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DiDoRé? I gay stanno zitti

Un silenzio assordante arriva dalle associazioni gay di fronte ad un disegno di legge che, a essere maliziosi, imbarazza tanti. Tanti che col centro destra non hanno mai voluto tessere rapporti.

Ma quante belle figlie, Madama Dorè, verrebbe da dire di fronte all’ennesimo parto di questa complicata storia tutta italiana su una legge che – finalmente! – dia un qualche riconoscimento alle coppie di fatto, omosessuali ed eterosessuali.

Il centro destra – o almeno una sua parte – ha partorito i DiDoRé, acronimo (un po’ azzardato) di Diritti e Doveri di Reciprocità, dopo i PACS di Franco Grillini, i DICO della coppia di fatto Bindi-Pollastrini ed i CUS di Cesare Salvi. Ma la battuta sulla filastrocca di Madama Dorè (ma chi era costei?) sarebbe un po’ irriverente nei confronti di questa nuova coppia Brunetta-Rotondi cui – devo dire con tutta onestà – bisogna solo portare gran rispetto per la coerenza, il coraggio e l’entusiasmo con cui sta affrontando questa battaglia.

Certo, questi DiDoRé non sono il matrimonio di Zapatero, né i PaCS che Franco Grillini voleva importare dalla Francia, né i DiCo, nonostante gli strali (ingiusti) che larga parte del movimento gay – sempre più massimalista – aveva loro riservato. Ma sono pur sempre qualcosa. Tanto più che vengono da una parte politica che non nasconde certo di non provare simpatie per le nostre battaglie.

E invece?

E invece, mentre il centro destra più retrivo si impunta, strilla e mette i bastoni tra le ruote ai colleghi della sua parte, mentre Avvenire e Famiglia Cristiana si schierano ovviamente contro, il movimento gay e lesbico italiano – con la sola eccezione della Lega delle Famiglie di Fatto e di Imma Battaglia – sta zitto, decide di non intervenire, né – come ci si sarebbe aspettato dai massimalisti radicali – per criticare, né – come ci si sarebbe aspettato da chi ha a cuore il raggiungimento degli obiettivi – per supportare l’iniziativa dei due ministri.

Eppure, non stiamo parlando di due personaggi di poco conto: due ministri della Repubblica, esponenti di primo piano dello schieramento che ha stravinto le ultime elezioni politiche, ed in particolare Renato Brunetta, laico doc, “bacchettatore” degli impiegati pubblici scansafatiche, numero 4 nella classifica dei ministri più popolari del Governo Berlusconi, decidono di sostenere un progetto che, anche se in misura parziale, dà qualche risposta alle nostre sacrosante rivendicazioni di veder riconosciute le nostre coppie. E noi – dove per "noi" intendo il movimento gay e lesbico italiano – stiamo sostanzialmente zitti o quando parliamo, come nel caso della Lega delle Famiglie di Fatto, lo facciamo per criticare.

Qualcuno ci spiega che sta accadendo? Qualcuno ci dice perché questo silenzio? A qualcuno un po’ malizioso potrebbe venire in mente che questo sia solo dovuto all’estremo imbarazzo con cui il movimento vive il progetto di legge, sostenuto proprio da quel centro destra con cui in tutti questi anni nessuno ha mai saputo o voluto tessere anche un minimo rapporto. In sostanza, verrebbe da pensare che si stia zitti proprio perché si è rimasti sorpresi da un centro destra che butta nell’agenda politica un tema che fino all’altro ieri era stato quasi sempre di esclusiva competenza del centro-sinistra.

Ma l’attenzione ai risultati? Ma il bene della comunità? C’è qualcuno – verrebbe da chiedersi – che forse sta privilegiando gli interessi di parte all’ottenimento dei risultati che tutti insieme ci prefiggiamo?

Sorprendeteci dimostrandoci coi fatti il contrario. Nei prossimi giorni siete ancora in tempo a farlo.