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FERMIAMO LA STRAGE!

Due sit-in a Roma e Milano oggi contro l’esecuzione in Iran dei due adolescenti accusati di aver fatto sesso gay. Quattromila gli omosessuali giustiziati dal 1979 nel paese islamico.

PISA – Quattromila condanne a morte per omosessualità. Tante sono le barbare esecuzioni avvenute in Iran da quando, nel 1979, si è insediato il regime khomeinista. Una strage di innocenti che è necessario fermare. Due manifestazioni, quasi in contemporanea, a Roma e Milano porteranno alle autorità iraniane la voce di protesta che si è levata, forte e sdegnata, in seguito all’ennesima impiccagione, quella avvenuta a Mashad nel nord-est dell’Iran lo scorso 19 luglio e che è costata la giovane vita di due adolescenti colpevoli di aver fatto sesso omosessuale. Le manifestazioni, organizzate da Gayleft, Arcigay, Nessuno Tocchi Caino e Arci, si svolgeranno a Roma davanti all’Ambasciata iraniana in via Nomentana 365 alle 18,30 e a Milano davanti al Consolato iraniano in Piazza Diaz 6 alle 17: sono giunte le adesioni di DS, Radicali, Partito Umanista, PDCI e Amnesty International. I promotori hanno anche chiesto al governo italiano di «esperire tutte le azioni diplomatiche e politiche possibili affinché si definisca nelle sedi internazionali una moratoria delle esecuzioni capitali laddove è ancora prevista la pena di morte».

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«Oggi a Milano protesteremo davanti al Consolato Generale della Repubblica Islamica d’Iran per denunciare la barbara uccisione di due giovanissimi iraniani che avevano la sola colpa di essere omosessuali – dichiara Marco Volante, portavoce milanese di Gayleft, consulta lgbt dei Democratici di Sinistra – Porteremo al petto i triangoli rosa, simbolo imperituro della violenza nazista nei nostri confronti, in tutto e per tutto assimilabile alla strage degli innocenti perpetrata in Iran negli anni della teocrazia komeinista. Da oggi ci organizzeremo per denunciare sistematicamente ogni ‘esecuzione’ e ogni violazione dei diritti umani, finché non vedremo una politica più attenta ai diritti che alle convenienze finanziarie».
E’ di ieri la notizia che il consiglio comunale di Firenze invierà una nota di protesta all’ambasciata iraniana per l’impiccagione dei due ragazzi: la richiesta era stata avanzata dal consigliere dei Comunisti Italiani Luca Pettini intervenuto durante la seduta di lunedì pomeriggio. Nel suo intervento Pettini ha ricordato che in «Iran la pena di morte viene applicata anche agli adolescenti, ovvero alle bambine da nove anni in su ed a ragazzi dai 15 anni in su».
Molti gruppi di difesa dei diritti umani in tutto il mondo hanno condannato duramente l’esecuzione dei due adolescenti. Pur consapevole che i dettagli del caso sono ancora poco chiari, Kursad Kahramananoglu, presidente dell’ILGA, ha annunciato che se confermati, l’associazione spingerà la questione ai più alti livelli, incluse le Nazioni Unite.
Intanto sabato scorso la premio Nobel per la Pace iraniana Shirin Ebadi ha condannato le esecuzioni, riaffermando la sua determinazione a fermare le esecuzioni di minori.
Secondo l’ILGA, l’Iran è uno degli almeno sette paesi in cui oggi ancora è in vigore la pena capitale per omosessualità. Tra gli altri la Mauritania, il Sudan, l’Afghanistan, il Pakistan, l’Arabia Saudita e lo Yemen. La situazione riguardanti gli Emirati Arabi Uniti non è chiara.
In conseguenza di queste ultime impiccagioni, Amnesty International ha chiesto venerdì scorso a Teheran di fermare definitivamente le esecuzioni di stato, spiegando che come stato firmatario della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ICCPR) e la Convenzione sui Diritti dei Bambini (CRC), l’Iran si è impegnato a non giustiziare nessuno per reati commessi quando aveva un’età inferiore ai 18 anni.
Negli ultimi quattro anni, le autorità iraniane hanno preso in considerazione leggi che proibirebbero l’uso della pena di morte per reati commessi da persone minori di 18 anni. Secondo l’articolo 1210(1) del Codice Civile dell’Iran l’età di 15 anni lunari per i ragazzi e 9 anni lunari per le ragazze sono stabilite come età della responsabilità criminale. La Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti del Bambino ha già sollecitato le autorità iraniane perché sospendano l’esecuzione delle condanne a morte di persone che avevano meno di 18 anni al momento del crimine.
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