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GAY: RUINI AL CONTRATTACCO

Come si permette l’Unione Europea a dire agli Stati membri che devono abolire le discriminazioni verso le coppie omosessuali? Questo afferma il cardinale aprendo i lavori della CEI.

ROMA – Il Vaticano non dovrebbe ingerire negli affari dello Stato? Ecco che Ruini ribatte la palla al mittente. Perche’ mai il Parlamento europeo, chiede il cardinale, dovrebbe emanare “raccomandazioni” ai singoli Stati in temi come il diritto di famiglia e le equiparazioni dei gay alle coppie sposate? Il presidente dei vescovi italiani ha aperto oggi a Roma il Consiglio permanente della Cei con questo “interrogativo” relativo al ruolo dell’Unione europea.
Le critiche dai vescovi italiani all’Europa nascono dal fatto di aver, il 4 settembre scorso, (in sede di Parlamento Europeo) approvato una raccomandazione ai Paesi membri di riconoscere i rapporti non coniugali tra persone dello stesso sesso, equiparandoli alle famiglie.
Richiamando le “Considerazioni” emanate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede “circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali”, rese pubbliche il 31 luglio scorso, il presidente della Cei, card. Camillo Ruini ha oggi definito la posizione della Chiesa cattolica “razionale” e confacente “alla legge morale iscritta nella nostra natura”. Una posizione pertanto proposta “non soltanto ai credenti, in particolare ai politici cattolici, ma a tutti coloro che sono impegnati nella promozione e nella difesa del bene comune della societa'”.
“A proposito della ‘discriminazione’ di cui sarebbero vittime le persone omosessuali se le loro unioni non vengono legalizzate ed equiparate al matrimonio – ha affermato il porporato nella sua prolusione al Consiglio permanente della Cei – dovrebbe essere abbastanza evidente, che non attribuire loro lo stesso statuto sociale e giuridico non e’ una discriminazione contraria alla giustizia, ma e’ invece richiesto dalla giustizia stessa, che vieta di porre sullo stesso piano del matrimonio forme di unione che non possono in alcun modo raggiungere le sue finalita’, essenziali per il bene delle persone e della societa'”.
Il cardinale Ruini ha posto un interrogativo sull’uso del principio di sussidiarieta’, quando “con ristrette maggioranze” il Parlamento europeo emana risoluzioni sul diritto di famiglia o stigmatizza prese di posizione della Chiesa cattolica sulle equiparazione delle coppie di fatto a quelle sposate o sull’adozione da parte dei gay.
“Da una parte infatti – ha argomentato Ruini – l’Unione Europea trova grandi, anche se storicamente comprensibili, difficolta’ ad agire a livello comunitario” su materie come politica estera, difesa, politica economica. Ambiti nei quali “le sue competenze come Unione, anche alla luce del principio di sussidiarieta’, sembrerebbero piu’ fondate ed evidenti”.
“Dall’altra parte l’Unione stessa, e in particolare il Parlamento Europeo – ha proseguito – appaiono inclini ad intervenire in ambiti, come la regolamentazione dei comportamenti etico-sociali, nei quali il medesimo principio di sussidiarieta’ richiederebbe invece di non diminuire l’autonomia e le competenze delle singole Nazioni, sulla base delle loro proprie storie e culture”.
Parlando, quindi, di Europa e del Trattato costituzionale, il card. Ruini ha affermato: “come Vescovi italiani facciamo nostra la richiesta del Santo Padre che siano esplicitamente riconosciuti il radicamento profondo dell’Europa nel cristianesimo e il ruolo delle Chiese e comunita’ religiose. Non dimentichiamo inoltre le molte altre tematiche, afferenti al Trattato costituzionale ma anche alla vita concreta dell’Unione, dalle quali dipendono la configurazione effettiva che l’Unione stessa andra’ ad assumere e la sua attitudine a promuovere l’autentico bene dei popoli europei”.