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DIRLO? NON DIRLO?

Scoprirsi gay o lesbica significa cambiare la propria vita. Ma è solo la punta di un iceberg perchè adesso lo dovrete dire a mamma e papà.

Uscire allo scoperto e dichiararsi gay è un’esperienza unica e irripetibile, quali che siano il luogo, l’epoca e le conquiste civili. Ad ogni nuova presa di coscienza corrisponde una nuova battaglia: in un mondo che presume eterosessualità per tutti, ogni finocchia deve vivere il proprio percorso di consapevolezza, accettazione e coming out, prima di dedicarsi alla realizzazione dei propri fallimenti in amore. A scriverlo bastano poche righe ma stiamo parlando di esperienze e situazioni che possono prendere anche molti anni. Proviamo a sintetizzarle.
Una mattina ti svegli e ti rendi conto che ti piacciono i ragazzi anziché le ragazze (o l’inverso, se sei una donna): le tue fantasie non sono dovute all’emulazione o a un’incerta fase dello sviluppo, ma proprio al fatto che i maschi ti attirano. E’ allora che vivi la prima grande illuminazione della tua vita: sei frocio.
Un’ospite inattesa senza chiedere il permesso è piombata nella tua esistenza, che ora ha un’aria ben diversa da come presagivano la mamma, la maestra e la televisione. Che fare? Con chi sfogarsi?
Vaghi alla ricerca della “persona giusta” con cui parlare prima di affrontare il salto nel buio. Ti guardi intorno e cominci a valutare potenzialità e limiti di ognuno, come un supplente che non sa a chi affidare la classe durante la sua assenza. Sei come un ovulo che guarda dal suo palco privilegiato la gara degli spermatozoi sapendo però che, se arriverà primo lo spermatozoo sbagliato, non basterà scuotere la testa in segno di dissenso come fa Cacciari ai dibattiti televisivi.

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Poi, appena liberato del peso di quelle quattro sillabe (So – no – fro – cio), il resto è una corsa in discesa tra i prati, una Casa nella prateria senza sosta. Ti liberi di tutto quello che hai dentro, parli per ore, scherzi, fai progetti e ti senti più sereno, perché ti si è aperto un varco tra le nuvole e cominci a rivedere il sole. Poi, d’un tratto, tutto sembra oscurarsi di nuovo, quando un pensiero si installa fisso nella mente: “Ma a mamma chi lo dice?”.
Eh, già, avevi saltato un passaggio mica da poco. Come avvertire l’italica genitrice che il suo bambino, salvo clamorose sorprese, non le darà un nipotino? Non ci saranno pannolini da cambiare, favori con cui ricattare o nuore da martoriare, né cenoni di Natale con un lui e una lei ma solo un doppione di lui a scompagnare gli equilibri. E, lo ripetiamo, niente marmocchi che scorrazzano attorno all’albero, niente regali con cui soffocarli, niente “Nonna, nonna, nonna”.
Raramente infatti i genitori sono così accorti da ipotizzare che il proprio figlio potrebbe essere omosessuale
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Raramente infatti i genitori sono così accorti da ipotizzare che il proprio figlio potrebbe essere omosessuale. Perfino i casi più lampanti sembrano sfuggire al famigerato e per altri versi infallibile occhio della madre. Sopra la spalla della donna che si è sempre vantata di conoscerti come nessuno al mondo, si è installato un segnale stradale con cerchi concentrici rosso e blu e sbarra diagonale rossa. Puoi anche uscire coi tacchi a spillo e le calze a rete ma dopo qualche secondo l’immagine sarà cancellata come non fosse mai esistita.

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La battaglia più paradossale che un omosessuale deve affrontare e alla quale poco giovano quelle combattute dagli altri, è quasi sempre quella in famiglia. E’ una battaglia di affetti e sensi di colpa, delusioni e traumi ma a volte anche sorprese positive, perché mai come in questo caso ogni minimo passaggio nasce sotto il segno della più completa imprevedibilità.
Quasi tutte le persone che leggeranno queste righe sanno bene di cosa sto parlando, e presumo comprendano il senso di quell'”Esperienza unica e irripetibile” di cui parlo all’inizio, comunque sia stata la loro, tragica o grottesca, amara o spiazzante. La storia del proprio coming out non ha eguali, perché (fatto salvo il caso di fratelli gay) i genitori sono sempre diversi da quelli degli altri. Per questo alcune persone scelgono di parlarne in famiglia, a volte per vigliaccheria, altre per amore. Sempre per questo altri scelgono di tacere, a volte per vigliaccheria, altre per amore. E spesso questi sentimenti così distinti si confondono, si compenetrano. La radice ultima di alcune scelte appartiene alla sfera dei sentimenti più profondi e più difficili da distinguere, da districare.
In questi ultimi mesi ho raccolto le esperienze di molte persone omosessuali, con l’obiettivo di selezionare i racconti più significativi per poi pubblicarli. Ho ascoltato anche psicologi, genitori, fratelli, amici, ex fidanzate ed ex mogli, non potendo che ribadire quel concetto di fondo, ossia che ogni storia è a sé. Ogni persona porta scritto con sé il romanzo della propria vita, fatto di grandi avvenimenti o di piccoli dettagli, ma sempre senza nulla da invidiare a quello degli altri. E ogni scelta fatta, leggendo le pagine di quel romanzo, ha lasciato almeno a me la convinzione che non ci siano e non possano esserci a priori una scelta giusta e una sbagliata.
Flavio Mazzini, trentenne, giornalista, ha deciso di prostituirsi con uomini per raccontare le proprie esperienze nel libro “Quanti padri di famiglia” (Castelvecchi, 2005). Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.
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di Flavio Mazzini