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Ecco il capolavoro gay: “Un Uomo Solo” vince il Queer Lion

Il bellissimo dramma di Tom Ford si aggiudica all’unanimità il Queer Lion Award: maestria stilistica al servizio di una storia commovente e straordinaria. Meritata Coppa Volpi a Colin Firth.

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Lacrime, applausi, commozione: riprendersi dal finale di “A single man” è stato come tornare alla vita di tutti i giorni dopo una tempesta di emozioni sconvolgenti, magnifiche, irripetibili. La sensazione dominante, alla fine dell’applaudita proiezione stampa del magistrale “A single man” di Tom Ford (opera prima!), è che sì, l’avevamo tanto atteso, ma alla fine è arrivato: il film che ti resterà dentro per sempre – già è partito il match cinefilo: meglio “Brokeback Mountain” o “Un uomo solo”? Nessun dubbio, cari – quello che restituisce orgoglio e dignità a una generazione di gay (siamo nel 1962, a Los Angeles, mentre l’incubo missilistico incombe dopo l’invasione statunitense a Cuba) che dovevano vivere celato il proprio amore ricorrendo a tristi ‘mascheramenti’ etero, attraverso una splendida storia raccontata esemplarmente che riesce ad asciugare, senza semplificare, il capolavoro di Christopher Isherwood da cui è tratto (niente amica malata, né vicino omofobo e la lezione all’Università viene molto condensata) rappresentando uno dei migliori adattamenti cinematografici di un’opera letteraria glbt.

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È stato facile scegliere ma nello stesso tempo complicato: fino all’ultimo giorno non avevamo il front runner, il titolo forte, e l’incertezza fino all’ultimo ha causato qualche tensione. Ha sfiorato il palmarès l’intrigante “Domaine” per il mistero evocato, tra bizzarri spazi geometrici e il rifugio nella bottiglia di Klein (Calvin), grazie al seducente charme di Béatrice Dalle corrosa dall’alcol ma amorevole col nipote gay. È entrato in lizza anche l’educat(iv)o “L’amore e basta” – ha spaccato la giuria in due perché non ha convinto cinematograficamente – e il personaggio lesbo in “Io sono l’amore”.

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Ma oggi è arrivato lui, il gigante di Tom Ford, quel professore poco più che cinquantenne di nome George, composto ed elegante, dilaniato dalla morte atroce e improvvisa del suo compagno Jim, in una giornata come tante, o forse no. Una di quelle giornate che iniziano così: ‘svegliarsi è cominciare a dire sono e ora’. E proseguono con una lezione all’Università, l’incontro con un’amica, l’irruzione dell’imprevisto, inatteso e sconvolgente, sotto forma di due angeli in carne e ossa (Nicholas Hoult e Jon Kortajarena, modello da urlo: sarà il nuovo James Dean?) e un tocco di realismo magico – la bambina in abitino ceruleo, una sorpresa quasi allarmante, tra Alice e Shining.

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Ma basterà tutto ciò a far convivere l’anima pesta di George col fantasma dell’amato Jim (Matthew Goode, un’apparizione memorabile), consolante carezza nella solitudine dei suoi giorni?
La forza di "A single man" sta anche nell’eccezionale interpretazione di Colin Firth (supera se stesso in “Another Country”) che gli ha fatto vincere una più che meritata Coppa Volpi, espressivo in ogni ruga, calibratissimo, magnifico (è sposato con la documentarista e produttrice italiana Livia Giuggioli e parla bene la nostra lingua). Ma io ho avuto sempre un debole per il personaggio di Charlie – così ferita, così vulnerabile, come la Dalle in “Domaine” – e Julianne Moore la incarna splendidamente (c’è un po’ di Haynes, ma qui siamo lontani dal Paradiso e a un passo dall’Inferno, nella scena a casa di Charlie, drink e un po’ di swing per precipitare in un passato che non muore mai).

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La grande esperienza da stilista di Tom Ford, esplosa con Gucci e passata attraverso la coppia Ford-De Sole fino ad arrivare alla collaborazione con Estée Lauder, gli ha permesso di esordire al cinema con uno stile limpido, essenziale, sorvegliato, potenziato dall’abbagliante e sofisticata fotografia di Eduard Grau, quasi lachmaniana nelle variazioni d’intensità del colore, e dalla musica ‘ivoriana’ di Abel Korzeniowski. La motivazione parla di ‘perfezione formale con cui viene raccontata la storia di un uomo che vive con dignità la perdita del proprio amore’.

Ma l’importanza di "A single man" sta anche nel significato politico: George non potè andare al funerale del suo amore perché la famiglia non gliel’avrebbe permesso. Così, premiando "A single man", abbiamo voluto sottolineare, nel caso ci fosse ancora bisogno, l’urgenza di leggi che garantiscano la parità di diritti, gay e non.
Perché non basta una semplice foto come quella, bellissima, di George e Jim – che strazio, ragazzi! – per garantire a un amore, di qualunque tipo esso sia, l’eternità.