DS: SUL PACS CONTA LA COERENZA - Andrea Benedino1 - Gay.it Archivio

DS: SUL PACS CONTA LA COERENZA

Elezioni 2006. Andrea Benedino, portavoce di GayLeft: “Se si parla di unioni gay è grazie ai DS”. E invita la comunità all’unione: “i nemici dei diritti civili stanno altrove”.

ROMA – L’ultima rilevazione effettuata da gay.it sulle intenzioni di voto alle prossime elezioni della comunità LGBT i gay e lesbiche ha creato sconcerto tra i Democratici di Sinistra, che si sono visti superare nelle preferenze dalla neonata formazione ibrida social-radicale La Rosa nel Pugno. Delle reazioni deluse dei primi e dei ringraziamenti lusingati dei secondi abbiamo già riferito. Diamo adesso direttamente la parola ad Andrea Benedino che è con Anna Paola Concia il portavoce nazionale di GayLeft, il coordinamento degli omosessuali DS, per cercare di capire meglio come il risultato, seppure del tutto indicativo, di questa rilevazione è stato interpretato in casa diessina.
Benedino, allora, nell’ultimo mese un 6% dei lettori e delle lettrici di gay.it ha modificato il proprio orientamento di voto, a scapito dei DS e a tutto vantaggio della Rosa nel Pugno. Cosa ne pensate?
I Democratici di Sinistra stanno scontando il prezzo politico di un accordo difficile trovato al tavolo del programma, un accordo per certi aspetti ambiguo e insoddisfacente ma che comunque ha segnato l’impegno dell’Unione ad affrontare questo tema nella prossima legislatura. Siamo in campagna elettorale e pertanto ogni forza politica alza i toni della discussione ed è chiaro che le strumentalizzazioni che si fanno attorno a molti temi politici, ed in modo particolare attorno al tema del Pacs, possono confondere in parte l’elettorato. Credo che come movimento dobbiamo cercare di essere lucidi nei nostri ragionamenti, perché la vera battaglia non è quella del 9 aprile bensì quella che inizia il giorno dopo, quella per far scrivere al prossimo parlamento, che speriamo veda una maggioranza di centro-sinistra, una nuova legge sulle coppie di fatto.
In tanti ci ricordiamo ancora bene quanto poco, ovvero niente, sia stato fatto dall’ultimo governo di centro-sinistra sul tema delle unioni di fatto. Ci si chiede se è davvero cambiato qualcosa da allora oppure no.
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In tanti ci ricordiamo ancora bene quanto poco, ovvero niente, sia stato fatto dall’ultimo governo di centro-sinistra sul tema delle unioni di fatto. Ci si chiede se è davvero cambiato qualcosa da allora oppure no.
Nei DS c’è consapevolezza della delusione del 2001 e noi come GayLeft lo abbiamo costantemente fatto presente, intervenendo in questi anni anche polemicamente dentro gli organismi dirigenti e nelle sedi pubbliche a contestare un’eccessiva timidezza del partito su questi temi e a rivendicare un impegno maggiore. Va detto però che se si parla di Pacs in questa campagna elettorale ciò lo si deve soprattutto al fatto che in questa legislatura i DS hanno scelto di impegnarsi in questa battaglia. Hanno sottoscritto in massa la proposta di legge di Franco Grillini, l’hanno calendarizzata in Commissione Giustizia utilizzando le loro prerogative di forza d’opposizione e hanno fatto sì che sui giornali nascesse un dibattito che è oggi uno dei temi della campagna elettorale. Se non ci fosse stato tutto questo impegno dei DS dei Pacs neanche si parlerebbe.
E i Radicali, che oggi sembrano godere delle simpatie di molti della comunità LGBT, che parte hanno in questo dibattito?
So che i Radicali sono una forza molto attenta al tema dei diritti civili e so che in una battaglia come questa loro ci stanno fino in fondo. Dico però anche che non mi ricordo in questi ultimi anni di averli visti particolarmente concentrati sulla cosa. Nel momento in cui erano alleati con Silvio Berlusconi avevano condotto con grande passione e impegno per oltre un anno un’unica battaglia, quella per la cancellazione dell’articolo 18, che ricordo è un articolo che comunque difende i diritti dei lavoratori, anche omosessuali, dalla possibilità di essere licenziati senza giusta causa.
Molti però sono rimasti colpiti dalle dichiarazioni in difesa dei diritti delle coppie gay e lesbiche fatte da loro in occasione della stesura del programma dell’Unione.
I DS hanno dimostrato in questi ultimi anni di essere una delle forze politiche che molto più di altre ha investito nella rappresentanza istituzionale del movimento LGBT. Ricordo il fatto che in molte realtà locali del nostro paese sono stati eletti consiglieri comunali e provinciali di diretta emanazione del movimento, entrati nelle istituzioni per portare avanti le istanze del movimento stesso. Cito l’elezione di Edoardo Del Vecchio nel Consiglio Provinciale a Roma, di Alessandro Zan in Consiglio Comunale a Padova e tante altre candidature. Senza dimenticare oggi la posizione di assoluta garanzia di rielezione a Franco Grillini, che è il padre della legge sul Pacs. Nelle liste dei DS alla Camera e al Senato sono poi presenti esponenti importanti e significativi del movimento LGBT italiano, come lo stesso Zan in Veneto, come Vanni Piccolo nel Lazio e di Agata Ruscica, una delle fondatrici del movimento gay in Sicilia. Agata è candidata al nono posto, una posizione significativa, forse tra i primi esclusi, per cui possiamo anche nutrire una qualche speranza che, magari non sin dall’inizio ma nel corso della legislatura, Agata possa entrare in Parlamento. Noi siamo radicati in tutto il paese e tentiamo di fare avanzare la politica del movimento LGBT in tutta Italia. Quello che chiediamo al movimento è che anche il movimento, cosi come il centro-sinistra, non cada nella trappola del proporzionale. Il rischio è quello di fare una guerra più al nostro interno che non contro i nostri avversari.
Il modo in cui saranno distribuiti i voti all’interno dell’Unione avrà dunque una sua grande importanza, giusto?
Certo. Io mi auguro che la Rosa nel Pugno abbia un risultato significativo essendo la forza che si è caratterizzata di più sul tema della laicità, ma credo anche che se il confronto tra DS e Margherita al Senato fosse a svantaggio dei DS e a vantaggio della Margherita anche questo sarebbe un dato che il giorno dopo delle elezioni verrà guardato con attenzione per decidere se il Pacs o leggi di questa portata laica dovranno essere approvate nel prossimo parlamento oppure no. Quindi c’è anche una competizione tra i DS e la Margherita nel valutare qual’è il grado di laicità del prossimo parlamento e ricordo che solo con una forza del 2 e mezzo per cento non riusciamo a costruire una maggioranza di quel 51 per cento che è necessario per approvare una legge come quella del Pacs.
Viste le recenti “grandi manovre” a sfondo politico messe in atto proprio in questi giorni dal Vaticano è sempre più evidente quanto il tema della separazione tra Stato e Chiesa sia di primaria importanza. Da questo punto di vista i DS e certi suoi esponenti in particolare sono sufficientemente svincolati come politici dal loro background di credenti cattolici?
Credo di sì e lo dico perché all’interno del partito il dibattito che c’è stato su certi temi anche con le componenti di ispirazione più cattolica (penso ai cristiano-sociali) non ha mai portato a divisioni o differenziazioni. Ricordo che all’ultimo congresso, che risale solo a pochi mesi fa, l’ordine del giorno che impegnava i DS a sostenere la battaglia sul Pacs presentato da noi di GayLeft e dalle donne della sinistra giovanile è stato approvato dai delegati all’unanimità. Si tratta dunque di un impegno veramente di tutto il partito. Anche chi può essere più sensibile alle istanze religiose, ha saputo ritrovare nella proposta di legge sul Pacs un giusto punto di mediazione.
Tutto bene dunque, avanti così?
Credo certamente che ci sia bisogno di fare di più, questo senza ombra di dubbio. C’è bisogno che i DS in questa campagna elettorale rinnovino fino in fondo l’impegno a sostenere soprattutto i contenuti della proposta di legge sul Pacs. Poi chiamiamola come vogliamo, l’importante è che ci sia un riconoscimento pubblicistico delle coppie e dei diritti che derivano da quelle unioni. Andiamo a confrontarci nel merito della proposta di legge, nei contenuti e nei diritti che vogliamo affermare e cerchiamo di capire se anche a partire da quella formulazione vaga e ambigua che comunque è stata sottoscritta da tutte le forze politiche compresa la Rosa nel Pugno, noi riusciamo a costruire una proposta di legge coerente con gli obiettivi del movimento. Io credo che le possibilità ci siano.
Concludendo, qual è il maggiore ostacolo che il progetto di legge sulle unioni civili ha di fronte a sé?
Per rispondere a questo va ricordato che questa è una campagna elettorale in cui le forze ora al governo si caratterizzano nel vedere gli omosessuali del nostro paese come principale bersaglio. Tutti i leader del centro-destra non perdono occasione di ribadire il loro attacco ai diritti degli omosessuali, non a caso si sono alleati con i peggiori nazisti e squadristi di questo paese. Per quanto riguarda la prossima legislatura il principale ostacolo che dovremo superare sono le nostre divisioni. Noi dovremo tornare a recuperare quell’unità d’intenti del movimento e dei partiti della coalizione che lo sostengono che abbiamo saputo esprimere nella grande manifestazione del 14 gennaio in piazza Farnese a Roma. Quella manifestazione aveva segnato il culmine della nostra forza, ma dal giorno dopo siamo riusciti a lapidare gran parte di quel potenziale. Bisogna tornare ad avere una strategia unica, condivisa e portata avanti in maniera testarda da tutti coloro che saranno i rappresentanti del movimento LGBT che andremo ad eleggere in Parlamento. Siano essi Franco Grillini, Vladimir Luxuria (vedi intervista) o alcuni amici e compagni della Rosa nel Pugno che sceglieranno di supportare il movimento. Penso che le premesse ci siano, dobbiamo elaborare questo “lutto”, uscire dalla campagna elettorale e tornare a ragionare lucidamente. Altrimenti oltre Tevere stapperanno le bottiglie di champagne.
Il sito internet di Gayleft: https://www.dsonline.it/autonomie/cods/index.asp
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