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GAY STREET, SCONTRO FRONTALE

Roma: l’inaugurazione ha rischiato di saltare, tra minacce di violenze, rivolte, sigilli ai locali. La destra aggredisce, la sinistra rassicura. Clima incandescente, ma già si pensa al quartiere gay.

Nessuna conquista è senza dolore, e Roma, per le conquiste del popolo omosessuale, si è già dimostrata essere un terreno assai duro in occasione del World Pride. Così, la seconda Gay Street italiana (dopo la via Sammartini milanese) non poteva fare eccezione. L’iniziativa culturale e commerciale della Gay Street di via Pietro Verri a Roma rischiava, alla vigilia dell’inaugurazione prevista per sabato 27 ottobre, di nascere già senza futuro. Mille ostacoli e, purtroppo, mille opposizioni sembravano rendere sempre più difficile la realizzazione di questo progetto.

La Gay Street è nata per volere di molte persone: Luca Puglia, gestore del Side, l’ha sognata da subito, presto accompagnato da Fabio Croce, titolare dell’omonima casa editrice romana specializzata in libri a tematica gay, oltre che attivista del movimento omosessuale e politico. Croce ha rilevato un locale nella via Verri, in cui ha allestito l’associazione culturale Events. Questi due locali sono stati i primi motori dell’iniziativa della Gay Street, che vuole configurarsi come luogo specifico per una diffusione e approfondimento della cultura omosessuale a Roma, prima ancora che un punto di attività ricreativa.

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Ma anche l’appoggio del consigliere municipale Ds Antonio Trinchieri (a sinistra nella foto) si configura come un importante riferimento politico. Lo scorso 22 ottobre, ad esempio, nella Sala del Consiglio del cinquecentesco Palazzo Medici Clarelli, sede dello strategico I° Municipio di Roma, che comprende tutti i Rioni e buona parte dei quartieri centrali della città oltre a via Verri, sventolava la bandiera rainbow. A brandirla era proprio il Presidente della Commissione Cultura Trinchieri, che aveva deciso d’incontrare le Associazioni GLBT romane anche per affrontare i temi legati alla nascita della Gay Street.

Ciononostante, con l’approssimarsi della data prevista per l’inaugurazione, e con l’intensificarsi del tam-tam mediatico sull’evento, le reazioni dei più strenui oppositori delle libertà civili dei gay si fanno sentire. Si levano voci di protesta, c’è chi si dice scandalizzato dal solo vedere le bandiere rainbow appese fuori ai locali, e chi afferma che preferirebbe morire piuttosto che abitare in una via in cui si ritrovano ragazzi che si scambiano effusioni. All’Events e a Fabio Croce, che ha investito nell’iniziativa molto del suo tempo, creando un’attività di cineforum, mostre e dibattiti senza alcuno scopo di lucro, giungono minacce. Lui stesso le racconta: "…se sabato fate ‘sta cosa veniamo qua, vi sfracelliamo di botte e sfasciamo tutto!". Gli autori di queste minacce pare siano personaggi qualificatisi come appartenenti ad AN, e più precisamente soggetti vicini al circolo di Azione Giovanile (l’ex Fronte della Gioventù) non distante dalla via Verri. Ce dell’altro: l’Events riceve quasi quotidianamente la visita delle forze dell’ordine, chiamate a verificare che l’attività del locale sia in regola da anonimi abitanti della zona. Fabio Croce lavora per costruire intorno alla Gay Street tutto il possibile consenso politico e culturale, nell’impossibilità di approfondire quello degli abitanti della zona.

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Tuttavia, la zona in cui si trova via Verri è storicamente una della più "nere" di Roma: al suo interno trovano posto molti nuclei di destra, sganciati persino da Fini e Storace ma legati alla destra più radicale. C’è chi parla di strumentalizzazione politica, con elementi facinorosi e poco raccomandabili non isolati come si vorrebbe far credere, ma appoggiati politicamente, sobillati per costruire un castello di sabbia di opposizione popolare, presentando addirittura, a nome degli abitanti della zona, esposti ai vigili urbani.

Così, la sera di giovedì, all’Events era appena terminato il dibattito sui numerosi omicidi di gay che hanno recentemente insanguinato la capitale, al quale avevano partecipato anche l’onorevole Franco Grillini e tre commissari di polizia della capitale, quando si sono presentati i vigili urbani e, dopo alcuni accertamenti, hanno annunciato che avrebbero imposto i sigilli al locale.

Siamo a oggi, venerdì 26 ottobre, e la Gay Street, sembra naufragare prima del varo: Fabio Croce, esasperato dagli innumerevoli ostacoli costruiti sulla base di motivazioni inconsistenti, minaccia di chiudere il locale e abbandonare il progetto. Per fortuna, si viene a sapere che agli esposti non verrà dato seguito: "i vigili si sono mossi sulla base di castelli di sabbia creati ad arte da facinorosi sponsorizzati da alcune parti di AN" assicura Antonio Trinchieri. L’inaugurazione, dunque, ci sarà e avrà il sostegno del consiglio municipale, che grazie all’impegno di Trinchieri e del presidente del municipio, vuol mettere fine ai tentativi di sabotaggio di pochi soggetti strumentalizzati.

L’Amministrazione che governa Roma centro sembra dunque muoversi nella buona direzione. L’intenzione è quella di ribaltare la tradizione che vuole questa zona della città come una delle più omofobe e reazionarie. Per questo l’intero Consiglio ha recentemente votato una mozione politica che ricorda le persecuzioni razziali di cui furono vittime gli omosessuali e ha annunciato il sostegno a iniziative culturali che "favoriscano il dialogo tra le genti". Anche l’Amministrazione Capitolina del Sindaco Veltroni ci si augura faccia la sua parte. Per il momento i gay romani continuano a organizzarsi, decisi ad andare avanti. Tutto il mondo gay viene chiamato a dare il proprio contributo, partecipando anche alla festa di inaugurazione di sabato 27 ottobre. La Gay Street, d’altronde, si presenta già come un’iniziativa ricca di attrattive culturali:

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l’Associazione culturale "Events" di Fabio Croce (foto) programma serate di cinema a tematica gay, presentazioni di libri, dibattiti politici. Il Circolo Mario Mieli, da parte sua, annuncia un convegno sul trentennale del movimento GLBT (dal 10 al 14 gennaio) addirittura nelle sale del prestigioso e centralissimo Palazzo delle Esposizioni. Trinchieri, inoltre, dichiara che darà massimo appoggio alla commemorazione del 1° dicembre "Giornata Mondiale di lotta all’AIDS", patrocinando la II edizione dell’"Arte della Solidarietà", mostra di giovani artisti di arte contemporanea organizzata per il secondo anno consecutivo dal gruppo ORA- Arcigay Roma presso i saloni del Rialto (in via di S.Ambrogio 4) proprio per raccogliere fondi per la ricerca sull’AIDS.

Stando a quello che accade nelle sale del municipio, si può credere che la Gay Street sarà solo il primo passo per realizzare una Gay City, portando Roma al livello di tante capitali europee che già da anni ospitano iniziative analoghe. In un simile contesto è importante che chi vuole rendere un servizio alla "causa gay" spinga sul pedale della cultura per far in modo che Roma non abbia solo un passato, ma anche un futuro.