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FAMIGLIE, MEGLIO GAY

Marta Boneschi nel libro ‘Voci di casa’ fa un impietoso ritratto della famiglia tradizionale: prigione, nido di vipere. Meglio quella gay, più paritaria: il futuro della vita domestica.

Chi ha paura della famiglia moderna? L’elenco è presto fatto: la Chiesa, le istituzioni, gli uomini che ancora non accettano di aver perso la loro autorità, le donne che vedono demolita la loro illusione di essere “regine della casa”. Ma c’è davvero qualche ragione di rimpiangere la cara, vecchia famiglia patriarcale?

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È la domanda che si pone Marta Boneschi (foto) nel suo libro Voci di casa. E la risposta, impietosa e senz’appello fin dall’inizio, è “no”.

Amore, amore, amore… Tutti parlano dell’amore, di come ci si deve voler bene in famiglia, di come ci si voleva tutti bene una volta, ma è proprio vero? Più che “amore”, la parola ricorrente in questo libro per descrivere la famiglia tradizionale è “prigione”: prigione per i bambini, un tempo costretti a essere adulti già a sette anni, se non prima; prigione per gli uomini, là dove la povertà li costringeva a una vita d’inferno e li spingeva alla crudeltà verso quelli che dovevano essere i loro cari; ma prigione prima di tutto per le donne: Voci di casa è un libro scritto da un’ottica femminile, l’ottica di chi per secoli è stata nella posizione più debole, e che solo da pochi decenni ha cominciato a riscattarsi, a trovare un posto suo, non all’ombra di qualcun altro, nella società, e anche se nella famiglia tradizionale il suo posto al contrario continua purtroppo per lo più a essere quello che è rimasto nei secoli, le cose stanno lentamente cambiando anche lì. E in ogni caso, ora dalla “prigione” si può scappare, il divorzio è una soluzione non solo legale ma anche moralmente accettata dalla società.

Leggendo questo libro, in effetti, sembra di appartenere a una realtà utopica, come quelle immaginate in certi libri di fantascienza, dove ai personaggi del futuro vengono raccontate alcune caratteristiche della nostra epoca (inquinamento, violenza…) e questi inorridiscono e pensano a quanto sono fortunati a non essere vissuti allora. Ecco, leggendo questo libro non si può fare a meno di pensare: “Quanto siamo fortunati a vivere in quest’epoca e non nel passato”.

Famiglia patriarcale, agricola, borghese e mononucleare, tutte vengono demolite una dopo l’altra, con minuzia e con un’insistenza che talvolta degenera in ridondanza, e anche quando viene evidenziato un progresso, un cambiamento in meglio da un certo tipo di famiglia a un’altra, nondimeno l’autrice finisce con il mettere in luce anche di quel tipo di famiglia gli aspetti più deleteri, come l’ipocrisia, o la rigida divisione dei ruoli che fa comunque della donna una subalterna, fino all’omicidio, che, “nell’Italia delle nozze per la vita”, “conviene” più della separazione legale, la quale in realtà “rende liberi soltanto in caso di morte del coniuge”: “L’assassinio del coniuge per motivi d’onore è punito con pochi anni di galera, poco più di una moglie adultera”. E con questa frase in mente un film come “Divorzio all’italiana” appare assai meno paradossale e assai più tragico di quel che possa sembrare a noi spettatori cresciuti nell’epoca della “famiglia non-importa-come”, l’unica che si salva nell’analisi della Boneschi, quella delle famiglie che si fanno e si disfano, che si restringono e si allargano, includendo ex mariti, ex mogli e figli di ex, delle famiglie di fatto e non di diritto, delle famiglie composte di una sola persona…

E le famiglie gay? Il libro vi accenna appena, e solo in fondo, ma c’è una ragione: è vero che il sottotitolo di Voci di casa è La famiglia italiana: ieri, oggi, domani, ma di fatto si tratta di una storia della famiglia, quindi centrata prevalentemente sullo ieri e, in parte, sull’oggi, mentre la famiglia omosessuale, in realtà, appartiene al domani: se nel passato infatti non si può nemmeno lontanamente concepire l’idea di un’unione “tra due persone dello stesso sesso”, nel presente quest’unione è “di fatto tuttora respinta dalla legge, dalla religione e dalla morale (…), benché sia ormai tollerata e abbastanza compresa dalla società”. Ma, dice la Boneschi, è questo “il futuro della vita domestica”: “Le coppie formate da persone dello stesso sesso, come notano gli studiosi della famiglia, applicano forme di parità quasi sconosciute nelle famiglie tradizionali”. Un esempio da seguire dunque anche per le coppie eterosessuali. Con una morale per tutti, per quanto banale possa apparire: “Quel che conta è che la famiglia, ‘vera’ o ‘falsa’, numerosa o composta di una persona sola, conservi l’essenziale, cioè che rimanga un nido d’amore”. E non, come l’autrice aveva scritto altrove, un nido di vipere.

Marta Boneschi, Voci di casa – La famiglia italiana: ieri, oggi, domani.
Frassinelli, 274 pp., 16 €

di Selene Verri