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E arrivò la goffa censura di Mancuso

Il gesto di censura da parte dell’associazione è un sintomo della gestione autoritaria del suo presidente. Ma la censura a volte fa paura. Arriverà al direttore di Clubbing un po’ di solidarietà?

Prescindete da me. Prescindete dalle cose che ho scritto, dalle cose che penso, dai modi in cui dirigo le mie aziende. Prendiamo per scontato che io sia un cazzaro, un mistificatore, un falsario, un ipocrita, un opportunista, e non uno lucido che ha visto un po’ troppo il mondo per capire che in Italia c’è qualcosa che non funziona e va radicalmente cambiato. Prendiamo per scontato che le colpe di tutta questa vicenda non siano almeno 50 e 50, ma che sia io il male, e Aurelio Mancuso e quei pochi che ancora gli vanno dietro siano il bene. Il bene assoluto.

Prescindiamo da tutto e giudichiamo solo i fatti. C’è un imprenditore-giornalista che pensa e scrive delle cose. Le scrive sulla sua testata, insiste, poi la cosa dilaga e viene ripresa da altri media, tra cui un free-press gay che "osa" intervistarlo.

C’è una serata molto frequentata a Milano, organizzata dall’associazione principale di quella città. E’ una domenica sera, e giustamente è luogo di distribuzione abituale del free-press. La gente che la frequenta sa che lì troverà tutte le riviste, tanto più che è organizzata da una associazione, che notoriamente non distingue (o non dovrebbe distinguere) fra figli e figliastri. Ma c’è una novità: al direttore del free-press viene rifiutata la distribuzione della rivista – non tanto la pubblicità, che ciascuno sceglie sempre legittimamente di acquistare dove meglio crede -, perchè in essa è contenuta una intervista al sottoscritto.

Dove è andata a finire la libertà di stampa e di espressione? La libertà di critica? Il ruolo di associazione super partes, che dovrebbe essere interessata a un dibattito vivo, sulle questioni in campo, e non chiudersi a riccio come una associazione di regime? Dov’è tutto questo?
Certo, è goffo. È goffo pensare che così si riesca a impedire ai propri associati ed ai frequentatori delle proprie serate la lettura di un pezzo troppo scomodo, perché critico nei confronti del presidente di quella associazione, non fosse altro perché per fortuna c’è il solito Internet a rimediare. Ma la censura è sempre goffa, da che mondo è mondo.

Quanto è successo è gravissimo. E non può essere classificato come "guerra tra poveri". Certo, è anche una guerra tra poveri nella misura in cui è un triste episodio di una querelle che va avanti da troppo tempo e non trova soluzione tra due parti che dovrebbero avere ben altri nemici. Ma, prima che essere una guerra tra poveri, è un triste episodio di censura che avrebbe fatto passare dalla parte del torto anche Madre Teresa di Calcutta. Segnale forte, aggiungo io, di una più generale cultura da regime in cui l’associazione sotto la guida autoritaria di Aurelio Mancuso si è imbevuta.

Quanto ci vorrà perché vengano messi appositi filtri nei personal computer di tutti i circoli Arcigay d’Italia, in modo tale che sia loro impedito l’accesso ai siti del network di Gay.it e a tutti quelli che riprendono o approfondiscono il nostro punto di vista?

A Felix Cossolo, direttore-editore di Clubbing, va, ovviamente, tutta la nostra solidarietà. La vicenda rende merito al suo rigore di giornalista: mi rifiuto di dire al suo coraggio, perchè sarebbe decisamente triste pensare che in Italia occorre essere coraggiosi per dare spazio giornalistico a chi, specie in tempi di crisi, osa criticare il presidente della principale associazione gay.

Ed a proposito di coraggio, quando arriverà la solidarietà dei giornalisti lgbt, degli altri free press e degli altri siti internet gay italiani a Felix Cossolo? O la censura fa così tanta paura?

Alessio De Giorgi
Direttore di Gay.it