agli Stati membri di prendere iniziative per eliminare le discriminazioni causate, tra l’altro, dall’orientamento sessuale). In tale occasione ribadiremo la nostra posizione radicalmente liberale e libertaria in materia, sottolineando la necessità di procedere, immediatamente, al varo di misure giuriche che permettano a gay e lesbiche di vedere riconosciuto il loro legame in piena parità con le coppie eterosessuali, nel modo meno burocratico e più liberale possibile.

Purtroppo le istituzioni europee hanno in materia poteri limitati: la risoluzione del PE non ha infatti valenza giuridica vincolante, e quindi spetta agli Stati membri ed ai rispettivi Parlamenti l’elaborazione di leggi al riguardo. Segnali incoraggianti giungono dalla Ministra Balbo, ma non altrettanto dalla sua maggioranza, che su queste tematiche – come per la fecondazione assistita – é spaccata. Noi radicali siamo presenti al Senato con un deputato, e non siamo in condizione di fare la differenza, ed inoltre la nostra arma anti-regime, il referendum, é in questo caso spuntata, non essendoci leggi da abrogare. Siamo insomma nelle mani del governo e della maggioranza. E dei movimenti gay e lesbici, che stanno preparando il World Pride del 2000, e che sicuramente permetteranno di riportare sull’agenda politica nazionale ed internazionale la questione della liberazione sessuale e del riconoscimento dei diritti dei gay, delle lesbiche, dei transessuali. Da parte nostra, permane il nostro impegno a spronare le istituzioni europee ad ingerire il più spesso e nel modo più deciso possibile negli affari interni italiani, al fine di portare l’Italia verso l’Europa piuttosto che verso l’integralismo cattolico o social-burocratico-democristiano che sia.”

di Emma Bonino