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GAY DI CASA NELLA DIOCESI

Un vescovo cattolico di Memphis si impegna in un nuovo ministero con le persone omosex. Incontra i gruppi gay credenti e chiede ai fedeli: “Pregate per noi e partecipate!”.

Se la Chiesa, la comunità dei fedeli, è una «casa» tanti ancora non si sentono a loro agio, «accolti e amati».
L’appello del vescovo statunitense mons. J. Terry Steib di Memphis, pubblicato dal settimanale della sua diocesi The West Tennessee Catholic e tradotto dall’Agenzia ADISTA, getta le basi di un nuovo ministero diocesano con gay e lesbiche cattolici.

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Si tratta di una proposta che, alla luce delle recenti, esilaranti, dichiarazioni dei vescovi italiani, mette in evidenza i differenti modi di interpretare la “Parola di Dio” riguardo gli amori omosessuali.
«Negli ultimi mesi – scrive mons. J. Terry Steib – ho riflettuto molto sulla Chiesa come “casa”. In quanto “casa”, la Chiesa non è solo un edificio; è anche una comunità di fede, un’assemblea di fedeli, il “popolo di Dio”. Nel battesimo, noi siamo accolti nella famiglia di Dio e la chiesa rappresenta la casa in cui quella famiglia si riunisce per celebrare l’amore incondizionato di Dio».
[…] «Ma riflettendo sulla Chiesa come casa, sono diventato sempre più consapevole del numero di persone – del numero di cattolici – che non si sentono più a loro agio nella loro casa. […] In alcuni casi sono le circostanze della vita a far sì che le persone si sentano estraniate o separate».

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Per il vescovo di Memphis il magistero della Chiesa, a volte frainteso, allontana le «persone – cattolici meravigliosi e bravi – che sono gay e lesbiche».
«Ci siamo trovati ad ascoltarci in due occasioni – racconta mons. J. Terry Steib -. Al primo incontro, vi erano persone gay e lesbiche. Al secondo vi erano i genitori cattolici di gay e lesbiche adulti. […] Si sono dedicati con generosità, anche se sapevano che i loro figli si sentivano non accettati. Questi genitori di cattolici gay e lesbiche sono estremamente fieri dei loro figli. Vedono la loro bontà e i loro talenti, ma vedono anche la loro solitudine come nessun’altro».
Così, mentre ascoltava le ragioni dei propri fedeli, mons. J. Terry Steib non ha potuto fare a meno di chiedersi: «[…] quanto è profondo il fiume della nostra fede se non ci impegniamo attivamente per far sì che tutti siano ben accetti nella propria casa, la casa data a ciascuno di noi quando siamo diventati membri della famiglia di Dio tramite il battesimo?
In che misura riusciremo a garantire che tutti siano valorizzati per il dono che ciascuno rappresenta?

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Quanto si dilateranno i nostri cuori, mi sono chiesto, solo nel lasciare da parte nozioni preconcette riguardo a chi appartiene e a chi non appartiene alla Chiesa?».
A questi interrogativi mons. J. Terry Steib cerca di rispondere con un’assunzione di responsabilità: «[…] Per essere certi di non lasciarci nessuno alle spalle, per essere certi che tutti siano accolti nella loro casa, e per essere certi di promuovere una genuina gratitudine e riverenza per il dono che ognuno di noi rappresenta per la Chiesa, abbiamo cominciato a gettare le basi di un ministero diocesano con gay e lesbiche cattolici».
«[…] l’opera di Dio è sempre ostacolata quando gli esseri umani temono le differenze che vedono nell’altro. Un nuovo ministero con persone gay e lesbiche aprirà ancora di più la porta alla promozione della comprensione e della compassione tra tutti noi. Aprirà la porta di “casa” a molti che sono parte importante di ciò che siamo, e ad un segmento della nostra famiglia che è stata
tenuta separata da noi per troppo tempo».
«[…] Nei miei incontri con cattolici gay e lesbiche – conclude mons. J. Terry Steib – ho detto loro che Gesù non ritira il suo amore da nessuno di noi. Credo questo di tutto cuore. […] Vi chiedo di pregare per questo ministero. Partecipate all’impegno di accogliere l’intera famiglia nella casa che è la nostra Chiesa, dove tutti sono abbracciati dall’amore incondizionato di Dio. Abbiamo tutti il coraggio di amare come Dio ama!».
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di Pasquale Quaranta