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GAY PRIDE DI ROMA, FRA UN MESE I LAICI IN PIAZZA.

Parità, dignità e laicità sono le parole d’ordine del prossimo 16 giugno. E l’appello a rivendicare i diritti e rivolto a tutti i laici italiani

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«Non esiste democrazia senza laicità». Si legge nell’appello che gli organizzatori del prossimo Pride lanciano in occasione della manifestazione nazionale.  «I cittadini italiani che si riconoscono in questo concetto hanno il dovere di affermare con determinazione che esiste un’altra Italia, che non vuole sprofondare nel Medioevo e che respinge gli attacchi alle conquiste civili e sociali». Parità, dignità e laicità sono le parole d’ordine del Pride che si svolgerà a Roma il prossimo 16 giugno.

E non poteva essere diversamente, considerata la fase difficile e preoccupante che l’Italia sta attraversando, con il moltiplicarsi di episodi di omofobia e la crescente esasperazione di posizioni

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vetero perbeniste che fanno tornare la mente indietro agli anni ’50, quella bigotta del ‘si fa ma non si dice’. «E’ in atto un conflitto che cerca di connotarsi come uno scontro fra civiltà, tra eterosessuali e cittadini LGBT, tra cattolici ed atei, tra migranti e italiani – dicono i tre portavoce Aurelio Mancuso, Rossana Praitano e Cristian Ballarin – , ed invece ha lo scopo di imporre un pensiero unico, un arretramento sul terreno delle conquiste sociali, e di cancellazione di ogni tipo di speranza di riscatto ed emancipazione dei differenti vissuti, identità ed orientamenti sessuali».

In un clima del genere non basta che si mobiliti il movimento GLBT, serve che in piazza scendano tutti i cittadini laici, le associazioni e le realtà che si occupano di diritti e libertà. Il tentativo, quest’anno più che in precedenza, è quello di creare in occasione del Pride, una rete tra tutte queste realtà. L’appello è rivolto «al movimento delle donne, delle organizzazioni dei lavoratori, dell’associazionismo della solidarietà e dell’impegno civile, alle e agli intellettuali, ai gruppi giovanili, alle Il 16 di giugno deve essere l’appuntamento di un popolo laico che respinge l’idea di un’Italia teocraticaespressioni di base, perché ci aiutino a rendere il 16 di giugno un appuntamento di un popolo che respinge il tentativo di imporre all’Italia la sovranità limitata, congeniata da uno stato straniero, il Vaticano, che strumentalmente utilizza il diffuso sentimento religioso, per accarezzare sogni neo teocratici». I riferimenti al Family Day e ai continui richiami alla ‘moralità’ di Ratzinger sono evidenti e voluti. Richiami che, a sentire gli organizzatori del Pride, non fanno altro che alimentare il clima di odio e di intolleranza. Ma il Pride non è solo un’occasione per essere ‘contro’. E’ anche il momento per portare avanti richieste e rivendicazioni precise, a partire dal matrimonio.

Intanto, per rimediare ai fischi presi in Piazza Navona per un verso e a Milano per l’altro, Piero Fassino ha già annunciato che una delegazione del suo partito parteciperà alla manifestazione. «Non ci basta – fa sapere in una nota il Circolo di Cultura Omosessuale

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Mario Mieli – . lo esortiamo a partecipare personalmente alla manifestazione, dandoci così l’assicurazione che non è tornato in voga il vecchio detto ‘Chi vuole vada, chi non vuole mandi’. All’onorevole Fassino e ai Ds tutti chiediamo quel ‘coraggio Laico’ che non esaspererebbe conflitti e che darebbe agli elettori del centro-sinistra (tra cui la maggioranza delle persone LGBT) la garanzia di aver speso bene il proprio voto»

di Caterina Coppola