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Diritti umani: il Brasile contro i fondamentalismi religiosi

Contro i fondamentalismi di ogni genere il Brasile si mobilita per pari diritti civili, contro la pena di morte e contro le discriminazioni. Ma c’è a chi la legge contro l’omofobia non piace…

BRASILIA – Il governo brasiliano guidato da Luiz Inácio “Lula” da Silva va sempre più impegnandosi nel campo dei diritti umani e della lotta alle discriminazioni. La scorsa settimana il segretario speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani Paulo Vannuchi ha presentato una proposta al Consiglio una proposta atta a identificare degli obiettivi concreti e dando dei tempi per l’attuazione di un piano a varie scadenze, con lo scopo di arrivare infine all’abolizione su scala mondiale della pena di morte e uguaglianza legislativa sul piano del rispetto dei diritti umani. Si tratta naturalmente di un piano molto ambizioso, viste anche le enormi differenze che sul piano dei diritti civili esistono in varie parti del mondo. Basti pensare, ad esempio, che in Olanda e Spagna una coppia omosessuale è considerata ugualmente degna e pari a una coppia di sposi eterosessuali mentre ci sono nazioni, come l’Iran, nei quali ancora oggi gli omosessuali sono messi a morte. Il Brasile ha già modificato la propria legislazione definendo le varie forme di razzismo come un crimine e si propone come paese leader. Si tratta di un campo molto vasto nel quale le varie forme di discriminazione (basate su sesso, razza, credo religioso, orientamento sessuale eccetera) sono da mettere sullo stesso piano in quanto interdipendenti tra di loro. Sullo specifico dell’orientamento sessuale le resistenze, in particolare dei paesi islamici, hanno fatto in modo che l’argomento rimanesse finora tabù. «I fondamentalisti sono ovunque» ha commentato a Ginevra Vannuchi, facendo riferimento a tutti quelle ideologie che ancora considerano la diversità sessuale un peccato. Il governo brasiliano è invece molto impegnato per cercare di sradicare il pregiudizio dal paese, con un programma chiamato “Brasile libero dall’omofobia”.
Intanto è arrivato all’esame del Senato federale brasiliano il disegno di legge contro l’omofobia che è già stato votato e approvato dalla Camera dei Deputati nel novembre 2006. La legge ha lo scopo di contrastare ogni forma di discriminazione, denigrazione, incitamento all’odio e violenza contro le persone omosessuali. Nella proposta rischia il carcere chi vuole impedire ogni manifestazione di affettività da parte di omosessuali (art. 7), non si potrà più licenziare un/a dipendente solo perché si è scoperto che è gay o lesbica (art. 4) e vengono contrastate quelle “azioni costrittive di ordine morale, etico, filosofico o psicologico” che condannino l’omosessualità. Il disegno di legge ha già avuto l’okay da parte della Commissione per i Diritti Umani e anche la relatrice, la senatrice Fátima Cleide, ha espresso parere favorevole. Tuttavia negli ultimi giorni forte è stata la protesta dei movimenti di area cattolica. La Presidente della Federazione Paulista dei Movimenti in Difesa della Vita, l’avvocato Maria das Dores Dolly Guimarães, afferma se questa legge passerà saranno i cristiani “a subire una persecuzione”. La signora afferma, indignata, che “L’omosessualità smetterà di essere un vizio per diventare un merito. E chi osa criticare questa condotta verrà trattato come un criminale”.
Si tratta di tentativi di preservare il diritto di emarginare, degradare e discriminare le persone utilizzando come ‘paravento’ la libertà di credo religioso. Il Senato ha deciso che verrà creato un gruppo di lavoro per studiare in modo più approfondito la legge. (Roberto Taddeucci)