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E anche il Brasile riconosce pari diritti alle coppie gay

La Corte Suprema ha approvato la decisione all’unanimità, con una sola astensione. I gay e le lesbiche brasiliane potranno anche adottare bambini. L’avanzata dei diritti lgbt in Sudamerica continua.

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Anche il Brasile, da oggi, riconosce le coppie gay. E non concedendo solo qualche diritto, ma proprio tutti gli stessi privilegi (e doveri, si intede) delle coppie etero regolarmente sposate, adozioni incluse.
Vale la pena ricordare che il Brasile è il paese con il maggior numero di cattolici al mondo e che la Chiesa brasiliana si è strenuamente opposta alla legalizzazione dei rapporti tra persone dello stesso sesso.
Questo, però, non è servito a fermare la Corte Suprema brasiliana che ha approvato la decisione all’unanimità, non un solo voto contrario, solamente un astenuto, l’ultra cattolico giudice José Antonio Dias Toffol.
Si stima che in Brasile ci siano attualmente 60 mila coppie gay.

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"Coloro che hanno scelto l’unione omosessuale non possono essere cittadini di seconda classe", ha dichiarato la giudice Carmen Lucia, ed è per questo che a loro vengono riconosciuti gli stessi diritti delle coppie eterosessuali. "In assenza di una legge che regolamenti il matrimonio degli omosessuali, il riconoscimento dell’unione civile da parte della Corte suprema era il massimo che si poteva ottenere – ha spiegato la giudice Maria Berenice Dias intervistata da France Presse -. Questo significa che nessun giudice potrà negare loro diritti come la pensione, l’eredità e l’adozione dei bambini". Il Brasile entra così a far parte del ristretto numero di Paesi che riconoscono le unioni civili omosessuali.

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Nel 2007, l’Uruguay ha aperto la strada nel continente sudamericano, seguita nel 2010 dall’Argentina, la prima del Sudamerica a legalizzare i matrimoni gay. E a quest’ultima guarda Marcelo Cerqueira, a capo del Gruppo Gay di Bahia, che ha invitato "il Senato a seguire l’esempio" di Buenos Aires. Anche Città del Messico ha recentemente riconosciuto pari diritti alle coppie omosessuali. Il verdetto della Corte Suprema ha suscitato la forte reazione delle gerarchie cattoliche, secondo le quali si tratta di un "assalto frontale" alla famiglia. Per Hugo Jose de Oliveira, avvocato per la Conferenza dei Vescovi, "la pluralità ha i suoi limiti".